«Vogliamo aiutare le aziende italiane a espandersi all’estero. L’anno scorso abbiamo portato le nostre startup nella Silicon Valley e ora siamo tornati qui perché esiste un ecosistema su misura per le pmi». Secondo Stefano Barrese gli Usa rimarranno un mercato centrale per l’Italia nonostante i dazi.
Il responsabile della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo ha portato a San Francisco 12 pmi ed è convinto di poter spalancare per loro le porte degli Stati Uniti. «Parliamo di società con caratteristiche simili alle startup della Silicon Valley e che hanno raggiunto ottimi risultati nonostante un contesto internazionale complesso. Il merito è della loro abilità nello sviluppo di tecnologie avanzate, AI compresa, poi integrata nei meccanismi produttivi, una capacità che in molti casi le società statunitensi non possiedono».
Domanda. Cosa intende?
Risposta. Le pmi garantiscono più della metà dell’export nazionale grazie alla loro flessibilità e alla capacità di assecondare il mercato. Per tale motivo credo che questo potrebbe essere il secolo dell’industria italiana, ma per raggiungere questo risultato serviranno strumenti e politiche industriali al passo con le nuove dinamiche economiche.
D. Allora i dazi non sono un problema?
R. Le tariffe non modificheranno la strategia di lungo termine delle nostre aziende. Finora la politica commerciale di Trump non ha avuto un impatto eccessivo sulle pmi perché gli importatori americani hanno assorbito gran parte dei dazi grazie ai margini significativi del passato e al precedente cambio favorevole euro-dollaro. Nel breve periodo, inoltre, credo che l’impatto sulle imprese italiane non dovrebbe superare qualche punto percentuale.
D. Trump ha imposto tariffe più basse all’Ue rispetto a Cina e India. Possiamo sfruttare questo vantaggio?
R. Sì, anche perché i nostri imprenditori offrono prodotti di fascia alta, difficilmente sostituibili dagli americani.
D. Per sicurezza non sarebbe meglio bilanciare la presenza negli Usa?
R. L’America è uno dei canali di esportazione più importanti per l’Italia, ma sono convinto che in ogni caso di bisogno sapremo muoverci con rapidità e reindirizzare i corridoi dell’export. Noi siamo pronti ad aiutare le nostre aziende a individuare nuove rotte commerciali con largo anticipo, raccogliendo i segnali che arrivano dai Paesi in cui siamo presenti.
D. Come farete?
R. Abbiamo sviluppato una presenza strutturata in diverse geografie, dove possiamo garantire un’interazione qualificata con professionisti e istituzioni locali. In queste aree siamo in grado di affiancare i clienti con un supporto senza eguali in Italia, figlio della stretta collaborazione tra le divisioni Banca dei Territori e Imi Cib, con la creazione di un’unità dedicata alle operazioni di finanza strutturata e straordinaria per la crescita delle pmi. Abbiamo anche dei rapporti solidi con le ambasciate locali, che ci permettono di preparare il terreno e facilitare l’accesso ai nuovi mercati.
D. Quali Paesi guardare oltre agli Usa?
R. In testa c’è l’India, seguita da Medio Oriente, Africa e Sud America. Il Brasile è una delle geografie più interessanti e anche l’Argentina potrà diventare attrattiva una volta superata l’instabilità politica e finanziaria. A questi Stati aggiungerei il Sudest Asiatico, dove Indonesia e Vietnam si stanno affermando come valida alternativa alla Cina.
D. Non vede rischi per le pmi?
R. Il tema della crescita dimensionale e il passaggio generazionale restano centrali. Oggi l’età media di chi gestisce le aziende è più alta del passato e spesso mancano successori interni. Come banca sapremo accompagnare i nostri clienti con strumenti efficaci anche in questa fase delicata.
D. Come intendete muovervi?
R. Alle nostre imprese servono investitori interessati a estrarre valore e a sviluppare il sistema industriale: questo è il modello Italia che vogliamo preservare. Il nostro obiettivo è accompagnare le pmi verso una dimensione sempre maggiore, mantenendo il legame con l’ecosistema nazionale. Allo stesso tempo continueremo ad aiutare le aziende a espandersi all’estero, ma sempre seguendo una logica sostenibile e di lungo periodo. (riproduzione riservata)
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