il Sud è già cantiere di futuro»


Ho letto con attenzione l’editoriale del direttore Roberto Napoletano che aveva anticipato lo scorso 26 luglio, dopo l’incontro con i giffoner. L’ho apprezzato. Ne ho colto lo spirito sferzante, slancio d’innovazione che ha rappresentato la vera svolta, culturale e politica, in un’estate ormai agli sgoccioli. Condivido totalmente l’invito: ragazzi, tornate a Napoli. Aggiungo: tornate, restate, costruite. Perché il punto non è più soltanto il rientro, ma il riconoscimento che qui, nel Mezzogiorno, il futuro è già iniziato. Serve coraggio per dirlo, metodo per dimostrarlo, responsabilità per farlo durare.

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Da decenni ripeto che la cultura non è intrattenimento: è politica industriale. È filiera, lavoro, impresa, formazione, welfare territoriale. Con Giffoni abbiamo provato – e continuiamo a provare – che un’idea culturale può tenere insieme comunità e sviluppo, creare reti internazionali, generare opportunità per i giovani e trasformare un’area interna in un hub di creatività, educazione e innovazione. Non è un miracolo, è un metodo: visione lunga, partenariato pubblico-privato, trasparenza nell’uso delle risorse, valutazione degli impatti, continuità.

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Per questo, quando si parla di Napoli capitale dell’innovazione, della logistica del mare, dell’aerospazio, della farmaceutica, io vedo un ecosistema che dal capoluogo si irradia in tutta la Campania e nel Sud: università, centri di ricerca, imprese, terzo settore, amministrazioni che sperimentano. Le semplificazioni e i nuovi strumenti (ZES, programmazione europea, PNRR) aprono finestre che non possiamo lasciare socchiuse. Ma i fondi, da soli, non cambiano i territori: li cambiano le persone, quando hanno uno scopo, una regia e una responsabilità condivisa. Ai giovani dico: non vi chiediamo un atto di fede. Vi proponiamo un patto. Portate qui le vostre competenze – tecnologia, impresa culturale, sostenibilità, turismo di qualità, economia creativa – e troverete luoghi dove provarvi. Chi ha già fatto esperienza altrove, torni come “ritornante”: non per ricominciare da zero, ma per contaminare il nostro tessuto con ciò che ha imparato nel mondo. A chi resta, diciamo: alzate l’asticella. Il Sud non deve chiedere sconti, deve chiedere occasioni serie e rispondere con serietà.

Un appello alle istituzioni, a chi siede ai tavoli che decidono sul serio. Servono cantieri permanenti su scuola, formazione tecnica, industrie creative, transizione digitale ed energetica; incubatori e acceleratori legati ai bisogni reali; infrastrutture leggere che connettano i borghi ai mercati. E soprattutto governance: progetti misurabili, tempi certi, valutazione pubblica dei risultati. È così che la fiducia diventa il carburante dello sviluppo. Napoli – e con Napoli anche Salerno e la Campania intera – possono essere la porta mediterranea dell’economia della bellezza: non un racconto consolatorio, ma una catena del valore che unisce ricerca, manifattura di qualità, paesaggio, beni culturali, audiovisivo, enogastronomia, accoglienza. È il modello su cui abbiamo lavorato a Giffoni: educare, produrre, attrarre, restituire. Funziona quando i territori credono in sé e quando i giovani vengono messi al centro, non al margine. Allora sì: tornate. Ma tornate per cambiare le regole del gioco, non per adattarvi a quelle vecchie. Restate quando trovate il vostro spazio. Andate se dovete imparare ancora, ma ritornate con un progetto. Qui troverete una comunità pronta a fare squadra con voi. E troverete molti di noi – amministratori, imprenditori, educatori, operatori culturali – disposti a scommettere sul vostro talento. Come Giffoni fa ormai da oltre mezzo secolo. Abbiamo scommesso tutto sui ragazzi, sui giovani. Siamo stati strumento di crescita per le nostre famiglie. Abbiamo creato comunità, alimentato speranza, seminato bellezza, raccolto talenti, investito in progetti ambiziosi ai limiti dell’impossibile che hanno stupito il Mondo. Siamo fieri di essere ingranaggi di un Sud che ce l’ha fatta e ce la può ancora fare.

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Oggi il direttore Napoletano fa riferimento giustamente ad un cambio di paradigma. Sono i dati a dire che il Sud non è più la zavorra dell’Italia ma è capace di correre veloce e di produrre ricchezza. Giffoni è stata una start up ante litteram. È nato quando qui non c’era nulla, ed è stato molto probabilmente il primo vero esempio di questo cambio di paradigma: da un piccolo paese dell’entroterra campano è nata un’idea che ha saputo generare sviluppo, lavoro, cultura e comunità. Non un sogno effimero, ma un laboratorio permanente che ha sempre chiesto di credere e di osare. Lo ha chiesto alle istituzioni che hanno sempre sostenuto e accompagnato questo percorso. Oggi questa realtà consolidata chiede un ulteriore salto: completare il grande disegno con il Campus, un polo che permetta a duecento ragazzi di non dover più andare via e che attragga in Campania chi viene dal Nord e da ogni parte d’Italia e d’Europa. Sarebbe la consacrazione di questo cambio di paradigma. Un luogo dove si produca, si distribuisca, si faccia formazione, dove gli studios diventino il cuore pulsante di un ecosistema audiovisivo capace di dialogare e competere con altre realtà internazionali, in rete con le diverse iniziative già presenti sul nostro territorio regionale. È compito delle istituzioni accompagnare questo percorso, consolidarlo, renderlo strutturale.

Il Sud non è più il luogo dell’eterna promessa rinviata. È il luogo dove mantenere le promesse. Non più capitale di lamentazione, ma avamposto di certezze, speranze. E’ questo il vero cambio di paradigma a cui dobbiamo lavorare con tenacia, con passione, come solo i giovani possono e sanno fare. Facciamolo insieme, con responsabilità, disciplina, creatività. È questo, oggi, il vero atto d’amore per Napoli, per la Campania, per il Mezzogiorno, per l’Italia.

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