Produttività e innovazione, il ruolo strategico delle aziende capofiliera


La competitività europea non si costruisce solo con le grandi imprese o con le PMI, ma con un ecosistema virtuoso dove le aziende capofiliera guidano e “innervano” tutta la filiera.

È questo il messaggio che emerge dallo studio intitolato “Driving the future: lead firms as engines of innovation and sustainability for Italian and European industrial value chains”, condotto da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Philip Morris International.

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La ricerca si pone l’obiettivo di superare il dibattito tradizionale tra i sostenitori della piena competizione e i promotori dei campioni nazionali, proponendo una “terza via” basata sulla valorizzazione di queste imprese strategiche.

L’implementazione di tale visione si concretizza nella proposta di un Patto per la Filiera (Value Chain Pact), un’iniziativa volta a rafforzare la capacità delle aziende capofila di coordinare e gestire intere catene del valore.

Il patto si fonda su quattro pilastri strategici: persone, tecnologia, sostenibilità e fornitori, riconoscendo che l’innovazione e la resilienza di un’intera filiera dipendono dalla leadership di queste poche, ma influenti, imprese.

Produttività, export, influenza globale: il divario europeo rispetto a Cina e Stati Uniti

La leadership industriale dell’Europa si trova sotto una pressione senza precedenti. Il divario di produttività rispetto agli Stati Uniti è un problema strutturale e in continua crescita: nel 2024, la produttività dell’UE si attestava a 38,8 dollari per ora lavorata, meno della metà dei 79,6 dollari registrati negli Stati Uniti. Dal 2001, il divario si è ulteriormente ampliato, con il valore aggiunto per ora lavorata negli Stati Uniti che è cresciuto del 44,1% rispetto al 25,1% dell’UE.

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Questo declino si riflette anche in un’influenza economica globale in calo. Negli ultimi 25 anni, la quota dell’UE nel commercio globale è diminuita di 3,6 punti percentuali e il suo contributo al PIL mondiale è sceso dal 22,0% al 17,5%. Nello stesso arco di tempo, la Cina ha quadruplicato la sua quota di PIL globale, raggiungendo il 16,8%.

Questa divergenza si riflette anche dall’analisi comparativa della classifica delle aziende che rientrano nella classifica Fortune Global 500, che rivela un trend preoccupante: se nel 2000 l’Europa contava 39 aziende tra le prime 100, nel 2024 questo numero è sceso a 29. Nello stesso arco temporale, gli Stati Uniti sono passati da 35 a 39, confermando la loro leadership, mentre la Cina ha compiuto un balzo impressionante, passando da zero a 12 aziende in classifica.

L’Europa sta perdendo terreno nelle “doppie transizioni”, digitale e verde. Nel 2023, la Cina ha prodotto circa l’85% della capacità globale di moduli solari, mentre l’UE è rimasta sotto l’1%.

Sul fronte dell’innovazione digitale i brevetti sull’intelligenza artificiale generati nell’UE rappresentano solo il 3% del totale globale (a fronte del 70% della Cina), e nel 2024 l’Europa ha rilasciato solo 3 dei principali sistemi di intelligenza artificiale, contro i 40 degli Stati Uniti e i 15 della Cina.

Necessaria una nuova strategia industriale che, tenendo conto del ruolo delle PMI, permetta all’UE di scalare le sue imprese

Queste evidenze quantitative mettono in luce la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento europee e l’urgenza di definire una strategia industriale mirata, come richiesto anche dai recenti rapporti di Letta e Draghi, per rilanciare la competitività del continente e modernizzare il Mercato Unico.

Il messaggio che emerge da questa analisi è chiaro: per competere a livello internazionale l’Europa deve potenziare le proprie imprese, ma la nuova politica industriale europea deve anche essere adattata alla struttura e ai punti di forza specifici del continente.

Ciò vuol dire partire dalla consapevolezza che le PMI rappresentano l’ossatura del sistema imprenditoriale e dell’economia europea. Nell’UE le PMI rappresentano il 97% del totale delle imprese e generano il 41% del valore aggiunto totale, pari a 3 116 miliardi di euro, e danno lavoro a quasi la metà della forza lavoro totale europea. Esse svolgono un ruolo cruciale nell’economia e dovrebbero essere il punto di partenza per migliorare la competitività del continente rispetto agli attori internazionali.

