La Commissione Europea adotta il Quick Fix. Cosa cambia per i report Esg delle aziende




Ultim’ora news 2 settembre ore 20

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La riflessione sulla rendicontazione di sostenibilità continua ad alimentare il dibattito in Europa tra oneri e opportunità. Dopo la direttiva Stop the Clock di aprile, che ha modificato gli obblighi di reporting e dilatato le tempistiche, lo scorso luglio la Commissione Europea ha adottato il Quick Fix: un atto delegato che interessa le imprese europee soggette già dal 2024 alla direttiva Csrd e rinvia l’applicazione di alcuni obblighi previsti dagli Esrs.

Quick Fix, vantaggi e rischi

Di fatto prevede di poter omettere, per il 2025 e il 2026, le informazioni richieste rispetto a biodiversità, lavoratori della value chain, comunità interessate e clienti. Temi che riguardano la qualità della vita di ognuno di noi. Soprattutto propone di rendere volontaria una delle richieste più sfidanti: la rendicontazione degli effetti finanziari attesi derivanti da impatti, rischi e opportunità Esg rilevanti.

Rimangono i vincoli relativi al cambiamento climatico: gli investimenti green previsti nei piani industriali delle aziende non dovrebbero perdere la loro centralità. Il 31 luglio si è poi aggiunta la proposta di revisione degli Esrs da parte dell’Efrag.

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Anche in questo caso una semplificazione per alleggerire gli oneri delle imprese: le oltre 1.100 richieste di dettaglio si ridurrebbero del 68%, eliminando il 57% di quelle obbligatorie. Bisognerà attendere il termine della consultazione pubblica (29 settembre) per sapere se verrà recepita e in che misura. Il motivo di riflessione, che non dovrebbe riguardare solo gli orfani più o meno delusi del Green Deal, ma chiunque si preoccupi di gestire correttamente i rischi aziendali, sono la possibile evoluzione normativa e i conseguenti interrogativi di rilievo strategico.

Sia il Quick Fix sia la revisione degli Esrs hanno l’obiettivo di semplificare il processo di rendicontazione Esg: totalmente apprezzabile se correttamente attuato senza creare il rischio di rendere vani, e frustrati, investimenti e sforzi sostenuti dalle aziende già adempienti alle normative che, dopo anni di accelerazione, ora vedono uno stop.

Basti pensare al restringimento del numero di aziende chiamate a rendicontare in modo sistematico: dalle 50.000 coinvolte inizialmente dalla Csrd, con l’Omnibus I si passa a circa 10.000, meno delle 12.000 interessate dalla precedente Nfrd. Gli impegnativi passi avanti compiuti dalle imprese nella rendicontazione Esg devono essere riconosciuti perché vanno nella direzione di una misurazione più trasparente contribuendo a rafforzare la fiducia degli stakeholder e incidendo sull’accesso al credito.

La trasparenza Esg 

La disclosure combinata di dati Esg e performance economico-finanziarie dà una rappresentazione completa ed efficace dell’impegno, dei risultati e della direzione che un’azienda intende mantenere nel medio-lungo periodo. Rallentare la convergenza verso standard omogenei di accountability potrebbe ridurre il grado di comparabilità tra operatori, ostacolando la capacità degli investitori di allocare capitali in maniera pienamente informata.

Se la legislazione in materia non deve ostacolare la competitività economica comunitaria, è innegabile che la sostenibilità è più di una leva di business: va interpretata come il modo più corretto di operare e rappresentarsi. Per questo la possibilità di documentare in maniera volontaria alcuni aspetti legati agli Esg non dovrebbe essere usata come pretesto per evitare di assumersi responsabilità nel percorso di transizione in atto.

Sostenibilità per comunicare il valore con trasparenza

In questo periodo complesso, alle imprese e ai loro leader viene richiesto un impegno che va oltre la semplice produzione di beni o servizi: viene sollecitato, soprattutto dai giovani, un coinvolgimento responsabile, un ruolo sociale attivo e una partecipazione concreta alla vita della comunità. Le aziende possono scegliere se considerare la sostenibilità e la sua rendicontazione come un atto burocratico costoso o come l’opportunità di comunicare con trasparenza il valore generato, trasformandola in uno strumento di dialogo e fiducia verso il mercato e la società.

Certamente la burocrazia deve essere benigna e non trasformarsi in una trappola da evitare. Tutti consapevoli che attraverso impegno autentico e chiarezza di obiettivi, risultati e prospettive gli impatti andranno ben oltre il perimetro del business ricadendo positivamente su territori e comunità. (riproduzione riservata)

*direttore Comunicazione, Sostenibilità e Regional Affairs di A2A

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