il Piceno e le Marche tra inflazione e fragilità strutturali


Nonostante un apparente aumento dei redditi, l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie italiane. I dati più recenti del Ministero dell’Economia fotografano una realtà fatta di redditi nominalmente più alti, ma sostanzialmente più deboli. Il Piceno non fa eccezione: dietro ai numeri delle dichiarazioni Irpef si nasconde un sistema economico regionale ancora fragile, segnato da una crescita debole, investimenti in calo e imprese sotto pressione. Questo articolo analizza la mappa dei redditi nei Comuni del Piceno e inserisce i dati locali all’interno del più ampio quadro macroeconomico delle Marche nel 2024, tra incertezze globali, effetti post-pandemia e transizione produttiva.

I redditi crescono, ma la vita costa sempre di più. Potrebbe essere questa la sintesi più efficace di quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze: nel 2023, il reddito imponibile pro capite in Italia è salito a 22.743 euro, con un incremento del 4,6% rispetto all’anno precedente. Un’apparente buona notizia, se non fosse che l’inflazione, nello stesso periodo, si è attestata al 5,7%, erodendo completamente — e anzi superando — ogni guadagno reale.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Il risultato? Una popolazione che guadagna di più solo sulla carta, mentre la capacità di spesa reale continua a diminuire. A farne le spese, ancora una volta, sono le famiglie e i pensionati, ma anche lavoratori e piccole imprese. E la provincia di Ascoli Piceno, pur con caratteristiche proprie, riflette pienamente questa dinamica.

La mappa dei redditi nel Piceno, aggiornata ai dati 2023, evidenzia una realtà fortemente disomogenea. Al vertice della classifica troviamo, prevedibilmente, il capoluogo:

  • Ascoli Piceno: reddito medio pro capite di 23.553 euro (in crescita di 1.680 euro rispetto al 2022), con 35.463 contribuenti e 389 “super-ricchi” (redditi sopra i 120.000 euro).

Seguono:

  • San Benedetto del Tronto: 21.598 euro, con 36.141 contribuenti (+995 euro).
  • Grottammare: 21.169 euro, con poco meno di 12.000 dichiaranti (+1.224 euro).
  • Folignano e Castel di Lama: rispettivamente 21.096 e 20.659 euro.
  • Cupra Marittima e Colli del Tronto: poco sopra i 20.000 euro pro capite.

All’altro capo della graduatoria, la frattura diventa evidente:

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

  • Montemonaco, ai piedi dei Sibillini, è il fanalino di coda con appena 16.570 euro pro capite e soli 390 contribuenti.
  • Seguono Force (17.467 euro) e Palmiano, piccolo centro con 118 contribuenti su 153 abitanti e un dato medio (18.000 euro) che sorprende, ma va letto con cautela vista la bassa base statistica.

I numeri, seppur nominali, raccontano anche la distanza economica tra l’entroterra e la costa, tra i centri urbani e i borghi montani. Ma c’è di più: anche nei comuni con redditi medi più alti, l’inflazione ha avuto un effetto uniforme nel ridurre la capacità di spesa reale.

Se il quadro piceno restituisce una fotografia a fuoco del territorio, l’analisi regionale, fornita dalla Banca d’Italia e dal sistema Regio-Coin, delinea una Marche ancora economicamente fragile.

Nel 2024, la crescita del PIL regionale si è fermata a +0,4%, sotto la media nazionale (+0,7%) e sostanzialmente invariata rispetto al 2023. La componente strutturale del ciclo economico continua a mantenersi su valori negativi, segnalando una debolezza di fondo. I primi mesi del 2025 mostrano lievi segnali di miglioramento, ma il clima generale resta prudente.

Uno degli elementi più critici è il tessuto imprenditoriale marchigiano. Il settore industriale ha subito un ulteriore calo del fatturato nel 2024, con un impatto più forte sulle aziende orientate all’export. A fronte di una domanda globale incerta, molti imprenditori hanno rivisto al ribasso i piani di investimento, frenando la già fragile ripresa.

Anche se il settore delle costruzioni è cresciuto grazie a PNRR e ricostruzione post-sisma, il passo è rallentato rispetto all’anno precedente. Il comparto terziario, pur mantenendo una certa stabilità, è segnato da forti differenze settoriali, con un turismo estivo in ripresa (soprattutto straniero) ma consumi ancora deboli nei servizi alle famiglie.

Il mercato del lavoro nelle Marche nel 2024 è cresciuto, ma meno rispetto alla media nazionale. L’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile, ma preoccupano alcuni segnali:

  • Saldo attivazioni/cessazioni dimezzato nel settore privato.
  • Bilancio negativo nell’industria.
  • Aumento delle richieste di cassa integrazione, in particolare nei settori meccanico e moda.
  • Il tasso di disoccupazione resta basso rispetto al dato italiano, ma non migliora.

Una nota positiva: il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro si è leggermente ridotto.

Le famiglie marchigiane hanno visto crescere nominalmente il reddito disponibile nel 2024, ma la crescita è stata più contenuta rispetto al resto d’Italia. La dinamica dei consumi è risultata fiacca, a conferma che l’inflazione, pur rallentata, ha inciso a lungo sul comportamento delle famiglie.

Microcredito

per le aziende

 

Il credito al consumo è ripartito, grazie anche a una lieve riduzione dei tassi di interesse, così come i mutui per la casa, trainati dalla ripresa del mercato immobiliare nelle aree più attrattive. Tuttavia, il risparmio resta prudente, e l’espansione dei depositi bancari segnala ancora un atteggiamento difensivo.

Il sistema del credito nelle Marche riflette l’andamento economico: i prestiti alle imprese sono calati ulteriormente, soprattutto per quelle di piccole dimensioni. Le banche hanno mantenuto criteri di erogazione prudenti, mentre la qualità del credito si è leggermente deteriorata.

Sul fronte della finanza pubblica locale, si registra un aumento della spesa per investimenti (grazie a PNRR e fondi europei) e un rafforzamento della leva fiscale nei comuni. Il debito pubblico locale rimane sotto la media nazionale e continua a calare, ma resta il nodo della disomogeneità nei servizi tra centri grandi e piccoli.

Il quadro che emerge è chiaro: i numeri, da soli, non bastano. Un reddito più alto non significa automaticamente benessere, soprattutto quando l’inflazione viaggia più veloce. In un contesto come quello delle Marche e del Piceno, già segnato da squilibri territoriali e fragilità strutturali, il rischio è che la crescita nominale diventi un’illusione.

Servono politiche redistributive intelligenti, investimenti strutturali nei territori più marginali, e una strategia di rilancio capace di affrontare i nodi centrali dell’economia regionale: innovazione, occupazione qualificata, servizi pubblici efficienti, coesione sociale.

La prossima sfida politica — locale e nazionale — sarà proprio questa: trasformare la crescita apparente in benessere reale. Perché se i numeri crescono ma la vita peggiora, la matematica, da sola, non basta.

È attivo il servizio di notizie in tempo reale tramite Whatasapp e Telegram di Vivere Ascoli.
Per Whatsapp iscriversi al canale https://vivere.me/waVivereAscoli oppure aggiungere il numero 351 8341319 alla propria rubrica ed inviare allo stesso numero un messaggio.
Per Telegram cercare il canale @vivereascoli o cliccare su t.me/vivereascoli.



Source link

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio