La Borsa di Hong Kong ha annunciato il delisting di Evergrande, colosso immobiliare cinese, a causa del suo elevato livello di debito (300 miliardi di dollari) e dell’impossibilità di attuare piani per il risanamento della società. La decisione non è un fulmine a ciel sereno: la sua quotazione era stata sospesa il 29 gennaio del 2024 e, a seguito di un’ordinanza di un tribunale di Hong Kong, era stata messa in liquidazione.
L’ascesa di Evergrande
Il gigante cinese, fondato nel 1996, è entrato nella borsa di Hong Kong nel 2009 con un valore azionario di 9 miliardi dollari. Nel giro di pochi anni ha raggiunto il suo picco, nel 2017, con una capitalizzazione di 51 miliardi di dollari. Questa crescita straordinaria era stata resa possibile da fattori favorevoli a partire dai bassi tassi di interesse fino ad arrivare all’espansione del mercato immobiliare, alimentato da importanti stimoli governativi. In più, Evergrande aveva adottato una strategia di massicci investimenti (indebitandosi fortemente) che, se in un primo tempo ha dato i propri frutti, oggi ha dimostrato di essere stata il primo passo verso il baratro.
La pandemia e la stretta governativa
Oltre ad una strategia che nel medio-lungo periodo si è rivelata fallimentare, Evergrande è stata colpita duramente da due avvenimenti: la pandemia e la conseguente stretta governativa sulla speculazione immobiliare. Questi due eventi combinati hanno creato una spirale negativa per il gruppo che lo ha portato fino alla liquidazione.
Come detto, il primo tassello che ha attivato il domino è stata la pandemia poiché, avendo avuto origine in Cina, l’intera economia del Dragone ha subito immediati ed importanti effetti negativi che hanno evidenziato tutti i problemi strutturali di Evergrande.
Probabilmente però è stata ancor più importante la decisione del governo di Xi Jinping che dettò nel 2021 le sue tre “linee rosse” sul settore immobiliare: ridurre al 70% i debiti contratti e asset detenuti, indebitamento netto non superiore al capitale di rischio e liquidità in grado di coprire l’intera somma tra debiti finanziari e debiti verso i fornitori.
Queste restrizioni hanno portato ad una notevole contrazione del mercato mettendo in ginocchio Evergrande che è stata protagonista di un crollo in borsa nel settembre del 2021, dovuto alla crisi di liquidità che aveva colpito il colosso cinese già nella morsa dei debiti contratti nel corso dell’ultimo decennio.
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