“Care delegate, cari delegati, benvenute e benvenuti al XX Congresso Nazionale della Cisl. È con grande emozione e gratitudine che mi rivolgo a tutti voi per il calore che mi avete trasmesso durante questo tratto di strada che abbiamo percorso. Il saluto mio e della Segreteria
Confederale va a tutta la nostra comunità sindacale, ai nostri iscritti, ai militanti e ai delegati, ai neoeletti e ai confermati”. Apre così la sua Relazione di apertura del XX Congresso confederale, la Segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola. “Grazie alle autorità e ai molti ospiti per essere qui. Ai segretari delle altre organizzazioni sindacali, alle rappresentanze del mondo dell’impresa e del Terzo Settore. Un affettuoso benvenuto ai sindacalisti arrivati da altri Paesi e in particolare ai rappresentanti del mondo del lavoro bielorusso, birmano, israeliano, palestinese e ucraino. Con chi si batte quotidianamente per la democrazia, per chi ogni giorno si fa costruttore e promotore di pace e libertà. Il pensiero va anche ad Alberto Trentini, cooperatore italiano da otto mesi detenuto ingiustamente in Venezuela dal regime di Maduro. Esprimiamo la nostra più profonda solidarietà alla famiglia: non siete soli, tutta la nostra Organizzazione è al vostro fianco nella richiesta di verità, giustizia e libertà per Alberto”.
“La via della corresponsabilità è un sentiero sempre pieno di ostacoli, sempre in salita. Molto più semplice delegare. Molto più facile prendersela con qualcuno se le cose non funzionano, piuttosto che rimboccarsi le maniche e affondare le mani nella creta del possibile. Noi non ci siamo mai tirati indietro. Non lo faremo ora. Perché sappiamo che dalle decisioni di oggi dipendono gli equilibri economici, la salute della società e la tenuta democratica dei prossimi vent’anni nel mondo, in Europa, e quindi anche in Italia”.
“Lottare e partecipare non sono in contraddizione. -prosegue Fumarola- Il conflitto è uno strumento irrinunciabile e costitutivo del sindacato, purché serva a ottenere risultati concreti, e non a marcare solo una presenza. Con questo spirito, tra contrattazione e mobilitazione, abbiamo affrontato e stiamo affrontando sfide complesse: la rivoluzione tecnologica, le trasformazioni del lavoro, la pandemia, il cambiamento climatico, le crisi economiche, le nuove povertà, le fragilità emergenti, il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa. Prove durissime, che però hanno messo in luce la nostra forza: essere un riferimento credibile, un interlocutore responsabile”.
“Oggi siamo a un bivio. O l’Europa sarà finalmente integrata, forte, autonoma – anche su difesa e politica estera – oppure rischia la disgregazione, l’irrilevanza, la sottomissione. E allora non c’è che un modo per procedere, ed è racchiuso in una parola: insieme. Uniti. Un’unica Federazione di popoli e del lavoro. A partire dai dazi, va definita una strategia comune, condivisa da sindacato e imprese. Per tutelare lavoro e produzioni in difficoltà, aprire nuovi mercati, promuovere scambi equi basati su regole sociali e condizioni condivise”:
“È tempo di stringere un grande Patto della responsabilità: Governo, Sindacato e Sistema delle imprese che partecipino insieme verso obiettivi comuni. Nel solco di quanto ha ricordato a tutti noi il Presidente Mattarella al quale oggi rivolgiamo il nostro più sincero e caloroso saluto. Investiamo in un grande accordo per la crescita e la coesione sociale, che unisca le parti riformiste e responsabili.
Per rimuovere tante, troppe tare antiche. Per fare le riforme che attendiamo da decenni, rispondere alle urgenze che bussano alla porta in questa stagione di sfide epocali”.
“Su salute e sicurezza può davvero avviarsi quel cantiere partecipato entro cui costruire un accordo su qualità del lavoro, nuove tutele e formazione, piena occupazione, buona flessibilità contrattata. Un accordo che deve affrontare in priorità anche una scottante questione retributiva: il nodo che più di ogni altro incrocia tutti i maggiori punti deboli del nostro sistema economico. Salari bassi vuol dire aumento delle diseguaglianze, rischio di povertà, impoverimento del capitale umano, freno alla produttività. È su questo intreccio che si deve intervenire, efficacemente e in modo strutturale, senza demagogia e senza illudersi che esistano scorciatoie legislative”.
“La via maestra resta quella contrattuale. Bisogna rinnovare tutti i contratti nazionali, pubblici e privati, trovando soluzioni eque per riallineare i salari all’inflazione reale, evitando però automatismi fuori dal tempo che rischierebbero di innescare pericolose spirali inflazionistiche. Dobbiamo porre le condizioni per accrescere la produttività, redistribuendola sia su buste paga più pesanti, sia su orari più leggeri. È necessario diffondere al massimo la contrattazione decentrata, che da tempo riguarda appena il 30% delle aziende”.
“Non da oggi chiediamo una nuova politica espansiva dei redditi, fondata su metodo, equità e concertazione. Si tratta di intervenire su prezzi e tariffe, contrastare la speculazione, ridurre la pressione fiscale sulle fasce più deboli. Serve un sistema impositivo più equo e redistributivo, che alleggerisca pensionati e lavoratori, oggi i più colpiti dall’Irpef. L’elefante nella stanza si chiama fiscal drag: un meccanismo che in questi anni ha drenato decine di miliardi, erodendo i risultati dei rinnovi contrattuali, dell’alleggerimento del cuneo fiscale, degli adeguamenti pensionistici. È ora di aprire un tavolo negoziale per restituire a lavoratori e pensionati quanto trattenuto, riconoscendo il loro contributo alla sostenibilità dei conti pubblici”.
“Occorre proseguire nella riforma fiscale: aumentare le detrazioni per i redditi fino a 60 mila euro, ridurre la seconda aliquota dal 35% almeno al 32%. Ci vuole un fisco “amico della famiglia”, con una revisione sistematica di detrazioni e deduzioni, concordata col Sindacato, mirata a sostenere natalità e fasce più fragili. L’assegno unico va ulteriormente potenziato e allargato alle famiglie composte da chi proviene da altri paesi, come richiesto dalla Corte di Giustizia europea. Vanno potenziate le detrazioni per spese sanitarie, istruzione, affitti, figli a carico, e alleggeriti i redditi bassi”.
“Giorgio La Pira, il “sindaco santo” di Firenze, diceva che “quando le persone si stringono insieme, il futuro cambia direzione”. Noi, da parte nostra, ci siamo, con l’orgoglio di una comunità grande, forte e solidale, e con l’umiltà di chi sa che avere idee giuste e valori profondi non basta. Se restano chiusi in noi stessi, idee e valori si raffreddano e si spengono. Ci ha portati fin qui il coraggio di condividere: di accendere il fuoco l’uno nell’altra, sapendo che nessuna casa si scalda da sola se attorno c’è l’inverno. Ora sta a noi. A noi che non accettiamo di scegliere tra giustizia e futuro. A noi che non smettiamo di credere nel lavoro come dignità, e nella dignità come motore di ogni politica. Partecipare non è una parola gentile. È una scelta esigente. Ma è l’unica che ci tiene in piedi. Insieme” – conclude la leader della Cisl.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link