Fondazione al via. Paracchi: «Oggi siamo chiamati a definire quale futuro vogliamo assicurare alle imprese emergenti nei settori strategici dai quali dipende la sostanza stessa dello Stato». Il ruolo di Gianni Letta
Sostenere e presidiare le filiere strategiche del nostro Paese facendo sistema tra imprese, investitori e istituzioni. Spinta da questo obiettivo nasce la Fondazione Praexidia.
A guidarla è Pierluigi Paracchi, ceo e co-fondatore di Genenta Science, che insieme a figure come Gianni Letta e Giuseppe Orsi ha dato vita a un progetto pensato per blindare il futuro industriale del Paese in comparti sensibili come difesa, aerospazio, energia, biotecnologie e infrastrutture.
La missione
L’idea nasce, in primo luogo, dal recente contesto geopolitico e dalle preoccupazioni sulla sicurezza europea: «Basti guardare le sospette interferenze sull’aereo della presidente della Commissione Ue, von der Leyen» commenta Paracchi. La missione è garantire che le small e mid cap italiane, ossatura delle filiere tecnologiche, non diventino preda facile di investitori stranieri. Un’urgenza confermata dalla prima analisi condotta dalla Fondazione con Banca Investis: dal 2000 al 2025 il 65% delle acquisizioni di imprese italiane da parte di fondi di private equity ha visto protagonisti operatori esteri. «Siamo un Paese di private equity — osserva Paracchi — ma per due terzi gli acquirenti non sono italiani. Questo significa che, se non interveniamo, tra due o tre anni la nostra industria sarà sempre meno italiana, con una debolezza assoluta».
Il Golden Power
Il tessuto industriale è fatto soprattutto di migliaia di piccole e medie aziende familiari, spesso con fatturati di pochi milioni, ma decisive per la supply chain nazionale ed europea. «La difesa è coperta dal Golden Power, che però rappresenta un veto, non una soluzione». Da qui una seconda motivazione che ha spinto la nascita della Fondazione è la creazione di un aggregatore industriale quotato, promosso e sponsorizzato dalla Fondazione. Uno strumento pensato per acquisire partecipazioni in imprese strategiche sottocapitalizzate, rafforzandone governance e competitività. «La Fondazione agirà da garante — spiega Paracchi — con una sorta di “golden share” sulle eventuali cessioni. Lo statuto prevede che, se sollecitata, la Fondazione debba confrontarsi con il ministro competente e presidenza del Consiglio, assicurando piena conformità al Golden Power». Ciò offre un vantaggio competitivo che renderà più rapido ed efficace l’ingresso nel capitale delle imprese strategiche emergenti. «In questo modo possiamo creare un presidio, come suggerisce il nome della fondazione».
I campioni nazionali
Il consiglio di amministrazione riunisce nomi di peso come Alessandro Aresu, Alvise Biffi, il generale Luca Goretti e Leonardo Tricarico. Del Comitato nomine fanno parte Gianni Letta, Giuseppe Orsi e lo stesso Paracchi. L’obiettivo è favorire la nascita di campioni nazionali ed europei capaci di competere nelle filiere globali, preservando al contempo know-how e controllo strategico. «L’azione degli operatori finanziari, che rilevano aziende con l’obiettivo di cederle in pochi anni, e delle imprese internazionali, sempre più attive nel valorizzare le eccellenze produttive italiane, ha determinato il passaggio di controllo di numerose realtà, non sempre traducendosi in un rafforzamento del tessuto produttivo del Paese — ha concluso Paracchi — . Oggi siamo chiamati a definire quale futuro vogliamo assicurare alle imprese emergenti nei settori strategici dai quali dipende la sostanza stessa dello Stato».
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