Dall’incertezza all’antifragilità: il nuovo vocabolario dell’innovazione industriale


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Dal 1800 l’Industria si è mossa lungo un percorso ad ostacoli. Il settore manifatturiero sta attualmente attraversando un periodo di forte turbamento. Queste le fonti di preoccupazione:

  • tensioni geopolitiche;
  • Dazi e protezionismo: la natura imprevedibile delle politiche tariffarie e, più in generale, commerciali;
  • interruzioni e volatilità della catena di approvvigionamento;
  • crescente frequenza di eventi meteorologici estremi;
  • prezzi volatili dei materiali;
  • carenza di manodopera;
  • perdita di conoscenze;
  • minacce alla sicurezza informatica;
  • integrazione di tecnologie avanzate (intelligenza artificiale, IoT, blockchain);
  • conformità normativa dovuta all’evoluzione delle norme volte a all’eliminazione graduale di sostanze nocive.

In questo scenario campeggiano due espressioni: incertezza e resilienza. È indispensabile la loro comprensione.

L’incertezza va confrontata con l’insicurezza, la volatilità, la precarietà

L’incertezza si riferisce allo stato di non sapere cosa ci aspetta, che porta a preoccuparsi dell’Ignoto. Essa si differenzia dall’Insicurezza, che nasce da una minaccia che si materializza effettivamente.  Mentre l’incertezza rappresenta la difficoltà di prevedere i risultati, soprattutto a lungo termine, la volatilità si contrappone a questa, concentrandosi sulla dispersione degli shock a breve termine attorno a una media a lungo termine. Inoltre, l’incertezza può anche essere vista come la percezione soggettiva dell’imprevedibilità del contesto. La precarietà, invece, si riferisce a uno stato di insicurezza oggettivo e persistente, caratterizzato dalla mancanza di controllo sul proprio futuro.

Il prossimo grandesalto in avanti dell’industria, previsto attorno al 2030, sarà rappresentato da ecosistemi digitali collaborativi. (Fonte: PwC).

La cultura della resilienza come resistenza robusta

Le aziende sono sempre più concentrate sul rafforzamento della resilienza, intesa come resistenza robusta. Se resilienza significa resistere senza cambiare in profondità e in estensione, l’obiettivo dell’innovazione che crea nuovi valori è irraggiungibile. La resilienza si tradurrà solo in ridondanza. La tirannia di questa cultura è tale da distruggerci abusando della nostra volontà di essere suoi servi. È una servitù volontaria, come direbbe il filosofo e politico Étienne de La Boétie. 

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Queste le parole chiave nel dizionario di resilienza e robustezza:

  • esperto – colui che cerca i fatti per confermare ciò che sa e pone domande quando sa di non sapere;
  • incrementalismo – fare meglio ciò che si sa già fare bene;
  • probabilità – una misura del verificarsi di un evento;
  • previsione, con le sue metriche;
  • tendenza, che riflette gli interessi e i valori di chi sa.

La cultura dell’agilità e dell’antifragilità

Nassim Nicholas Taleb, matematico e filosofo (Fonte: Wikipedia).

Concentrarsi sulla resilienza è il comportamento più comune. Tuttavia, dotarsi della capacità di assorbire la forza dello shock di un evento potenzialmente fatale senza frantumarsi significa essere sulla difensiva percependo una minaccia, ma non trarre beneficio dall’Incertezza. L’antifragilità, termine coniato Nassim Taleb, ricava vantaggi dall’imprevedibilità. Questo matematico e filosofo libanese propone di attivare sistemi antifragili per eliminare la vulnerabilità piuttosto che dedicarsi alla previsione del futuro – un esercizio vano quando prevale il “cluster del disordine” in cui Taleb raggruppa Casualità, Incertezza, Volatilità, Errori e fattori di Stress.

Queste le parole chiave nel dizionario dell’agilità e dell’antifragilità:

  • curiosità: “il gatto fuori dal sacco”;
  • incertezza;
  • elementi sorprendenti;
  • giustapposizioni inaspettate;
  • possibilità, che è una misura soggettiva;
  • antifragilità: “cose che traggono beneficio dal disordine” (Nassim Nicholas Taleb).

Chi sfoglia i due dizionari?

A sfogliare il dizionario della resilienza e della robustezza sono i sapienti tolemaici. Sono esperti che conoscono attraverso la lente che fa loro vedere la conoscenza ricevuta come un sistema di riferimento immutabile. Tutto ruota attorno ad essa. Gli esperti scavano pozzi profondi che chiamiamo “specializzazione”. Gli specialisti sono “persone che sanno sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto su niente”. Più profondo è il pozzo, meno la luce lo penetra.

