Dopo il boom del settore, Confcommercio e Confesercenti denunciano la carenza di professionisti Le proposte: detassare straordinari e festivi e rendere il lavoro più attrattivo per i neo assunti
Nel momento in cui a Roma si continua a registrare il tutto esaurito grazie agli ultimi mesi del Giubileo ed al rientro di tutti i romani in città, bar e ristoranti funzionano al massimo ma «mancano almeno 15 mila persone nel settore dell’ospitalità». L’allarme lo lanciano sia il presidente della Fipe Confcommercio, Sergio Paolantoni (che anzi ritiene questa cifra quasi per difetto e secondo alcuni calcoli si arriverebbe fino a 20 mila), sia quello della Fiepet Confesercenti, Claudio Pica. E a mancare nei 18mila pubblici esercizi sono soprattutto camerieri e personale di sala, baristi ed addetti di laboratorio.
Una carenza di personale critica fin dall’inizio dell’estate: ma se allora mancavano soprattutto gli stagionali (tanto è vero che nel periodo agosto-ottobre a Roma e provincia le imprese del turismo pensavano di assumere almeno 114.200 addetti, dei quali 17.840 proprio per la ristorazione e fra questi il 60-70% era personale di sala) adesso, con la ricerca per personale stabile, la carenza è ancora più pesante.
Tanti i motivi ma «il principale – spiega Claudio Pica – è che bisognerebbe rendere il settore più attrattivo per i giovani, magari con la detassazione del lavoro straordinario o festivo. Con una migliore retribuzione sarebbe più facile e più attraente per i ragazzi accedere a questo tipo di lavoro; per questo con il presidente della Fipe Confcommercio e con i sindacati stiamo cercando possibili soluzioni».
La leva salariale potrebbe rivelarsi un fattore importante. «I dipendenti hanno contratti da 1.400 fino a 2mila euro netti, con contributi a carico dell’azienda – spiega Pica -. Un lavoratore a Roma nella ristorazione a noi costa in media 26 mila euro l’anno, mentre al dipendente di questa cifra arrivano circa 16mila euro, comprese imposte e oneri sociali». Sulla stessa linea il presidente della Fipe Confcommercio Sergio Paolantoni: «Oggi con nuove abitudini è difficile convincere un ragazzo a lavorare la sera e soprattutto il sabato e la domenica – osserva -. Quindi uno stipendio migliore potrebbe essere un incentivo. Da tempo stiamo cercando di elaborare una soluzione su questo punto anche in l’accordo con il Governo».
Altro problema: la formazione, che deve avvenire anche attraverso le scuole alberghiere, che non devono essere viste come un rifugio per chi non vuol fare altro. Devono essere considerate, però, specializzazioni di prestigio e andrebbero incentivati i programmi in modo che le persone ottengano una qualifica superiore. Va inoltre favorito lo scambio scuola-lavoro».
Infine per il segretario della Cna Roma, Giordano Rapaccioni, «questa carenza di personale qualificato – come cuochi, camerieri ed addetti di sala – limita lo sviluppo di un settore strategico per il turismo e per l’economia della città. Una delle cause principali è la mancanza di percorsi formativi realmente in grado di fornire competenze adeguate alle esigenze delle imprese. Occorre investire in formazione di qualità e nello stesso tempo valorizzare le imprese che scelgono contratti regolari e condizioni di lavoro dignitose, veri indicatori di qualità del settore».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link