«Serve una rivoluzione pragmatica per l’impresa italiana. Meno burocrazia, sì al nucleare e spazio ai giovani»


(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
L’industria manifatturiera italiana sta vivendo una stagione complessa, tra costi energetici elevati, burocrazia soffocante e nuove sfide globali. Ma per l’onorevole Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, il rilancio passa da una visione pragmatica e coraggiosa: meno ideologia, più alleanze e investimenti concreti. Lupi disegna la traiettoria di un’Italia che può ritrovare centralità produttiva senza ripiegare sull’assistenzialismo. E avverte: «Il futuro si costruisce se si torna a credere nella persona, nella famiglia e nella libertà di fare impresa».

Onorevole, l’impresa manifatturiera italiana, un tempo fiore all’occhiello dell’economia nazionale, sta attraversando una fase di profonda difficoltà. Qual è la ricetta per ridare centralità al “fare impresa” in Italia?
«Più che una ricetta occorre imboccare due strade, dando inizio a processi duraturi. Primo: fare tutto il possibile per ridurre i costi dell’energia e della logistica che sono un handicap pesante nei confronti delle imprese straniere. In questo senso bisogna guardare anche al futuro non immediato e sgomberare il campo dai pregiudizi ormai solo ideologici nei confronti del nucleare. Secondo, incentivare con la leva fiscale chi crea occupazione e innovazione».

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Come dovrebbe intervenire lo Stato – e come le istituzioni europee – per difendere e rilanciare la nostra industria manifatturiera senza cadere in forme di assistenzialismo?
«Premiare il lavoro, premiare la produttività, premiare chi investe in ricerca, premiare chi fa informazione e incentivare quindi le imprese a una concreta alleanza con il sistema educativo e formativo del Paese. E poi sburocratizzare, snellire, semplificare le procedure e accorciare i tempi tra l’ideazione e la realizzazione. La burocrazia dovrebbe essere un servizio per la società attiva, per chi intraprende, è da troppo tempo un fardello, economico e anche culturale».

I dazi rischiano di penalizzare fortemente un Paese esportatore come l’Italia. Qual è la sua posizione al riguardo?
«C’è una trattativa da ultimare. Procediamo con realismo e pragmatismo. Eliminiamo tutte le barriere interne all’Unione europea che – come dice Mario Draghi – fanno sì che ci complichiamo la vita da soli. E poi investiamo sulla nostra capacità imprenditoriale. Anche un mercato sicuro da anni può diventare simile a una rendita. Cambiano le condizioni? Avventuriamoci in nuovi mercati, non sarà facile ma l’abbiamo storicamente sempre fatto. E poi ragioniamo sui salari, salari giusti non salario minimo, un grande Paese non può fare a meno del mercato interno».

Esiste, secondo lei, un margine di manovra per l’Italia in sede europea o internazionale per difendere i propri interessi industriali, pur mantenendo solida la sua posizione all’interno del mercato globale?
«La possibilità di manovra di un Paese dipende dalle sue eccellenze e dalla capacità di costruire alleanze».

Passiamo alla questione Milano, capitale economica del Paese, ma che vive anche grandi contraddizioni. Nel suo progetto di possibile candidatura, quali sarebbero le sue priorità programmatiche?
«Non c’è un “mio” progetto di candidatura. Ci sono alleati che hanno avanzato l’ipotesi del mio nome. Detto questo, Milano ha nella sua storia e nel suo Dna gli elementi di una città attrattiva, capace di creare ricchezza, sviluppo e solidarietà. Milan col coeur in man non è uno slogan caritatevole, è una cultura, un’intelligenza che crea una visione di città e di società».

Contabilità

Buste paga

 

Qual è, secondo lei, il ruolo che Milano dovrebbe giocare nello scacchiere nazionale ed europeo dei prossimi 10 anni?
«Cito solo un dato: Milano ha 215.000 studenti universitari, più di lei solo Boston. Investire nei giovani, nella loro formazione, con tutto quello che comporta come servizi, infrastrutture, alloggi… è il vero investimento per lo sviluppo non solo di Milano, ma del Paese».

Quanto è strategico in questo frangente politico-sociale, investire nella sussidiarietà?
«Senza una società viva, responsabile e attiva non si va da nessuna parte. Uno stadio senza una squadra che ci gioca è una cattedrale nel deserto. La politica o è sussidiaria, e allora è servizio, o è solo gestione del potere. A tal proposito come Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà – ne abbiamo parlato al Meeting di Rimini – presenteremo presto una proposta di legge per cui come compensazione per la costruzione di grandi opere si possano – ovviamente con la regia del pubblico – finanziare non solo strutture materiali (scuole, asili, parchi…) ma anche opere immateriali, come ad esempio il lavoro di una cooperativa sociale in un quartiere o di chi fa recupero della dispersione scolastica o assistenza agli anziani».

Quanto incide, a suo parere, la questione demografica sulla sostenibilità futura del sistema Italia? E come invertire la rotta?
«Possiamo inventarci tutti gli strumenti possibili, e il governo Meloni lo sta già facendo, dal buono bebè ai congedi parentali alle detrazioni fiscali, un aiuto tangibile alle giovani coppie per la casa… ma al fondo è una questione culturale: si mettono al mondo dei figli perché si pensa che la vita abbia un senso positivo, che il futuro meriti questa scommessa, questa speranza. “Per sperare, bimba mia, bisogna essere molto felici” diceva il grande Charles Péguy, anche nelle contraddizioni e nelle avversità. Ma questa non è cosa che possa venire da una legge, questo è il frutto di un clima culturale e sociale, di un’aria che si respira, di esempi da seguire. Come vede si torna al protagonismo della persona e della società e alla centralità dell’educazione».

A pochi mesi dalla nuova legge di bilancio, quali sono le sue priorità e le sue preoccupazioni per l’Italia?
«A Noi Moderati non piace partecipare alla gara di richieste in libertà. Ci confronteremo nella maggioranza e avanzeremo le nostre proposte. In ogni caso un criterio deve essere quello di non disperdere le risorse, ma concentrarle sulle priorità dette: stipendi, produttività, famiglia, politiche per la natalità, piano casa e giovani».

MAURIZIO LUPI







Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio