Quali sono, quanto valgono e come funzionano i fondi Ue per l’agricoltura


«Sia chiaro, senza aiuti pubblici è impossibile, in Europa e ancora di più in Italia, proprio per la sua spiccata biodiversità, fare un’agricoltura di qualità. Senza i fondi europei, semplicemente non esisterebbe più l’agricoltura, perché le quantità di prodotto e i prezzi che possono garantire Brasile, Argentina, Stati Uniti, Cina e i grandi Paesi, spazzerebbero via le produzioni locali italiane».

Son parole di un esperto come il professore dell’università di Udine Gian Luca Gardini, ma sono concetti ampiamenti condivisi dagli operatori. «Anche in America o in Brasile – spiega il presidente regionale Fvg di Confagricoltura Philip Thurn Valsassina – lo Stato eroga contributi agli agricoltori. Tutto il mondo sovvenziona il proprio settore primario, non è un privilegio, tutt’altro, è una necessità. Per noi era normale lo stanziamento, per il bilancio 2028-2034, della stessa cifra di prima. Un taglio del 20%, se sarà confermato, non è sostenibile».

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Ma come funziona nel dettaglio la Pac (Politica agricola comune) e i suoi fondi? Ci sono due grandi linee di finanziamento, chiamate pilastri. Il primo pilastro riguarda il pagamento per ettaro a tutte le aziende, grandi o piccole, che rispettano alcune regole. È necessario presentare una domanda e avere alcuni requisiti minimi, facilmente raggiungibili. Per quanto riguarda gli allevamenti i fondi sono stabiliti per il numero di capi di ogni azienda, attraverso uno specifico coefficente. Solo questo primo pilastro, in Veneto vale 273 milioni di euro, in Friuli Venezia Giulia 54 milioni.

Il secondo pilastro, che fa riferimento al Piano di sviluppo rurale, vincola la ricezione dei fondi ad alcuni oneri a carico delle aziende. Ovvero è necessario dimostrare la sostenibilità, l’uso razionale dei prodotti fitosanitari, la miglior lavorazione dei terreni dal punto di vista tecnologico, gli investimenti sull’efficienza energetica. Insomma l’azienda agricola deve poter dimostrare che ogni anno può diventare più sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. In questo filone rientrano fondi per biologico e benessere animale.

Le aziende devono presentare la domanda entro il 15 maggio di ogni anno, i soldi arrivano sui conti correnti dal 15 ottobre, con una finestra di sei mesi. Fino a un paio di anni fa l’ente erogatore per tutta Italia era l’Agea, oggi ogni regione o gruppo di regioni ha un suo ente pagatore. Per il Friuli Venezia Giulia è l’Opr, per il Veneto l’Avepa. Quanto valgono i fondi della Pac per le regioni di Nord Est? Secondo le stime di Coldiretti ogni anno arrivano in Veneto tra i 600 e i 700 milioni, in Friuli Venezia Giulia oltre 100 milioni.

Se prendiamo in considerazione solo il primo pilastro, cioè i finanziamenti per gli ettari coltivati, secondo i calcoli di Confagricoltura, in Veneto nel 2024 sono giunti 273 milioni, in Friuli Venezia Giulia 54. Più complesso stimare un gettito annuale esatto per il secondo pilastro in quanto le misure finanziabili hanno durata pluriennale, come per esempio gli impegni ambientali, che possono annoverare investimenti che vanno da 5 a 20 anni. Sono previsti finanziamenti specifici Pac anche per chi avvia una nuova coltura. Esempio recente, il Consorzio riso del Friuli, che ha ripristinato la coltivazione dopo 80 anni. Per ogni ettaro a riso l’Europa stanzia 500 euro. Almeno fino a oggi.

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