Fondi sociali Ue, Del Bono: «La Regione un ente assente e inadeguato Dimostri con i fatti la vicinanza ai cittadini»


di
Thomas Bendinelli

L’ex sindaco di Brescia: procedure troppo lente

Conto e carta

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«Al Meeting di Rimini il presidente della Regione ha detto che togliere la gestione dei Fondi Europei alle Regioni sarebbe inaccettabile ed imperdonabile, aggiungendo che le Regioni, a questo riguardo, debbono essere messe sempre più nelle condizioni di decidere sui loro territori. Bene, è un’affermazione che condivido, ma c’è un però». A parlare è Emilio Del Bono, l’ex sindaco di Brescia oggi consigliere del partito democratico e vicepresidente del consiglio della Regione Lombardia.

Buongiorno, d’accordo col però: ci spieghi.
«Il però è la capacità di gestione della Regione proprio a riguardo dei Fondi comunitari: siamo sicuri che la Lombardia sia così efficiente e spenda bene e rapidamente le risorse che arrivano dall’Unione Europea? Perché qui casca l’asino. Regione Lombardia si dimostra in realtà un ente assai inadeguato. Sì, proprio la Regione che reclama più autonomia non è affatto una eccellenza. E, sì, proprio la Regione che se la prende con l’Europa dei burocrati si dimostra campionessa di farraginosità e procedure complicate e poco efficaci».




















































Si riferisce al documento della Corte dei Conti?
«Sì. La Corte, nel suo Giudizio di parificazione relativo al Rendiconto di esercizio 2024, ha fatto alcune importanti sottolineature proprio a riguardo della gestione dei Fondi europei da parte di Regione Lombardia, dal quale risultano performance non certo lusinghiere per chi si autodefinisce il primo della classe o addirittura una eccellenza».

Cosa non va?

«I dati sulla gestione del Fondo sociale europeo rilevano che nel confronto tra le 11 regioni più sviluppate del nostro Paese, la Lombardia è scesa dall’ottavo al decimo posto per capacità di impegno e mantiene faticosamente il sesto posto per capacità di spesa. E per quanto riguarda il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, si sottolinea che gli impegni totali risultano essere il 38 per cento della dotazione totale, con una percentuale dei pagamenti pari al 13 per cento».

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Fuori da numeri e percentuali?
«Il dibattito che giustamente si è innescato sulla opportunità che rimangano le Regioni a gestire la partita dei Fondi comunitari ci spinge a sfatare falsi miti e a evitare tronfi richiami al federalismo. L’autonomia regionale è una cosa seria e solo attraverso i fatti si può dimostrare la sua importanza e utilità per il popolo italiano. E io, da convinto regionalista e municipalista quale sono, in coerenza con l’architettura istituzionale disegnata dalla nostra Costituzione, penso che una riflessione che deve partire dalla mia Regione sia necessaria».

Voto finale alla giunta regionale?

«La Lombardia da tempo ha perso quella capacità di stare vicino ai territori in modo innovativo, da tempo ha smarrito la sua primaria funzione di legislatore e pianificatore, per inclinare sempre più verso una gestione burocratica e stanca. E anche questo dibattito sui fondi europei può essere una buona occasione per parlare in modo concreto del rapporto tra Ue, Stato italiano, Regioni ed Autonomie locali. Non basta certo autodichiararsi bravi o addirittura i primi della classe per esserlo e la eccellenza sotto il profilo politico amministrativo, la Lombardia l’ha persa da tempo. E di questo a dispiacersene dovrebbero essere prima di tutti i cittadini lombardi e il sistema delle imprese che ne pagano le conseguenze».

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