Perché è importante tenere sotto controllo l’andamento delle proprie spese?
Come si valuta e si gestisce il rischio finanziario legato agli investimenti? Quali sono le principali caratteristiche di una polizza assicurativa? Ecco tre domande a cui più dell’80% degli italiani potrebbe non saper rispondere correttamente. Da noi l’educazione finanziaria resta una materia oscura. La fintech Bravo, attiva nella gestione del debito, ha condotto un’analisi basandosi sui dati Ocse per misurare le competenze in ambito finanziario degli italiani e il risultato è stato impietoso. Appena il 16,6% raggiunge il punteggio minimo di 70 su 100, considerato sufficiente dall’organizzazione di Château de la Muette per gestire le finanze in modo consapevole. In Germania l’asticella si posiziona sopra il 75%. In Francia e in Spagna rasenta il 40%. Ma capire come gestire soldi, risparmi e debiti è fondamentale per prendere decisioni consapevoli e proteggersi dai rischi economici. La scarsa cultura finanziaria degli italiani ha perciò un prezzo, salato.
Più di un milione di famiglie ha sottoscritto mutui, prestiti personali o finanziamenti che comportano rate il cui ammontare supera il 50% del reddito mensile, avverte la Clinica del Debito, realtà che offre un servizio di consulenza a chi ha il conto in rosso. Questa estate la Banca d’Italia ha lanciato “L’economia per tutti”, nuovo sito di educazione finanziaria che offre a persone e imprese informazioni e strumenti utili per una gestione attenta del denaro. «In Italia – spiega Bankitalia – abbiamo poca familiarità con concetti di base come i tassi di interesse, la diversificazione, la relazione rischio-rendimento, gli effetti dell’inflazione. In aggiunta a questo, conosciamo poco i nostri diritti di clienti e gli strumenti di tutela a nostra disposizione e abbiamo scarsa dimestichezza, in generale, con i comportamenti da adottare per evitare di rimanere vittime di truffe online».
Il nuovo sito di educazione finanziaria aiuta le persone a risparmiare e a investire per il futuro, a scegliere il tipo di conto corrente più adatto alle loro esigenze e a chiedere un prestito con un piano di rateizzazione sostenibile. Dal 2009 la Banca d’Italia si occupa di educazione finanziaria organizzando su tutto il territorio nazionale, anche grazie all’attività delle proprie filiali, iniziative formative rivolte ai giovani e alle diverse fasce di popolazione adulta. L’esperienza di anni di lavoro sul campo ha messo in luce i diversi fabbisogni sul tema.
Tornando all’indagine presentata dalla fintech Bravo, una delle lacune più evidenti riguarda la conoscenza dei meccanismi di interesse: solo il 17,2% degli italiani sa distinguere tra interessi semplici e composti. Non solo. Gli italiani che monitorano costantemente le proprie finanze si fermano al 57%. Quelli che gestiscono correttamente il proprio denaro adottando i giusti comportamenti finanziari si fermano al 35%. Infine, giovani under 30 e donne rappresentano le categorie che hanno meno conoscenze in questo ambito e che dunque risultano più esposte all’eccesso di debito e alle truffe finanziarie. Insomma, in un’epoca segnata da incertezza economica, trasformazioni tecnologiche e crescenti disuguaglianze, l’educazione finanziaria non può più essere considerata un tema tecnico riservato agli addetti ai lavori. È, piuttosto, una competenza di cittadinanza, uno strumento per rafforzare la coesione sociale e promuovere un benessere equo e diffuso.
La ricerca Ipsos intitolata “L’età d’argento tra benessere e precarietà”, presentata a giugno durante l’assemblea pubblica annuale della Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio (FEduF), evidenzia che nonostante il 51% degli italiani si ritenga adeguatamente preparato in questo ambito, solo il 24% conosce realmente i concetti base della finanza e appena il 19% può essere considerato “esperto”.
La FEduF è stata costituita su iniziativa dell’Abi e si occupa di promuovere l’educazione finanziaria attraverso molteplici iniziative rivolte a tutte le fasce della popolazione e, in particolare, agli over 50 e agli over 65, che ancora oggi hanno una scarsa comprensione della terminologia finanziaria. Secondo Stefano Lucchini, presidente di FEduF, investire nell’educazione finanziaria significa investire nel benessere economico e sociale del Paese: «È una priorità trasversale, ma diventa ancora più urgente per le generazioni più esposte alle fragilità economiche».
Va detto che l’analfabetismo economico italiano che si riscontra nei risparmiatori è aggravato dall’uso di una terminologia, spesso inglese, di difficile comprensione. Basti pensare alla parola spread (“differenziale” in italiano) o default (in parole semplici “fallimento”). Ma anche quando non c’è l’inglese di mezzo e si parla di contratti di opzione, titoli di debito o certificati di deposito, il risparmiatore italiano medio va in confusione. Ecco perché è importante imparare a parlare questa “lingua” già a scuola.
In Italia dall’anno scorso è previsto l’insegnamento dell’educazione finanziaria, all’interno dell’educazione civica, negli istituti di ogni ordine e grado. I percorsi sono pensati in collaborazione tra il ministero dell’Istruzione e del Merito, la FEduF, la Banca d’Italia, la Consob e altri soggetti, come assicurazioni e fondo pensioni. L’obiettivo è formare cittadini consapevoli e competenti nella gestione delle proprie risorse finanziarie, del risparmio e degli investimenti. Il primo novembre prende il via l’ottava edizione del Mese dell’educazione finanziaria, promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin).
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