Dove sono finite le ZLS e come fare per inserire il Lazio nella ZES. Sono queste le domande che la Cisl del Lazio, con una delegazione guidata dal segretario Enrico Coppotelli, presenta alla Regione, nell’ambito dell’aggiornamento del piano industriale regionale. A ricevere la piattaforma del sindacato e la delegazione è la vicepresidente della Regione, con delega allo sviluppo economico, Roberta Angelilli.
L’obiettivo della Cisl è chiaro: far sì che il Lazio e le sue imprese puntino sull’internazionalizzazione e sugli investimenti. Per fare ciò però c’è bisogno di puntare su tre temi fondamentali: ZLS, ZES e crescita armonica tra le province e Roma Capitale che, con i suoi numeri completamente diversi dal resto della Regione, rischia di creare uno squilibrio che non permette ai territori di essere protagonisti.
Per quanto riguarda la ZLS, zona logistica semplificata, il sindacato intende conoscere lo stato dell’arte. Si tratta di uno strumento applicato ai comuni che presentano grosse aree industriali e portuali, con semplificazioni burocratiche, con l’obiettivo di attrarre investimenti ed integrare al meglio infrastrutture e trasporti. L’iter, che riguarda molti comuni del basso Lazio, è tuttora in corso.
La ZES è invece uno strumento più ampio e molto più efficace perché punta direttamente agli sgravi fiscali e ai vantaggi economici per l’insediamento di nuove aziende. Il Lazio dopo l’ingresso di Marche ed Umbria è praticamente accerchiato e la Cisl chiede alla Regione il perché della continua esclusione nonostante le richieste continue. Tutte richieste presentate il 7 novembre scorso dalla Cisl che ora chiede quali sono ritenute perseguibili dalla Regione.
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