I nuovi dati Istat sulla mobilità dei laureati italiani nel 2024 dipingono un quadro allarmante, con conseguenze profonde sulla competitività e sul potenziale di crescita del sistema Paese. I numeri confermano una crisi strutturale: l’Italia ha registrato un saldo negativo di 35.003 laureati, il peggiore di sempre, tra un’impennata record delle partenze (48.086, +29,5% sul 2023) e un simultaneo crollo dei rientri (13.083, -13,4%).
Il caso dell’Umbria è particolarmente emblematico e drammatico, con un incremento delle partenze del 61,9% in un solo anno (722 laureati vs i 446 del 2023) e un saldo negativo che tocca -548 unità. In un decennio, la regione ha perso netti 2.620 laureati. Un dato che equivale a una progressiva erosione del suo capitale umano più qualificato, con ripercussioni dirette sulla capacità produttiva, sull’innovazione e sul futuro tessuto imprenditoriale.
Il fenomeno non riguarda più solo i neolaureati in cerca di prima occupazione, ma colpisce fasce d’età più ampie, inclusi professionisti affermati (25-39enni) e persino over 65, segno di un malessere radicato che spinge via competenze ormai mature. Le cause sono note e strettamente economiche: retribuzioni non competitive, carriere più lente e meno meritocratiche, minori investimenti in ricerca e sviluppo rispetto ad altri paesi europei.
L’economia italiana sostiene così un enorme costo opportunità: perde l’ingente investimento pubblico e privato speso nella formazione, che va ad alimentare la produttività e l’innovazione di altri sistemi economici, indebolendo al contempo il proprio.
Le istituzioni locali iniziano a reagire. La Regione Umbria, ad esempio, ha approvato incentivi all’assunzione per laureati under 35. Tuttavia, come sottolineato da Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, si tratta di misure necessarie ma non sufficienti se isolate.
“Il provvedimento adottato dalla Regione rappresenta una prima pietra importante, ma da sola non basta: serve una tastiera di misure organiche, capaci di accompagnare davvero la trasformazione del nostro tessuto economico e sociale – ha dichiarato Mencaroni – La Camera di Commercio dell’Umbria ha messo al centro del proprio programma i due assi decisivi del futuro, la transizione digitale ed ecologica, che richiedono scelte coraggiose e coordinate. Ma per far esprimere a questa doppia transizione tutte le sue potenzialità in termini di crescita sana e innovativa del territorio occorrono i nostri laureati, risorsa decisiva che va trattenuta e valorizzata”.
La dichiarazione evidenzia la necessità di una strategia coordinata e di una visione condivisa tra tutte le istituzioni, puntando sulle transizioni digitale ed ecologica come motori di un nuovo modello di sviluppo. La sfida è nazionale: senza politiche strutturali che rendano il mercato del lavoro più attraente e che creino un ecosistema favorevole all’innovazione e all’alta qualificazione, il divario con gli altri paesi europei è destinato ad ampliarsi, con pesanti ricadute sulla crescita economica di lungo periodo.
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