Giuseppe Conte: «Pronti alla svolta in Veneto. Noi abbiamo fatto correre l’economia»


L’intervista

La campagna elettorale del leader dei Cinque Stelle

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Chissà se Giuseppe Conte ha preso spunto da Achille Variati, che dallo stesso “balcone” su Vicenza lanciò la sua candidatura vittoriosa a sindaco, nella speranza che anche per lui Monte Berico sia ben augurante. E di fortuna, in Veneto, ce n’è bisogno. Qui il centrosinistra non ha mai vinto e i Cinque Stelle arrancano. Questa piazza è difficile e Conte lo sa bene.

«Offriamo al Veneto una chance di svolta»

Cinque anni fa la corsa in solitaria, stavolta la corsa in coalizione e l’appoggio al candidato dem Giovanni Manildo: «Abbiamo individuato un candidato affidabile e offriamo ai cittadini veneti la possibilità di una svolta». La campagna elettorale dei leader dei Cinque Stelle parte da Vicenza. Ieri sera, 30 agosto, è stato l’ospite d’onore a Fornaci Rosse. Come tre anni fa in questi stessi giorni. Quando c’era un’altra campagna elettorale, quella per le Politiche. Ma prima del bagno di folla al parco di via Farini, ha incontrato le truppe locali del movimento, ha visitato il carcere, ha parlato con i rappresentanti di diverse associazioni che si occupano di sociale, ha incontrato i giornalisti sotto i portici di Monte Berico.

Conte, il capopopolo

E anche stavolta ha lasciato a casa la raffinata pochette, quella che portava sempre adagiata nel taschino della giacca nei suoi giorni istituzionali da premier. Adesso Conte si è cucito addosso un abito diverso, quello del capopopolo, per portare i 5Stelle a presidiare l’area di sinistra soffiando i voti al Pd. Un’operazione che gli sta riuscendo. Ma in Veneto è un’altra storia. E lui vuole scardinare una certa narrazione che a queste latitudini va per la maggiore: «Ci hanno sempre dipinto come un partito assistenzialista, ma la realtà è che il M5S è la forza politica che al governo ha fatto correre di più l’economia con misure a sostegno della produttività e che più hanno inciso nel Paese». Una precisazione che tiene a fare in una terra, Vicenza e il Veneto, dove la cultura del lavoro e dell’impresa è l’asse portante della società.

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Conte strizza l’occhio alle imprese

«Come M5S siamo sempre stati attenti alla cultura d’impresa – aggiunge -. Dobbiamo difendere la competitività della piccola e media impresa. Il governo non ha fatto nessuna misura reale per combattere la recessione. Dobbiamo tutelare il sistema produttivo, dobbiamo tornare a promuovere il sostegno alle imprese, noi contrastiamo la speculazione finanziaria e non chi fa valore sui territori. Abbiamo una cultura d’impresa che per noi vuol dire stare vicino ai piccoli e medi imprenditori in difficoltà». E se dovesse dare un voto a Luca Zaia? «Non sono così presuntuoso e non mi permetto di dare voti. I voti devono darli ai cittadini e adesso hanno questa possibilità. Zaia non potrà più essere il candidato presidente, lui servirà per cercare di ottenere un vantaggio elettorale, magari ci sarà anche il suo nome sulla scheda, ma non sarà Zaia che guiderà la prossima competizione elettorale per il centrodestra, che stanno ancora litigando sul candidato. Noi lo abbiamo già indicato da tempo e siamo pronti ad offrire un’alternativa ai cittadini». Perché sì, ammette, in Veneto «non bisogna buttare a mare tutto quel che è stato fatto e questo indipendentemente dagli indirizzi politici», però «ci sono tantissime cose che non vanno bene: oggi il ceto medio, anche qui, nel ricco Veneto, è impoverito, anche qui la sanità non funziona. Ci sono fasce della popolazione emarginate. Ci hanno fatto la guerra sul reddito di cittadinanza, ma vogliamo parlare del bonus Zaia? Ecco, cerchiamo di essere meno ipocriti e più concreti, cerchiamo di lavorare per politiche più inclusive sul piano sociale che sostengano le famiglie, perché se calano i consumi e se cala la produzione, entriamo in recessione».

Il reddito di cittadinanza

E siccome chi non muore si rivede, verrà proposto anche qui il reddito di cittadinanza? «Guardi – risponde – sicuramente non faremo quello che fatto Zaia perché il suo bonus addirittura è superiore di tre volte alla soglia Isee del reddito di cittadinanza e viene dato indipendentemente da altri sussidi che tu percepisci. Noi faremo una misura di dignità che sia efficace ma sia anche giusta. Perché noi i soldi non li buttiamo».

Le accuse al bonus 110

Con buona pace di chi li accusa di averli buttati, eccome, con il bonus 110 che è costato 170 miliardi di euro alle casse statali. Ma lui rivendica i risultati del suo governo, che ha portato a casa il Pnrr, spara a zero contro quello di Giorgia Meloni che «ha portato in questi tre anni ad un crollo della produzione industriale». Ma il governo lo attacca anche per un altro motivo: perché, dice, su Gaza si è limitato alle chiacchiere: «Noi dal primo momento abbiamo cercato di spingere il governo italiano e l’Europa perché si adottassero misure come l’embargo delle armi e sanzioni economiche verso i responsabili del genocidio a Gaza. Invito ancora una volta il nostro governo a non voltarsi dall’altra parte ed a smettere di prestare copertura politica al governo genocidi di Netanyahu».





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