La Cop28 di Dubai si era conclusa con un accordo storico: triplicare la capacità globale di energie rinnovabili entro il 2030. Eppure, secondo l’analisi “What’s new with national renewable targets? Not much!” pubblicata da Ember, il think tank indipendente specializzato nel settore energetico, l’avanzamento dei target nazionali risulta ancora lontano dall’obiettivo.
L’analisi evidenzia che, a luglio 2025, la somma degli impegni nazionali porta la capacità installata prevista al 2030 pari a 7,4 terawatt (TW), appena il 2% in più rispetto alle stime formulate nel 2023. Si tratta di un livello insufficiente a centrare l’obiettivo degli 11 TW, necessario per mantenere la traiettoria compatibile con il contenimento del riscaldamento globale a 1,5°C.
Fig.2 Aumento dei target a luglio 2025
Il divario con la promessa globale
Il quadro attuale evidenzia un gap di 3,7 TW tra la capacità rinnovabile programmata e quella necessaria per rispettare l’accordo di Dubai. In pratica, i target nazionali, se confermati, porterebbero a un raddoppio della capacità del 2022, ma non al triplicamento richiesto. Dal 2023 a oggi, sottolinea l’analisi, solo 22 Paesi hanno aggiornato i propri obiettivi: 16 hanno aumentato le proprie ambizioni e sei le hanno diminuite. Di questi 22 Paesi, sette non appartengono all’Unione europea (Australia, Brasile, Indonesia, Messico, Corea del Sud, Regno Unito e Vietnam).
Fig.2 I Paesi extra Ue che hanno aumentato le proprie ambizioni
Il ruolo dell’Unione europea
Nell’Ue, 15 Stati membri hanno rivisto i propri target nell’ambito dei Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec), con incrementi modesti. Francia e Spagna hanno alzato le ambizioni rispettivamente di 5 e 19 gigawatt (GW), mentre Germania e Italia hanno confermato i valori già fissati. Nel complesso, l’aggiornamento dei Piani europei ha portato a un incremento netto di soli 41 GW, lasciando al 2029 la prossima scadenza utile per eventuali rialzi.
Fig.3 Panoramica dei principali Paesi
Le grandi economie ancora ferme
Preoccupano i ritardi delle principali economie mondiali. Tra i 20 maggiori produttori di elettricità, solo Cina e Sudafrica hanno previsto un aggiornamento nel corso del 2025. Altri attori chiave come Stati Uniti, Canada, Russia e Turchia non hanno fissato nuovi target al 2030 o non hanno in programma di farlo nel breve termine. Negli Stati Uniti, la situazione appare particolarmente complessa: la revoca del Clean Power Plan al 2035 e l’approvazione del nuovo One Big Beautiful Bill Act (il maxi disegno di legge fiscale) stanno riducendo gli incentivi alle rinnovabili, con stime di tagli a nuove installazioni per circa 29 GW nel solare e 43 GW nell’eolico da qui al 2030.
Paesi emergenti tra ambizioni e sfide
In controtendenza, alcuni Paesi emergenti mostrano strategie più aggressive. L’India prevede di triplicare la capacità rinnovabile, arrivando a 509 GW entro il 2030, in linea con l’impegno annunciato dal Primo ministro Modi alla Cop26. L’Arabia Saudita, dal canto suo, punta a produrre il 50% dell’elettricità da rinnovabili entro il 2030, partendo da meno dell’1% nel 2023: una transizione che, se realizzata, sarebbe tra le più rapide al mondo.
Target cruciali
Le esperte e gli esperti di Ember sottolineano che fissare target nazionali chiari, ambiziosi e vincolanti non è solo una misura climatica, ma una leva strategica per garantire sicurezza energetica, attrarre investimenti e stimolare la crescita economica. Obiettivi trasparenti aiutano a pianificare le infrastrutture di rete e a orientare le politiche di supporto, riducendo i rischi di congestione o di sovraccapacità. Secondo l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) e l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), raggiungere almeno 11mila GW entro il 2030 rappresenta il percorso “ottimale” per mantenere viva la speranza di restare entro l’aumento di 1,5°C di temperatura.
Uno sguardo al futuro
Il rischio, sottolinea Ember, è che i processi di pianificazione nazionale restino troppo lenti e disallineati rispetto agli accordi multilaterali. Senza un’accelerazione già nel breve periodo, il divario di ambizione rischia di compromettere la credibilità degli impegni presi alla Cop28. Con la Cop30 alle porte, la comunità internazionale ha davanti a sé un’opportunità: rialzare i target, integrandoli con soluzioni di flessibilità e accumulo, per garantire che la transizione energetica non solo proceda, ma diventi il pilastro di un modello di sviluppo sostenibile, sicuro e competitivo.
di Tommaso Tautonico
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