In un contesto nazionale caratterizzato da un allentamento delle condizioni monetarie, grazie alla riduzione dei tassi di interesse operata dalla BCE, ma con finanziamenti alle imprese che risultano ancora in significativa diminuzione, in particolare a quelle di piccole dimensioni, la Camera di Commercio ha realizzato un focus di approfondimento sulla situazione finanziaria delle imprese bergamasche attive nei diversi settori (industria, artigianato manifatturiero, servizi e commercio al dettaglio).
I risultati confermano la solidità del tessuto imprenditoriale della provincia, con un indice di indebitamento, misurato come rapporto tra mezzi terzi e mezzi propri, che risulta inferiore a 1 nel 70% dei casi per l’artigianato, il commercio al dettaglio e i servizi (dove raggiunge il 73%): in tutti e tre i comparti la quota è in ulteriore aumento rispetto al 2024. Diversa la situazione dell’industria, caratterizzata da un’attività a maggiore intensità di capitale e da un ciclo produttivo più lungo: in questo settore la quota di imprese con indice inferiore a 1 scende al 65%, mentre aumenta la percentuale con un valore compreso tra 1 e 2 (dal 23% al 26%), un livello comunque ancora “sano” che denota una maggiore propensione a investire. Le imprese fortemente indebitate (indice superiore a 2) rappresentano invece il 10% nell’industria, il 7% nell’artigianato e nel commercio al dettaglio e il 5% nei servizi.
Grafico 1 – Rapporto tra mezzi terzi e mezzi propri – Bergamo
Le motivazioni riportate dalle imprese rispetto alle necessità finanziarie confermano la maggiore propensione ad investire dell’industria, anche per via delle maggiori dimensioni aziendali: il 52% del campione industriale dichiara di aver fatto ricorso al credito e ad altre fonti di finanziamento per realizzare investimenti produttivi e digitali, mentre un ulteriore 20% per opere di efficientamento energetico. Negli altri settori la motivazione prevalente è invece legata ad esigenze di liquidità e cassa: 47% nel commercio, 37% nell’artigianato e 35% nei servizi; sostanzialmente dimezzate (rispetto all’industria) le percentuali relative alle imprese che realizzano investimenti produttivi e digitali o finalizzati al risparmio energetico.
Tabella 2 – Prime 3 motivazioni per il ricorso al credito e a fonti di finanziamento nell’ultimo anno, 2025 – Bergamo
Sul fronte delle condizioni di accesso al credito si segnalano alcuni progressi, soprattutto per quanto riguarda il tasso applicato, dove le indicazioni di miglioramento sopravanzano quelle di peggioramento per tutti i settori: nell’industria in particolare i giudizi positivi raggiungono il 39% a fronte del 17% di quelli negativi. Per quanto riguarda invece il costo complessivo del finanziamento, solo l’industria registra una prevalenza di segnalazioni di miglioramento (28%); nei servizi infatti i giudizi positivi e negativi risultano equilibrati, mentre nel commercio al dettaglio e nell’artigianato sono più numerose le indicazioni di peggioramento. Gli altri aspetti indagati registrano una netta prevalenza di giudizi di invarianza, sebbene con una quota non irrilevante di segnalazioni di peggioramento: sono ancora una volta gli artigiani a fornire le valutazioni più critiche, ad esempio in merito alle garanzie richieste (30% la quota di indicazioni di inasprimento). La banca d’Italia segnala d’altronde come le politiche di offerta di credito siano ancora caute, risentendo dell’accresciuta percezione del rischio da parte delle banche, in un quadro caratterizzato dal peggioramento delle prospettive economiche1.
Le imprese rimangono comunque fiduciose sulla propria capacità di restituire il debito: la percentuale che si dichiara poco o per nulla preoccupata varia dal 74% dell’artigianato all’83% del commercio al dettaglio. Negli ultimi anni la quota di imprese con un livello medio-alto di preoccupazione è generalmente diminuita, anche grazie al progressivo rafforzamento patrimoniale e al crescente ricorso all’autofinanziamento. Solo l’industria ha mostrato una crescita nell’ultimo biennio, passando dal 17% del 2023 al 22%, per via della fase negativa evidenziata dalla produzione industriale e delle prospettive poco incoraggianti del commercio internazionale.
Grafico 3 – Giudizi sulle condizioni di accesso al credito rispetto all’anno precedente, 2° trimestre 2025 – Bergamo
Grafico 4 – Preoccupazione rispetto alla capacità di restituire il debito – Bergamo
“L’industria, grazie anche alla maggiore dimensione e capacità di pianificazione, destina le risorse finanziarie raccolte tramite il credito e altre fonti all’investimento in innovazione, digitalizzazione ed efficientamento energetico, rafforzando la propria competitività e contribuendo a trainare l’economia provinciale – commenta il presidente della Camera di Commercio, Giovanni Zambonelli -. Diversamente, artigianato, commercio e servizi esprimono esigenze più immediate, legate soprattutto alla gestione della liquidità e alla copertura dei fabbisogni di cassa quotidiani. È fondamentale che il sistema del credito sia in grado di sostenere entrambe queste necessità: da un lato premiando e accompagnando chi innova, dall’altro garantendo flessibilità e strumenti adeguati a chi affronta le sfide della gestione corrente, magari avvalendosi più proficuamente dei servizi dei consorzi fidi che hanno proprio come scopo l’aiutare questi settori. Il tessuto imprenditoriale bergamasco è ricco di imprese patrimonialmente equilibrate e fiduciose nella propria capacità di rimborso, ma avverte in alcune realtà preoccupazione per l’instabilità dei mercati internazionali”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link