(di Sabina Rosset)
Un ordine esecutivo che accende
speranze ma lascia aperte molte incognite: Donald Trump ha
firmato il nuovo decreto sulle cosiddette “tariffe reciproche”.
E’ l’atto che l’Europa accoglie come l’avvio concreto della
riduzione al 15% dei dazi Usa sulle auto e sui componenti, in
cambio delle tariffe a zero per i beni industriali americani. La
Commissione esprime quindi la soddisfazione di rito e il
commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic parla di “un passo
cruciale” in tal senso. Ma nell’ordine esecutivo non si indicano
date precise per l’applicazione delle nuove tariffe. E Bruxelles
chiede dunque a Washington di “attuare rapidamente le riduzioni
tariffarie concordate”. Sullo sfondo restano le tensioni delle
ultime ore con la Ue dopo la maxi multa Antitrust a Google. E il
quadro di apparente confusione si completa con il pesante
effetto dei nuovi dazi americani, che ha già congelato il
microcommercio verso gli Usa: l’Onu ha segnalato infatti un
crollo di oltre l’80% dei piccoli pacchi diretti negli States.
Nelle relazioni transatlantiche la firma dell’ordine di Trump
è il primo atto concreto dopo il vertice Trump-von der Leyen in
Scozia e la successiva dichiarazione congiunta del 28 agosto che
ha inquadrato formalmente le intese politiche al golf club di
Turnberry. “Apre la strada a una riduzione delle tariffe sulle
auto al 15% e garantisce importanti esenzioni”, ha sottolineato
Sefcovic. Nel documento, però, Trump ha precisato che “salvo
rare circostanze” non restringerà il campo della tariffa
reciproca prima di un “accordo definitivo” su commercio e
sicurezza. Tradotto: nessuna garanzia sul calendario. L’atto
della Casa Bianca prevede comunque efficacia retroattiva, visto
che parla dell’eventuale “rimborso di dazi riscossi”. Ma resta
tutta l’incertezza sulle regole che varranno nei prossimi mesi,
parmigiano compreso.
Il tycoon rivendica poi la facoltà di abbassare i dazi fino
allo zero, a seconda “della portata e del valore economico degli
impegni del partner commerciale”, citando l’emergenza nazionale
dichiarata nel ‘Liberation Day’. Un ventaglio di condizioni che
rafforza la leva negoziale di Washington.
Per Bruxelles, comunque, la cornice resta più favorevole
rispetto ad altri partner: “Alle condizioni date, l’Europa ha
ottenuto uno dei migliori risultati possibili”, ha osservato da
Cernobbio il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto, pur
ammettendo che “avremmo preferito non avere dazi”. Ancora più
netto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Mettere
l’America contro l’Europa e l’Europa contro l’America è un
errore enorme. Siamo due facce della stessa medaglia, dobbiamo
lavorare insieme”.
Il clima resta comunque teso, complice l’ira di Trump per la
maxi multa da quasi 3 miliardi inflitta da Bruxelles a Google.
“L’Europa deve smetterla di attaccare le aziende americane – ha
scritto venerdì sera su Truth -. Google ha già pagato 16,5
miliardi di dollari”. “Parlerò con la Ue”. “Non devono farlo”.
“Non lo fa la Cina ma l’Unione europea, non è giusto”.
Sul fronte pratico, intanto, la stretta tariffaria ha già
colpito. Dal 29 agosto è effettiva l’abolizione delle esenzioni
sui pacchi di valore inferiore a 800 dollari in ingresso negli
Usa, un provvedimento pensato inizialmente per frenare
piattaforme come Shein e Temu ma poi esteso a tutti i Paesi.
Secondo l’Unione Postale Universale, agenzia Onu, il traffico
verso gli Stati Uniti è così crollato in pochi giorni dell’81% e
già 88 operatori internazionali hanno sospeso del tutto o in
parte i servizi dopo una misura scattata con scarso preavviso,
che ha spiazzato anche i grandi player europei e gettato
ulteriore ombra su rapporti commerciali sempre più complicati.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link