Occorre quindi delineare una strategia industriale europea in grado di guardare oltre il dibattito di lunga data tra i sostenitori della concorrenza (attenzione all’efficienza del mercato e all’innovazione attraverso la libera concorrenza) e i sostenitori dei campioni (sostegno al consolidamento industriale e alla creazione di grandi imprese, in grado di competere con i rivali globali).

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Emerge quindi una terza via: l’UE dovrebbe promuovere la crescita delle catene del valore industriali, guidate dalle imprese leader.

Anche se costituiscono meno dello 0,1% delle imprese manifatturiere nell’Unione Europea, le aziende capofiliera generano quasi un terzo del valore aggiunto totale del settore manifatturiero, il 21% del fatturato complessivo e impiegano il 18% della forza lavoro del comparto in Europa.

Questi dati riflettono una produttività superiore: in media, ogni loro dipendente genera 189.000 euro di valore aggiunto annuo, una cifra 3,2 volte superiore a quella di un lavoratore in una piccola impresa.

Questo impatto economico si traduce in un ruolo strategico. Le aziende capofiliera agiscono come ancore per intere catene del valore, catalizzando l’innovazione, definendo standard di settore e promuovendo la transizione verso modelli di business più sostenibili.

La loro capacità di innescare e promuovere il cambiamento non solo crea ricchezza, ma trasmette conoscenza e resilienza a tutta la filiera, dimostrando che la loro salute e visione strategica sono essenziali per la competitività dell’intero ecosistema industriale europeo.

La proposta di un Patto per la filiera

Riconoscendo la sfida, ma anche consapevoli del potenziale di queste grandi aziende, gli autori dello studio propongono un Patto per la filiera (Value Chain Pact), un quadro strategico progettato per promuovere una collaborazione più profonda tra le aziende leader e i loro ecosistemi di fornitura, accelerare gli investimenti nell’innovazione e nello sviluppo delle competenze e fornire un sostegno mirato per l’espansione delle operazioni e la crescita internazionale.

Attraverso questo approccio coordinato le aziende leader europee possono rafforzare la propria posizione competitiva e allo stesso tempo promuovere lo sviluppo economico e la resilienza della catena di approvvigionamento in tutto il continente.

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Il Patto per la catena del valore è concepito come un accordo strutturato tra aziende leader, istituzioni pubbliche, PMI e altri soggetti interessati dell’ecosistema.

Il suo obiettivo è coordinare gli sforzi verso una visione condivisa per il futuro dell’industria europea, che sia innovativa, sostenibile, digitale e competitiva a livello globale.

Il Patto si basa su una visione chiara, sostenuta da quattro pilastri fondamentali:

  1. Persone. Questo pilastro si concentra sulla necessità di rafforzare le competenze e attrarre talenti. La proposta è di investire in programmi di formazione e sviluppo professionale per la forza lavoro, creando un ponte tra le esigenze delle aziende capofiliera e le competenze disponibili sul mercato. L’obiettivo è costruire un capitale umano specializzato, capace di sostenere la crescita e l’innovazione in tutta la filiera.
  2. Tecnologia. Questo pilastro mira a superare il ritardo tecnologico europeo, soprattutto nei settori digitali e in quelli a maggiore intensità di capitale. Si propone di incentivare la collaborazione tra le aziende capofiliera e le PMI, creando piattaforme per la condivisione di conoscenze, l’accesso a infrastrutture tecnologiche e la promozione di progetti di ricerca e sviluppo congiunti, accelerando così la diffusione dell’innovazione in tutto l’ecosistema.
  3. Sostenibilità. Il Patto riconosce che la transizione ecologica è un elemento chiave per la competitività futura. Questo pilastro promuove l’integrazione dei principi di sostenibilità ambientale e sociale lungo l’intera catena del valore, incoraggiando le aziende capofiliera a fungere da esempio, stabilendo standard elevati e supportando i fornitori nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
  4. Fornitori. Questo pilastro si basa sulla creazione di rapporti di partnership a lungo termine, che vadano oltre la semplice logica del prezzo. Si tratta di instaurare una collaborazione basata sulla fiducia, sulla condivisione di conoscenze e sulla diffusione di standard di qualità, in modo che le aziende capofiliera possano agire come moltiplicatori di valore per l’intera rete, rafforzando la resilienza e la competitività di tutte le imprese coinvolte.

Il documento

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