«A preoccupare è l’assoluta mancanza di politiche e strategie tese a sostenere quanti ancora resistono e continuano a investire anche contro logiche di carattere economico». A puntare i piedi è Sandro Lavanda, presidente del Gruppo alimentaristi di Confcommercio Belluno Dolomiti, commentando la chiusura – avvenuta il primo settembre – dello storico negozio di alimentari di Visome gestito per decenni dalla famiglia Scarton e, da un paio d’anni, dal Gruppo Walber. Questo è l’ultimo esempio, in ordine di tempo, di punti vendita a servizio della persona che tirano giù le serrande.
Non solo protesta, ma suggerimenti sul da farsi, da parte del presidente Lavanda che prende spunto dalla chiusura dello storico “Alimentari Scarton” di Visome per una riflessione che coinvolge tutti i “negozietti” di vicinato presenti in provincia: «È di assoluta urgenza un piano di sostegno e di defiscalizzazione per chi ancora opera in aree montane, nelle aree interne del Paese, nei centri minori come nei centri storici, ma anche la ricerca di soluzioni tese a incentivare nuove aperture garantendone una sostenibilità a lungo termine». Serve una programmazione, insomma, «che non rappresenti il colpo di grazia, ma uno spiraglio per la rinascita dei servizi commerciali di prossimità».
L’analisi di Lavanda ha nubi grige all’orizzonte, con ricadute negative sul turismo: «Per molto tempo il territorio si leccherà le ferite per equilibri mai preservati perché gli effetti saranno tanto di carattere economico quanto di carattere sociale. In una provincia che si vuole sempre più orientare allo sviluppo turistico, l’assenza di servizi di prossimità che trasmettono identità e tradizioni, veicolando i saperi e sapori più tipici, peserà anche in termini di attrattività».
Sulle spalle di chi ricade la responsabilità? Pare chiederselo il presidente del Gruppo alimentaristi. Non certo su Confcommercio Belluno che pone da oltre vent’anni la questione come pressante e critica: «Tutto ciò nasce da responsabilità legate alla programmazione del territorio che solo vent’anni fa era ancora un insieme di micro aziende e di negozi che lo animavano e che ora non ci sono più». Lavanda gira la domanda: nel nome di cosa si è voluto portare in una provincia come la nostra, fatta di piccoli paesi e di diffuse comunità, il modello della pianura? «Con rammarico – conclude il presidente degli alimentaristi di Confcommercio Belluno – mi trovo ancora una volta a sostenere che la programmazione urbanistico commerciale non ha tenuto conto delle nostre caratteristiche e oggi ne pagano le conseguenze le imprese, le famiglie e le comunità».
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