Con l’approssimarsi della fine della stagione estiva la Sardegna si trova a gestire quella realtà economica che caratterizza profondamente il suo tessuto economico: il lavoro stagionale, prevalentemente legato al settore turistico, alberghiero e della ristorazione. Il comparto, cruciale per l’economia isolana, vede ogni anno migliaia di lavoratori coinvolti in contratti a termine che si concludono con l’arrivo dell’autunno. La precarietà di queste occupazioni pone interrogativi sulla stabilità economica dei lavoratori e sul loro accesso a misure di sostegno come la Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi).
Quanti sono i lavoratori stagionali in Sardegna?
Secondo il rapporto Infocamere del maggio 2025, basato sulle richieste delle aziende ai centri per l’impiego, in Sardegna sono stati offerti circa 46mila contratti stagionali in vista della stagione estiva, un incremento di 1.600 unità rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questi contratti si concentra nel settore turistico (alberghi, ristoranti, bar), ma anche nei servizi alle imprese, nella logistica, nel manifatturiero e nel trasporto su strada. Il 46 per cento di queste posizioni lavorative, pari a 21.160 posti, rimane scoperto, a causa di condizioni salariali poco competitive e della preferenza di molti lavoratori per contratti a tempo indeterminato o settori con retribuzioni più elevate. Secondo la UilTucs Sardegna “i salari nel terziario sardo sono cresciuti, negli ultimi 12 anni, meno della metà della media europea, con una perdita del 15 per cento rispetto all’inflazione”. Il dato evidenzia una difficoltà strutturale nel reclutamento di lavoratori stagionali, nonostante la loro rilevanza numerica. I numeri degli assunti riflettono una realtà eterogenea che include camerieri, cuochi, baristi, addetti alle pulizie e personale alberghiero, spesso giovani o migranti, con contratti a termine che raramente superano i sei mesi.
Requisiti per l’accesso alla Naspi
La Naspi, istituita da decreto legislativo nel 2015, è un’indennità mensile di disoccupazione erogata dall’Inps a favore di lavoratori subordinati che abbiano perso involontariamente il loro impiego. Per i lavoratori stagionali, l’accesso a questa misura è fondamentale per affrontare i periodi di inattività successivi alla stagione estiva. I requisiti per ottenere la Naspi nel 2025, come delineati dall’Inps e aggiornati dalla Legge di bilancio 2025, sono diversi.
La Naspi è concessa solo in caso di cessazione del rapporto di lavoro per cause indipendenti dalla volontà del lavoratore, come la scadenza di un contratto a termine (tipica per i lavoratori stagionali) o il licenziamento. Le dimissioni volontarie non danno diritto all’indennità, salvo eccezioni come dimissioni per giusta causa (per esempio mancato pagamento dello stipendio o molestie) o risoluzione consensuale nell’ambito di procedure di conciliazione. Dal 1° gennaio 2025 un’ulteriore restrizione si applica ai lavoratori che, dopo aver volontariamente lasciato un contratto a tempo indeterminato, trovano un nuovo impiego ma lo perdono involontariamente: in tal caso, è necessario aver accumulato almeno 13 settimane di contributi presso il nuovo datore di lavoro per accedere alla Naspi.
Contribuzione minima
È richiesto un minimo di 13 settimane di contributi versati nei quattro anni precedenti la disoccupazione. Per i lavoratori stagionali questo requisito è generalmente soddisfatto, poiché i contratti estivi, anche di breve durata, prevedono contributi previdenziali. Sono inclusi anche i contributi relativi a periodi di maternità obbligatoria, malattia dei figli (fino a 8 anni) o lavoro all’estero. I lavoratori devono dichiarare la propria immediata disponibilità al lavoro (Did) presso un Centro per l’Impiego entro 30 giorni dalla cessazione del contratto. La Did è obbligatoria e deve essere presentata telematicamente. I beneficiari devono partecipare attivamente a iniziative di attivazione lavorativa o percorsi di riqualificazione professionale proposti dai servizi competenti.
La domanda di Naspi deve essere presentata all’INPS entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Se presentata entro 8 giorni l’indennità decorre dall’8° giorno successivo alla fine del contratto; altrimenti, parte dal giorno successivo alla presentazione della domanda. L’importo della Naspi è calcolato come il 75 per cento della retribuzione media mensile degli ultimi quattro anni, fino a un massimo di 1.550,42 euro nel 2024. A partire dal sesto mese (ottavo per chi ha almeno 55 anni), l’indennità si riduce del 3 per cento mensile. La durata massima è di 24 mesi, pari alla metà delle settimane di contribuzione versate nei quattro anni precedenti, escludendo i periodi già utilizzati per precedenti indennità di disoccupazione. Per i lavoratori stagionali, che spesso accumulano contributi per pochi mesi all’anno, la durata della Naspi è proporzionalmente ridotta. Per esempio un lavoratore con 26 settimane di contributi negli ultimi quattro anni avrà diritto a 13 settimane di indennità. Questo aspetto evidenzia una criticità. I lavoratori stagionali, pur avendo accesso alla Naspi, spesso beneficiano di un sostegno economico limitato nel tempo, insufficiente a coprire l’intero periodo di disoccupazione fino alla stagione successiva.
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