A scorrere il dizionario dell’agilità e dell’antifragilità troviamo le persone che hanno imparato molto per eccellere in diversi campi del sapere e sono in grado di combinarli per generare cambiamento. I poliedrici sono aperti all’ideazione senza il rischio di essere etichettati come falliti anche dopo aver mancato l’obiettivo. Costoro imparano il linguaggio degli estremi, dello straordinario. Le grandi deviazioni fanno la differenza.

Il dizionario dell’agilità e dell’antifragilità fa luce sull’innovazione aperta

Giulio Buciuni, professore universitario.,

È questo il dizionario che spalanza la porta alla futura attività umana nel campo dell’economia. Non è dato per scontato che sia imperativo il mandato dei vertici aziendali di sfruttare l’intelligenza artificiale per ridurre il lavoro umano.

In Veneto, i docenti universitari Giulio Buciuni, Fabrizio Dughiero e Paolo Gubitta hanno proposto di «formare i laureati su competenze pratiche e soft skill, con esperienze reali in azienda, mutuando da modelli come quelli del Nord Europa. L’idea è quella di varare una vera scuola d’impresa dove business e tech (con prevalenza deep tech) devono stare insieme. Serve creare luoghi stabili di co-innovazione, con le aziende che sperimentano tecnologie insieme a studenti e ricercatori. Non stage, ma progetti veri con impatto economico. Guidato da università, imprese e istituzioni pubbliche e politiche, un “Boulevard dell’Innovazione” nei territori industriali, dove concentrare formazione, coworking e innovazione aperta, fungerebbe da culla della manifattura evoluta, sostenibile e innovativa>>.

Popolarizzata nei primi anni 2000, l’innovazione aperta è un processo sistematico attraverso il quale le idee penetrano da un’organizzazione a un’altra e viaggiano su diversi vettori di opportunità per la creazione di valore. Le persone interagiscono e condividono informazioni per riconoscere, creare e agire sulle opportunità di business. La rete è al centro dell’Innovazione Aperta.

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All’innovazione aperta è congeniale una comunità in cui dal dibattito senza paletti alzati dall’autorità dei canoni sorge un conflitto cognitivo. I portatori di idee antagoniste competono tra loro per affermare il prestigio personale, ma nello stesso tempo contribuiscono a valorizzare la cooperazione affinché l’antagonismo non porti alla stagnazione. L’egoismo della competizione convive con l’altruismo della cooperazione. In questo loro operare, i protagonisti dell’Innovazione Aperta sono mossi dalla consapevolezza che, se decidessero di agire in isolamento, le loro idee potrebbero finire insabbiate. La defezione dalla cooperazione restringerebbe, infatti, i loro margini di manovra.

Lo spazio mentale dell’Innovazione Aperta esige, dunque, l’abbattimento di steccati. “I muri sono nella mente”, si legge in uno dei suggerimenti che sono profusi lungo il Cammino della meditazione nell’Isola di San Giulio sul Lago d’Orta. Partecipi dell’Innovazione Aperta, cambiamo animo. Si formerà una nuova generazione di iniziatori d’impresa e di formatori che, nell’ambito dell’istruzione superiore e post-universitaria, operano in un “Campus creativo” dove promuovere tutti gli aspetti della creatività, compresa la costruzione di oggetti radicalmente innovativi. Nel Campus si sviluppano e finanziano start-up a partire da un’idea, utilizzando risorse e competenze condivise. Diversamente dal tradizionale venture capital che investe in start-up esistenti, nel Campus nascono aziende internamente, offrendo agli imprenditori in erba accesso a finanziamenti e una rete di supporto per accelerare l’innovazione che cambia lo status quo di un settore, dando vita a un nuovo mercato.

* Piero Formica, Fellow of the Royal Society of Arts, è Professore di Economia della Conoscenza, Thought Leader e Senior Research Fellow dell’Innovation Value Institute presso la Maynooth University (Irlanda) e professore presso il MOIM—Open Innovation Management, Università di Padova. Il professore ha vinto l’Innovation Luminary Award 2017, assegnato dall’Open Innovation Strategy and Policy Group sotto l’egida dell’Unione Europea “per il suo lavoro sulla moderna politica dell’innovazione”. Nel 2024 ha ricevuto il Premio Magister Peloritanus, rilasciato dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti, fondata dall’Università di Messina nel 1729, “per l’innovazione e l’imprenditorialità”. Questi i suoi libri più recenti: One Health: Transformative Enterprises, Wellbeing and Education in the Knowledge Economy (2023), Sciencepreneurship: Science, Entrepreneurship and Sustainable Economic Growth (2023), entrambi pubblicati da Emerald Publishing Group, e Intelligenza umana e intelligenza artificiale: Un’esposizione nella Galleria della Mente (2024), Edizioni Pendragon.



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