Aziende italiane nel mirino degli hacker, nel 1° semestre attacchi cyber su del 14%


Gli attacchi informatici si evolvono e sono sempre più sofisticati. Nei primi sei mesi del 2025 sono aumentate del 14% le offensive cyber contro le aziende italiane, sia pubbliche che private. Così emerge dal rapporto “State of Cybersecurity” commissionato da Aused, l’Associazione di utenti dei sistemi e delle tecnologie dell’informazione, e condotto da Certego, parte del Gruppo Vem e partecipata dal Gruppo Crif.

L’indagine ha coinvolto un campione di 200 grandi aziende italiane, per un totale di 1.200.000 asset monitorati. Il cloud, il network e gli endpoint (dispositivi fisici che si connettono e scambiano informazioni con una rete di computer) continuano a essere i principali punti di accesso attraverso i quali si verificano le intrusioni degli hacker. In Italia, secondo Deloitte, il 52% delle aziende prevede un aumento degli investimenti in cybersecurity entro i prossimi due anni, in considerazione del crescente numero di attacchi che ogni anno subiscono. La quota della spesa It destinata dalle imprese alla prevenzione nei prossimi mesi è attesa spiccare il volo, sulla spinta delle nuove minacce, ma anche dell’irrigidimento delle normative. I dazi continuano tuttavia a rappresentare un elemento di incertezza in grado di rimescolare le carte e di determinare nuove priorità negli investimenti per il prossimo futuro.

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I SETTORI A RISCHIO

Tornando al rapporto dell’Aused, gli attacchi informatici colpiscono indiscriminatamente sia le aziende del settore pubblico che quelle del settore privato, vittime entrambe dell’aumento degli attacchi cyber. Quelli rivolti alle aziende enterprise sono cresciuti del 19% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre le Pmi registrano un +10%. Il settore pubblico un +19%. La Cina si conferma il primo Paese per provenienza degli attacchi informatici. Seguono Stati Uniti, Russia e India. La tipologia di attacchi indubbiamente più diffusa sono i malware. Sono molto frequenti anche gli attacchi phishing e di social engineering. Ma quali sono i comparti più a rischio? In Italia il manifatturiero è quello maggiormente sotto stress, con 2.897 attacchi subiti nei primi sei mesi dell’anno, un numero in aumento del 20% rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2024.

La crescita degli attacchi informatici verso il manifatturiero riflette non solo l’attenzione crescente dei criminali informatici verso le infrastrutture industriali, ma anche la centralità di questo settore nel tessuto economico italiano. Centralità che inevitabilmente lo rende un obiettivo strategico. Anche nel settore della finanza si registra un incremento del 20% degli attacchi (sono stati 2.613 in sei mesi). Sotto tiro, e questa è in parte una novità, le aziende della moda, con 702 attacchi nel semestre (+4,4%). In passato questo settore era considerato meno esposto alle minacce informatiche. Oggi la sua crescente digitalizzazione e l’elevato valore dei suoi dati commerciali lo rende invece un bersaglio sempre più appetibile per i cybercriminali. Scontano una quota significativa di offensive cyber anche il settore farmaceutico (+4,4%), quello dell’energia (+4,3%) e l’industria alimentare (+4,3%). Infine, la Grande distribuzione organizzata (+4%) e i Servizi sanitari (+4,2%) sono anche loro alle prese con una crescita importante degli attacchi informatici subiti.

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