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Frodi in crescita: dalle email sospette alle copie perfette di software.
Il 2025 ha segnato una svolta preoccupante per le piccole e medie imprese italiane: gli hacker non si accontentano più delle classiche email con fatture false o link truffaldini. Oggi le Pmi si trovano a fronteggiare copie digitali quasi indistinguibili di strumenti di lavoro quotidiani come Teams, Zoom, Google Drive o persino applicazioni di intelligenza artificiale.
Secondo i dati di Kaspersky, quasi 8.500 imprese sono finite nel mirino di campagne fraudolente basate su software contraffatti.
ChatGpt e DeepSeek trasformati in esche
Il nome più sfruttato dai cybercriminali è quello di ChatGpt: nei primi quattro mesi del 2025 sono stati individuati 177 file malevoli, con un incremento del 115% rispetto all’anno precedente. Anche DeepSeek, pur più recente, ha già collezionato 83 versioni infette, segno che i truffatori puntano sulle tecnologie emergenti per guadagnare credibilità.
Il lavoro da remoto nel mirino degli hacker
Le piattaforme di collaborazione sono diventate terreno fertile per i criminali informatici. Lo studio di Kaspersky segnala un aumento significativo delle imitazioni:
- Zoom: +13% di file falsi (1.652 casi);
- Microsoft Teams: raddoppio delle truffe (+100%, 206 casi);
- Google Drive: +12% (132 casi).
La strategia è chiara: colpire i punti più fragili delle Pmi, ovvero i canali su cui si regge la collaborazione e la produttività quotidiana.
Non si tratta più di messaggi raffazzonati pieni di errori grammaticali. Il nuovo phishing intelligente sfrutta i modelli linguistici generativi per confezionare email su misura, con offerte di automazione, prestiti rapidi o servizi di marketing digitale che sembrano provenire da partner affidabili.
Una trappola quasi invisibile, resa efficace proprio dalla personalizzazione: le frodi si adattano alle necessità percepite delle imprese, risultando difficili da riconoscere.
I costi nascosti dalla cybersicurezza
Un’indagine condotta da Mastercard su 1.800 imprenditori europei fotografa l’impatto economico del fenomeno:
- Quasi 1 su 4 ha subito un attacco digitale;
- In Italia, l’11% ha registrato perdite dirette e il 9% ha perso clienti a causa delle violazioni;
- Quasi la metà degli imprenditori rinvia i piani di crescita per paura delle frodi.
Il vero punto debole resta il capitale umano: oltre il 50% degli imprenditori italiani dichiara di non sapere come difendere i propri dati, un dato superiore alla media europea.
L’unico antidoto, formazione e sicurezza
Se da un lato cresce la consapevolezza del rischio, con tre Pmi su quattro intenzionate a investire in formazione, dall’altro mancano piani strutturati e sostegno istituzionale. Senza una strategia condivisa, gli sforzi rischiano di restare sulla carta.
Una minaccia per l’economia europea
Le piccole e medie imprese costituiscono il 99% del tessuto imprenditoriale europeo e garantiscono occupazione a tre quarti della forza lavoro. Colpirle significa minare la stabilità economica dell’intero continente.
Le analisi di Kaspersky e Mastercard concordano: senza cybersicurezza, formazione e strumenti di difesa avanzati, l’Europa rischia di diventare il terreno di caccia ideale per i truffatori digitali.
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