“La Regione ignora la legge, siamo pronti alla Corte dei Conti”


“La legge c’è, i fondi anche. Ma in Sicilia non sono mai arrivati nelle tasche dei medici. Dal 2019 al 2023 la Regione non ha erogato milioni di euro destinati alla dirigenza medica. Questi soldi non sono entrati nei fondi contrattuali, eppure una norma dello Stato lo prevedeva in maniera chiara”, denuncia con amarezza Giuseppe Bonsignore, segretario regionale CIMO Sicilia, che da anni porta avanti questa battaglia.

Con la legge di stabilità 2018 (legge 205 del 27 dicembre 2017, art. 1, comma 435) lo Stato ha stanziato ogni anno risorse per recuperare la cosiddetta RIA, la retribuzione individuale di anzianità, e per ricostituire i fondi contrattuali della dirigenza medica ridotti nel quinquennio 2010-2015 dal decreto legislativo 78/2010, il “decreto Tremonti”. Quelle risorse, secondo la norma, dovevano confluire nei bilanci delle Aziende sanitarie e incrementare lo stipendio dei medici.

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“Noi come CIMO lo abbiamo chiesto più volte, con PEC ufficiali, dal 2021 al 2023 – racconta –. Prima c’era il Covid, che è diventato l’alibi di tutto quello che non si è fatto. Con l’assessore Volo non abbiamo mai avuto un confronto. A luglio 2025, invece, abbiamo incontrato l’assessore Faraoni insieme ai responsabili degli uffici. Ci hanno detto che i fondi erano finiti alle Aziende, inglobati nei bilanci. Ma non è così che funziona. Se non indichi chiaramente che quelle risorse vanno al fondo della dirigenza medica, per l’Azienda diventano un tutt’uno e i soldi non arrivano mai ai colleghi”.

Con il nuovo contratto collettivo nel 2024 i fondi sono stati finalmente suddivisi, ma tutto il pregresso resta scoperto – sottolinea –. Per il 2025 ci avevano assicurato la stessa procedura, ma a oggi il decreto assessoriale non è uscito e nemmeno il verbale dell’ultimo incontro ci è arrivato”.

Di fatto, il dossier resta bloccato negli uffici regionali.

Il problema non riguarda solo i fondi mancanti, ma anche la perequazione tra le Aziende sanitarieevidenzia –. Ho chiesto esplicitamente all’assessore Faraoni, a Iacolino, dirigente generale del dipartimento Pianificazione Strategica, e al capo di gabinetto Sgroi di intervenire. Mi hanno detto ‘sì, sì, lo faremo’. Ma a oggi nulla. Intanto i medici della Sicilia si chiedono perché i colleghi dell’Asp di Palermo guadagnino ottomila euro l’anno in più. Non è colpa loro, ma di chi non ha fatto quello che doveva. È una questione di equità e di rispetto. È paradossale puntare il dito contro i dirigenti medici e sanitari, falsamente accusati di guadagni esagerati, quando in realtà sono le prime vittime di una stortura amministrativa che l’assessorato non corregge da anni”.

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Quando c’è da tagliare si interviene subito, ma quando si tratta di riconoscere diritti previsti per legge non si muove nulla. Quei fondi dovevano incrementare lo stipendio dei dirigenti ospedalieri. Non è successo, ed è indecoroso, perché lo Stato dice che devi darli e le altre regioni l’hanno fatto” , aggiunge.

Bonsignore non esclude azioni drastiche se non arriverà un riscontro concreto: “Io non so più cosa fare. Non vorrei arrivare a una denuncia alla Corte dei Conti contro l’assessorato, ma se saremo costretti lo faremo, perché dobbiamo difendere i diritti dei colleghi. Tutto si pensa, tranne che a rispettare accordi sindacali e norme di legge quando sono a favore dei medici. Questo non è solo un problema sindacale, è un segnale grave di come viene trattata la Sanità in Sicilia”.



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