Il private equity è sempre più importante per lo sviluppo delle piccole e medie imprese italiane. A questo proposto pubblichiamo un interessante post su LinkedIn di Marco Magi (in foto), responsabile regione Toscana di Azimut Capital Management SGR.
“In Italia – argomenta il professionista – il cuore pulsante dell’economia non batte nelle grandi multinazionali quotate a Piazza Affari, ma nelle officine, nelle botteghe e nelle aziende familiari che tramandano il proprio mestiere da generazioni. Sono loro a rappresentare oltre il 95% del tessuto produttivo nazionale. Eppure, crescere non è semplice: mancanza di capitale, difficoltà di internazionalizzazione, passaggi generazionali complessi. Qui entra in scena il private equity, diventato negli ultimi anni uno dei protagonisti più interessanti dello sviluppo economico italiano. Cos’è davvero il private equity? Il private equity (o capitale di rischio privato) significa investire in aziende non quotate in borsa. L’investitore entra nel capitale, porta soldi, ma soprattutto porta esperienza e network. L’obiettivo è accompagnare l’impresa in un percorso di crescita e, dopo alcuni anni, rivendere la partecipazione con un guadagno. È un patto di fiducia reciproca: l’imprenditore mette il sogno, il know-how, l’identità dell’impresa; l’investitore porta le risorse e la strategia per scalare”.
“Il private equity in Italia – sottolinea Magi – non è un ‘gioco da ricchi’: è uno strumento fondamentale per far respirare il tessuto delle PMI: aiuta le aziende a finanziare la digitalizzazione, sostiene i passaggi generazionali e favorisce l’internazionalizzazione”. Inoltre “ogni investimento non crea solo profitti, ma anche posti di lavoro, innovazione e competitività”.
“Perché l’Italia è così attraente per il private equity? Perché nasconde gioielli imprenditoriali unici: aziende della moda, del design, dell’agroalimentare, della meccanica di precisione. Sono imprese con identità forte, ma che spesso hanno bisogno di un partner per fare il salto internazionale”
Il manager elenca alcuni rischi: “Gli investimenti non sono liquidi: servono anni prima di vedere un ritorno. Non tutte le aziende funzionano come previsto. Il rischio di perdita esiste. È un gioco per chi ha pazienza, visione e capacità di gestione”.
Questi i vantaggi: “Per gli investitori: rendimenti più alti rispetto ad altri strumenti finanziari. Per le aziende: capitale, consulenza strategica, apertura a nuovi mercati. È un rapporto win-win, dove entrambe le parti crescono. Un mercato sempre più maturo e internazionale”.
“Il private equity in Italia – conclude Magi – non è solo finanza: è una storia di fiducia, crescita e trasformazione. Ogni investimento è un seme piantato in un terreno fertile: Se coltivato con cura, può diventare un albero che porta frutti a lungo termine”.
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