La Commissione UE propone cinque nuove entrate fiscali per aumentare il bilancio 2028-2034. Dai rifiuti elettronici al carbonio, forti le reazioni da Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5S e PD
Per sostenere le nuove priorità economiche e politiche del prossimo decennio, la Commissione Europea ha presentato un piano ambizioso: incrementare il budget comunitario dagli attuali 1,2 trilioni di euro fino a quasi 2 trilioni tra il 2028 e il 2034. Ma per raggiungere questo traguardo, Bruxelles propone un pacchetto di cinque nuove fonti di entrata, le cosiddette “risorse proprie”, che dovrebbero contribuire con circa 44 miliardi di euro l’anno.
ETS e CBAM: le prime due leve fiscali a tema ambientale
Il primo pilastro del nuovo schema fiscale europeo è rappresentato dal sistema ETS, ovvero lo scambio di quote di emissioni. Questa misura, già in vigore per i settori industriali più inquinanti, potrebbe generare oltre 9 miliardi di euro l’anno. A seguire c’è il CBAM, il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere, pensato per evitare che le importazioni da Paesi con standard ambientali più permissivi abbiano vantaggi competitivi. Questo strumento dovrebbe portare circa 1,4 miliardi di euro all’anno.
Tasse su rifiuti elettronici, tabacco e grandi aziende
Tra le novità fiscali più discusse c’è la tassa sui rifiuti elettronici non raccolti, pensata per sostenere la transizione ecologica e al contempo generare circa 15 miliardi di euro all’anno. Un’altra misura prevede un aumento dell’aliquota fiscale su prodotti da fumo tradizionali e alternativi, come sigarette elettroniche, con un introito stimato di 11,2 miliardi di euro. Infine, la Commissione propone un contributo fisso per le grandi imprese con fatturati superiori ai 100 milioni annui, che potrebbe fruttare altri 6,8 miliardi.
Le critiche di Fratelli d’Italia: «Troppe tasse ambientali»
Fratelli d’Italia ha espresso forte contrarietà al piano. Carlo Fidanza, capodelegazione al Parlamento europeo, ha accusato Bruxelles di voler compromettere la competitività economica europea con nuove tasse, in particolare quelle ambientali, che secondo lui «hanno già dimostrato di non funzionare». Fidanza propone invece di finanziare l’aumento del bilancio con strumenti di debito comune, piuttosto che gravare ulteriormente su cittadini e imprese.
Forza Italia: sì alla cautela, no a più pressione fiscale
Anche Forza Italia mostra perplessità. L’eurodeputato Marco Falcone ha dichiarato che non è il momento giusto per aumentare le imposte, soprattutto in un contesto economico già segnato da instabilità. Pur riconoscendo la necessità di rafforzare le risorse europee, Falcone si oppone fermamente alle tasse sulle imprese e chiede prudenza sulla tassa sui rifiuti elettronici. La sua proposta alternativa? Maggiore responsabilità nella spesa pubblica e possibile utilizzo degli eurobond.
Movimento 5 Stelle: scetticismo su CBAM e imprese, sì alla web tax
Pasquale Tridico, del Movimento 5 Stelle, ha ribadito il sostegno del M5S al concetto di “risorse proprie” ma ha criticato la scelta della Commissione di escludere la web tax per favorire gli interessi degli Stati Uniti. Tridico è contrario all’uso del CBAM, che secondo lui aumenterebbe i costi energetici, e vede con preoccupazione il momento scelto per tassare le grandi aziende, già messe alla prova dai dazi americani.
Il Partito Democratico: favorevole alle imposte sulle grandi aziende
Più allineato alla proposta di Bruxelles è il Partito Democratico. Brando Benifei ha sottolineato l’importanza di fonti di entrata stabili e giuste, come l’Ets e la tassa sulle grandi imprese, per rimborsare i debiti legati al Next Generation EU senza compromettere il bilancio ordinario. Secondo Benifei, la Commissione dovrebbe spingersi ancora oltre, recuperando ad esempio il progetto della tassa minima globale.
Il dilemma degli Stati membri: meglio nuove tasse o più contributi?
Tra le istituzioni e i governi nazionali resta però forte la divisione. Il ministro italiano per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha bollato la proposta di tassazione sulle imprese come un messaggio dannoso, contrario agli obiettivi di crescita. Il commissario europeo al bilancio, Piotr Serafin, ha risposto che aumentare i contributi diretti degli Stati sarebbe ancora più impopolare. Per questo, secondo lui, l’unica strada sostenibile resta quella delle nuove risorse fiscali condivise.
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