Un forte richiamo alla responsabilità della politica arriva dal presidente di Confindustria Nuoro, Pierpaolo Milia, che rilancia l’allarme sul progressivo svuotamento della Sardegna centrale e chiede alla Regione misure concrete per sostenere le imprese che scelgono di investire, innovare e restare in territori difficili come quelli del Nuorese e dell’Ogliastra.
L’appello è rivolto alla Presidente della Regione Alessandra Todde e agli assessori alla Programmazione e all’Industria, affinché vengano attivate misure dedicate, bandi territorializzati e premialità per le imprese – soprattutto giovanili – che generano lavoro e ricchezza, nonostante le difficoltà strutturali.
Milia contesta la visione contenuta nella Strategia nazionale per le aree interne, che definisce il declino di molte zone come “irreversibile”. «Non ci arrendiamo a questa prospettiva – afferma – e ci uniamo alla voce dei cardinali e dei vescovi, tra cui il vescovo di Nuoro e Lanusei, monsignor Antonello Mura, che hanno criticato duramente questa visione rassegnata. Ma i numeri, purtroppo, confermano il quadro drammatico: saldo demografico negativo, emigrazione giovanile, desertificazione produttiva».
A pesare, secondo Confindustria, sono decenni di politiche assistenziali e l’assenza di investimenti infrastrutturali, aggravata da una logica di distribuzione dei fondi (Pnrr e coesione) che penalizza i territori meno popolati. A questo si aggiungono carenze progettuali e scarsa capacità di spesa.
Per Milia è il momento di una svolta radicale, a partire da un impegno concreto della Regione per garantire compensazioni economiche alle imprese penalizzate dall’isolamento e dalla mancanza di infrastrutture. In quest’ottica, Nuoro – sotto la guida del sindaco Emiliano Fenu – può e deve diventare un nuovo punto di riferimento per lo sviluppo della Sardegna centrale.
«Da Nuoro deve partire una nuova politica territoriale fatta di sinergie – conclude Milia – con il sostegno reale della Regione e l’impegno dei rappresentanti politici del territorio. Il tempo delle promesse è finito. Servono azioni».
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