Cgil Cisl Uil Trentino su Patto salari, ‘un punto di partenza’


“Un punto di partenza, non di arrivo”. Il segretario della Cgil del Trentino Andrea Grosselli ha definito così il Patto dei salari, a cui Cgil, Cisl e Uil hanno dato il via libera ieri mattina. L’accordo, che verrà firmato nei prossimi giorni, movimenta 638 milioni di euro. All’interno del Patto, ha spiegato in conferenza stampa il segretario della Cisl del Trentino Michele Bezzi, viene rilanciata la contrattazione territoriale e aziendale, che “per noi è l’unica vera leva con cui possiamo esprimere la nostra autonomia”. “Prima del Patto – ha chiarito Walter Largher della Uil del Trentino – la contrattazione territoriale non è obbligatoria per le aziende. Con il Patto cambia tutto”, perché la contrattazione a tre è resa obbligatoria. Centrale anche il tema degli incentivi affinché i giovani rimangano a lavorare in Trentino. “Siamo convinti che non è solo la retribuzione che li spinge ad uscire, perché anche possibilità di crescita e servizi fanno la differenza. Dobbiamo occuparci di tutti e tre questi aspetti, altrimenti rischiamo di dare una risposta parziale”, ha detto Bezzi. Ritorna poi il tema dell’innovazione tecnologica e degli incentivi alle imprese. In Trentino, ha sottolineato Largher, “abbiamo piccole imprese, e solo una su cinque opera in settori ad alta intensità tecnologica”. Gli investimenti pubblici nelle aziende, ha ricordato ancora il segretario della Uil, in Trentino “sono il doppio rispetto al resto d’Italia. Chiediamo in maniera forte che siano anche le imprese ad investire nelle proprie imprese”. Qualcosa che manca nel Patto c’è, hanno sottolineato i sindacati. Sull’Irap, ha spiegato Grosselli, “avremmo preferito un intervento simile a quello della Provincia di Bolzano”, dove i finanziamenti “sono vincolati alla capacità delle imprese di restituire parte di quei vantaggi ai lavoratori e alle lavoratrici sotto forma di aumenti salariali”. Un’altra richiesta non accettata, ha aggiunto Bezzi, è quella di un “integrativo territoriale” per la sanità privata, settore in cui la contrattazione nazionale è ferma da dodici anni. La richiesta, ha specificato poi il segretario della Cisl, verrà portata “in un altro tavolo”. Carente nel Patto, secondo Grosselli, anche il riferimento al welfare, che è “un potente investimento sul potere d’acquisto delle famiglie – soprattutto quelle più deboli – e per la coesione sociale”. Su questo tema, ha annunciato il segretario della Cgil, “continueremo ad incalzare la politica”. I sindacati adesso attendono la risposta delle imprese. “Ci aspettiamo la stessa responsabilità che abbiamo avuto noi, quella di firmare il patto pur sapendo che non tutto è stato inserito in questo testo”, ha concluso Grosselli. (ANSA)



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