Il 27 luglio Ursula von der Leyen ha annunciato l’intesa con Washington che porta i dazi statunitensi sulle produzioni europee a un pesantissimo 15%, tre volte superiori alle precedenti tariffe doganali. Un colpo secco alle economie più votate all’export, che non risparmia nemmeno i settori di nicchia delle regioni più piccole. E mentre a Roma si brinda, nelle valli alpine si rischia di spegnere la luce.
I dati messi in fila dall’Area Studi e Ricerche di CNA fotografano la situazione con chiarezza. La Valle d’Aosta, con 61,9 milioni di euro di export verso gli Stati Uniti nel 2024, incide solo per lo 0,1% sulle esportazioni italiane complessive. Marginale, si dirà. Ma basta guardare dentro le cifre per capire che l’effetto dei dazi rischia di essere devastante per comparti specifici.
Il settore metallurgico da solo vale il 63,6% dell’export valdostano negli USA (39,4 milioni di euro), seguito dai macchinari e apparecchi (26,1%, pari a 16,2 milioni). Tutti gli altri settori si riducono a percentuali briciole: 3,5% l’alimentare, 1,9% l’elettronico e ottico, 0,7% l’elettrico. Questo significa che il cuore pulsante dell’export valdostano si gioca proprio su quel mercato che la politica europea e il protezionismo americano hanno deciso di affossare.
“Secondo quanto emerso dallo studio di CNA – spiega il Presidente di CNA Valle d’Aosta Andrea Caruso – l’introduzione dei dazi avrà presumibilmente un impatto limitato sulla Valle d’Aosta, almeno nel breve periodo. La bassa propensione all’export della regione e il peso marginale che le esportazioni verso gli USA hanno sul PIL regionale suggeriscono che gli effetti diretti saranno contenuti. Tuttavia, non vanno sottovalutati alcuni aspetti critici: il forte peso del settore metallurgico nell’export valdostano verso gli USA significa che le aziende di questo comparto e quelle che lavorano nell’indotto saranno le più colpite”.
Ed è qui che emerge il paradosso: i numeri sono piccoli, ma la concentrazione settoriale li rende grandi. Ogni colpo di dazio non è un fastidio, è una martellata diretta sulle piccole e medie imprese metallurgiche, quelle che hanno meno margini per spostarsi su altri mercati o assorbire costi aggiuntivi.
“Come evidenziato dall’analisi CNA – continua Caruso – per le regioni con bassa propensione all’export come la Valle d’Aosta, il rischio principale non è tanto l’impatto immediato quanto la possibile marginalizzazione nel medio-lungo periodo. Le imprese che avevano investito nell’internazionalizzazione verso il mercato americano potrebbero essere scoraggiate dal proseguire in questa direzione”.
Marginalizzazione: ecco la parola chiave. Non si tratta solo di una questione di conti correnti aziendali, ma di prospettiva economica. Le scelte commerciali fatte nei salotti di Bruxelles e Washington rischiano di condannare intere regioni periferiche d’Europa a restare ai margini, mentre i grandi gruppi multinazionali continuano a giocare le loro partite globali.
“La Valle d’Aosta, con la sua economia integrata in filiere produttive che coinvolgono altre regioni italiane ed europee, potrebbe risentire indirettamente dei dazi. Se le imprese lombarde, piemontesi o francesi che utilizzano prodotti intermedi valdostani vedranno ridotte le loro esportazioni verso gli USA, anche la domanda di prodotti valdostani potrebbe contrarsi”, avverte ancora Caruso.
È la logica del domino: non serve esportare tanto per essere travolti, basta essere il tassello debole della catena. E la Valle d’Aosta, su questo terreno, è esposta più di quanto ammettono le rassicurazioni ufficiali.
Il rischio, come conclude il presidente della CNA, non è solo economico ma culturale e politico:
“Il vero rischio per l’economia valdostana non risiede tanto negli effetti immediati dei dazi, quanto nella possibilità che questa misura protezionistica possa frenare i processi di internazionalizzazione delle imprese locali, condannandole a una dimensione sempre più marginale nei mercati globali”.
Ed è qui che la politica valdostana dovrebbe alzare la voce, invece di limitarsi a subire in silenzio. Perché quando a Roma e a Bruxelles si decide di applaudire all’“amico americano”, nelle nostre valli non arrivano applausi: arrivano chiusure, cassa integrazione, perdita di competitività. I dazi non colpiscono solo le merci, colpiscono le comunità che ci stanno dietro.
je.fe.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link