L’Agenzia delle Entrate usa sempre di più algoritmi “intelligenti” come strumento nella sua attività di controllo. Ma cosa significa davvero per le imprese ed i professionisti?
Fino a qualche anno fa, i controlli fiscali erano affidati principalmente all’esame documentale eseguito fisicamente dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate, oggi, invece, la tradizionale attività di controllo viene svolta “a tavolino” da uno strumento invisibile ma potentissimo: l’intelligenza artificiale (AI).
L’Agenzia delle Entrate sta infatti investendo in tecnologie capaci di analizzare enormi quantità di dati in pochi secondi, individuare comportamenti sospetti e segnalare anomalie. Una rivoluzione silenziosa, che sta già cambiando il modo in cui il Fisco controlla imprese e contribuenti.
L’intelligenza artificiale non “decide” da sola chi controllare né tantomeno esegue autonomamente i controlli, ma è in grado di indicare con grande precisione dove guardare:
- Analizza i dati delle fatture elettroniche, dei conti correnti, delle dichiarazioni fiscali.
- Confronta il comportamento di un’azienda con quello di imprese simili, in base a settore, dimensione, area geografica.
- Segnala scostamenti anomali: margini troppo bassi, crediti usati in modo anomalo, spese fuori scala.
- Incrocia dati in tempo reale, riducendo tempi e costi dei controlli tradizionali
L’intelligenza artificiale non sostituisce l’attività umana, gli algoritmi sono strumenti di supporto, ma non prendono decisioni definitive. Eppure, il loro impatto è reale, soprattutto perché si basano su modelli matematici che non sempre sono trasparenti, e proprio quello della trasparenza è uno dei temi sui quali si sta dibattendo
Per le aziende ed i professionisti, come avviene del resto in ogni trasformazione delle condizioni di contesto, l’avvento di questo nuovo strumento ha pro e contro.
Se da una parte vi sono dei vantaggi, dati dal fatto che i controlli possono essere più rapidi e mirati, riducendo il carico burocratico, così come la minore probabilità di subire controlli “a tappeto” per chi è trasparente e in regola, d’altra parte esiste il rischio che anche piccoli errori possono far scattare un alert automatico, oppure che le segnalazioni basate su algoritmi non sempre considerano le particolarità di ogni azienda.
Questo processo di cambiamento è già il presente e l’intelligenza artificiale sta cambiando anche il Fisco, e sarà perciò necessario adeguare di conseguenza anche il modo in cui le imprese ed i professionisti devono comportarsi. Non basta più “essere in regola”, serve essere coerenti, tracciabili e digitalmente pronti, e prestare la massima attenzione alla qualità e alla coerenza delle informazioni fiscali inviate.
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