(Foto: Bernd Lange, presidente della commissione Commercio internazionale dell’Eurocamera).
Il potere di Strasburgo
Il Parlamento europeo ha la facoltà di bloccare una proposta legislativa e non ha esitato a esercitarla in passato. Lo ha ricordato Bernd Lange, presidente della commissione Commercio internazionale dell’Eurocamera, rispondendo a una domanda sull’ipotesi di veto all’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea. “Il Parlamento ha già fermato intese che non garantivano un equilibrio” – ha spiegato –. “Non è però questa la prospettiva attuale: la priorità non è lo scontro istituzionale, ma la protezione dell’economia europea”. Le parole di Lange arrivano in un momento cruciale, mentre a Bruxelles proseguono i negoziati con Washington e cresce il dibattito su rischi e opportunità di una liberalizzazione più spinta degli scambi.
Difendere la competitività europea
Secondo Lange, i rischi principali riguardano la competitività delle imprese europee, in particolare quelle più esposte alla concorrenza internazionale. L’apertura dei mercati può rappresentare una leva di crescita, ma solo se accompagnata da regole di reciprocità. “Non vogliamo un accordo che avvantaggi unilateralmente gli Stati Uniti” – ha aggiunto –. “L’obiettivo è costruire una cornice che garantisca equilibrio e sostegno alle nostre economie, senza sacrificare settori strategici”.
Agricoltura e agroalimentare sotto pressione
Uno dei fronti più sensibili riguarda l’agricoltura. Prodotti simbolo del Made in Italy e delle eccellenze agroalimentari europee rischiano di subire la concorrenza di produzioni statunitensi meno vincolate da regole ambientali e standard qualitativi. Il tema delle indicazioni geografiche protette resta uno dei nodi negoziali: Bruxelles intende difendere i marchi e la qualità, mentre gli Usa spingono per un accesso più ampio ai mercati europei. Una concessione troppo ampia potrebbe avere ripercussioni economiche e occupazionali su filiere che rappresentano un pilastro del tessuto produttivo europeo.
L’automotive tra sfide e opportunità
Anche il settore automobilistico è osservato speciale. L’industria europea, già impegnata nella transizione verso l’elettrico e nella corsa all’innovazione tecnologica, teme l’arrivo massiccio di veicoli statunitensi a prezzi competitivi. Al tempo stesso, le case europee vedono nell’abbattimento delle barriere doganali un’occasione per consolidare la propria presenza negli Stati Uniti, dove la domanda di auto elettriche e ibride è in crescita. L’equilibrio tra apertura e protezione diventa quindi decisivo per salvaguardare un comparto che in Europa dà lavoro a milioni di persone.
Digitale e standard tecnologici
Il negoziato tocca anche il settore digitale e quello dei servizi. Le imprese europee chiedono regole chiare sulla protezione dei dati e sulla concorrenza con i colossi tecnologici americani. L’armonizzazione normativa rischia di trasformarsi in un vantaggio competitivo per le big tech statunitensi, che potrebbero imporre i propri standard sul mercato europeo. Per Strasburgo, il punto non è chiudere le porte, ma evitare che la liberalizzazione si traduca in un’erosione della sovranità tecnologica.
L’impatto ambientale come criterio
Altro capitolo delicato riguarda la sostenibilità. L’Ue ha costruito negli ultimi anni un impianto normativo stringente in materia ambientale e climatica. Accordi commerciali che non prevedano clausole vincolanti sul rispetto degli standard ecologici rischiano di vanificare gli sforzi europei, penalizzando le imprese che investono in produzioni più sostenibili. “Non possiamo permettere che la competizione avvenga al ribasso” – ha ricordato Lange –. “La transizione ecologica deve restare un obiettivo irrinunciabile anche negli scambi internazionali”.
Il precedente dei veti
Non è la prima volta che il Parlamento europeo si trova di fronte a intese controverse. In passato, Strasburgo ha già esercitato il potere di veto, dimostrando di non essere un mero organo ratificante ma un attore politico a pieno titolo. La stessa minaccia di un rifiuto, ricordano molti osservatori, rappresenta una leva negoziale importante per spingere la Commissione a mantenere alta la soglia delle tutele europee.
Una trattativa complessa
Il negoziato con Washington appare dunque complesso e destinato a protrarsi. Sul tavolo non c’è solo l’aumento degli scambi, ma anche la definizione di regole comuni in grado di reggere alla prova del tempo. Per Bruxelles, la sfida è duplice: da un lato consolidare i rapporti con il partner atlantico in un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche, dall’altro preservare il tessuto produttivo europeo da squilibri che potrebbero minare la crescita.
L’opzione del veto resta
Lange ha chiarito che l’Eurocamera non punta al blocco, ma la possibilità di un veto resta un’opzione reale se l’accordo non sarà giudicato adeguato a tutelare gli interessi europei. È un messaggio diretto sia alla Commissione, che conduce i negoziati, sia a Washington, che guarda al mercato europeo come a un partner strategico ma anche come a uno sbocco commerciale cruciale. La partita resta aperta: l’esito dipenderà dalla capacità di costruire un equilibrio che tenga insieme apertura e protezione, competitività e sostenibilità, crescita e coesione sociale.
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