La scoperta arriva dall’ospedale Mauriziano di Torino ed è stata presentata a Madrid
Il colesterolo cosiddetto cattivo, il tipo LDL (lipoproteine a basse intensità) che trasferisce il colesterolo dal fegato ai tessuti del corpo, quando è presente in forma eccessiva nel corpo tende a depositarsi sulle pareti delle arterie provocando delle occlusioni che rischiano di comportare malattie cardiovascolari come ictus e infarto. Una nuova scoperta realizzata da un team italiano, sembra poter rivoluzionare il contrasto al colesterolo cattivo.
anticorpo contro il colesterolo cattivo
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Lo studio è stato sviluppato dall’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino ed è stato presentato, a settembre 2025, all’ESC di Madrid, un prestigioso congresso internazionale di cardiologia a cui hanno partecipato oltre 40mila specialisti da tutto il mondo. I ricercatori hanno scoperto l’esistenza di un anticorpo monoclonale in grado di ridurre il colesterolo cattivo e la placca carotidea, comportando una riduzione di sette volte del rischio di infarto, ictus ed eventi vascolari di vario genere.
il primo paziente
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Tutto lo studio è partito da un caso del 2016 di un paziente torinese di 78 anni seguito dalla dottoressa Tiziana Claudia Aranzulla, che presentava una stenosi carotidea del 70%. La stenosi carotidea è un restringimento delle arterie carotidi, quelle che passano per il collo e portano il sangue al cervello. Le placche causate dall’eccesso di colesterolo cattivo provocano un’occlusione di queste arterie con la conseguenza di contribuire al rischio di infarti, ictus e malattie cardiovascolari. Per tentare di evitare l’intervento chirurgico, il paziente da cui è partito lo studio, è stato trattato con terapia monoclonale e la sua stenosi si è ridotta del 55% riuscendo così a evitare l’intervento. A quel punto è partita una ricerca, chiamata Caruso da CARotid plaqUe StabilizatiOn and regression with Evolocumab, su 170 pazienti con stenosi carotidea pari o superiore al 50% e colesterolo LDL-C pari o superiore a 100 mg/dl.
Risultati dello studio
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La dottoressa Aranzulla, presentando i risultati a Madrid, ha spiegato come un gruppo di pazienti è stato trattato con lo stesso anticorpo monoclonale chiamato Evolocumab in grado di inibire la proteina PCSK9 che, a sua volta, impedisce al fegato di rimuovere il colesterolo LDL. Questo gruppo di pazienti nell’arco di un anno ha visto una riduzione del 73.5% del colesterolo cattivo, mentre quelli trattati con terapia standard avevano una percentuale di riduzione del 48.3%. Non solo ma c’è stata una riduzione della placca del 68.4% contro il 63.5% dei pazienti trattati con la terapia tradizionale e solo il 2.4% di casi di eventi cardiovascolari avversi contro il 14.4% dell’altro gruppo osservato dallo studio.
Sulla base di questi numeri i ricercatori hanno potuto dire che l’anticorpo monoclonale potrebbe diventare il metodo standard per trattare pazienti con stenosi carotidea pari o superiore al 50%, aiutando così a ridurre i rischi di infarti o ictus causati da un eccesso di colesterolo cattivo.
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