“Il tema del ricambio generazionale nel settore della pesca non è una questione tecnica, ma una vera e propria sfida culturale, economica e sociale. Senza nuove generazioni che scelgano questo mestiere, non solo rischiamo di perdere competenze preziose, ma mettiamo a repentaglio l’identità stessa delle nostre comunità costiere”.
Lo ha dichiara l’europarlamentare di Fratelli d’Italia On. Carlo Ciccioli, intervenendo alle Giornate di studio del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e del Comitato delle Regioni che si è svolto oggi a San Benedetto del Tronto. “I numeri parlano chiaro: oltre il 57% dei titolari di imprese del settore ha più di 55 anni, mentre solo il 12% è sotto i 40. In alcuni tratti del Mediterraneo, come in Italia, la situazione è ancora più allarmante. Eppure, la pesca non è un mestiere del passato: oggi è più selettiva, più efficiente, più attenta all’ambiente e anche più redditizia, con profitti in crescita secondo il Blue Economy Report 2024. Per questo servono meccanismi preferenziali per l’accesso a licenze e finanziamenti, formazione tecnica aggiornata, credito agevolato e percorsi di subentro nelle imprese familiari. L’Europa deve investire nei giovani pescatori come investe nell’innovazione tecnologica. Avanzerò proposte concrete come l’introduzione della figura del ‘pianificatore della successione’, la semplificazione dell’accesso ai fondi del FEAMPA e l’integrazione con programmi europei come Erasmus+ per la formazione professionale. Le nostre scuole del mare, gli istituti nautici, le cooperative devono diventare hub di innovazione, cultura del mare e orientamento per le nuove generazioni. Ben sapendo che l’espansione di impianti per le rinnovabili offshore e le restrizioni ambientali stanno sottraendo spazio vitale alla pesca, spesso senza consultare le comunità coinvolte. Chiediamo una vera pianificazione integrata e partecipata, con il rafforzamento dei modelli di co-gestione come quelli italiani dei CO.GE.VO., che dimostrano come la sostenibilità si ottenga con la responsabilizzazione, non con l’imposizione. Il nostro compito in Europa è duplice: garantire innovazione e competitività al settore, ma anche giustizia generazionale e coesione territoriale. Là dove muore un porto, dove muore un’attività marinara, muore una cultura. E noi non possiamo permettercelo”.
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