Quali Paesi europei subiscono le maggiori perdite di Pil per colpa delle ondate di caldo


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Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato sia in Europa che a livello globale, da quando i dati vengono monitorati con regolarità, ovvero dalla metà dell’Ottocento. E non si è trattato di un’eccezione: anche gli ultimi dieci anni appena trascorsi, nel loro complesso, sono stati quelli con la temperatura media globale più alta. 

Secondo il rapporto European State of the Climate, il nostro continente è quello che subisce con maggiore forza la spinta del riscaldamento globale: l’aumento della temperatura media della regione risulta decisamente più marcato rispetto al resto del mondo. 

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Le ondate di caldo diventeranno sempre più frequenti e intense

Tutto ciò, come dimostrano innumerevoli studi, sta moltiplicando la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi. Comprese le ondate di caldo, che stanno già comportando anche un impatto significativo sull’economia europea, sia dal punto di vista del Prodotto interno lordo che della produttività del lavoro. Gli esperti avvertono inoltre che tali impatti sono destinati ad aumentare notevolmente nei prossimi decenni. Soprattutto se non si agirà in modo drastico e immediato per mitigare i cambiamenti climatici, diminuendo le emissioni di gas a effetto serra. 

Gli effetti dell’aumento delle temperature variano però in modo significativo in tutta Europa. Non tutti i Paesi hanno infatti subito le stesse conseguenze economiche. Uno studio realizzato dal ricercatore spagnolo David García-León assieme a un gruppo di colleghi, e pubblicato su Nature Communications, ha esaminato le ondate di caldo che si sono verificate in quattro anni eccezionalmente caldi – 2003, 2010, 2015 e 2018 – e ne hanno confrontato l’impatto rispetto al periodo 1981-2010.

Nei quattro anni in questione i danni economici totali stimati, legati alle ondate di caldo, somno stati compresi tra lo 0,3 e lo 0,5 per cento del Pil europeo, per i 27 Paesi membri dell’Ue, il Regno Unito e i Paesi Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein). Ciò rappresenta da 1,5 a 2,5 volte la media delle perdite economiche annuali dovute al caldo estremo nel periodo 1981-2010. All’epoca, infatti, l’impatto economico era stato “solo” di circa lo 0,2 per cento del Pil.

Secondo lo studio, in caso di inazione da parte dei governi sul clima, le perdite economiche medie dovute alle ondate di caldo dovrebbero aumentare dal livello del 1981-2010 per raggiungere uno 0,77 per cento nel periodo 2035-2045. Successivamente uno 0,96 per cento nel 2045-2055 e superare l’1,14 per cento entro il 2060

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Tali previsioni – riassunte nel grafico sopra, grazie ai dati concessi a Euronews dall’autore principale dell’analisi – sono suscettibili di modifiche in ragione dei fattori climatici, ma forniscono una chiara indicazione del rischio che si sta correndo.

L’Europa meridionale subisce le perdite maggiori

Paesi come Cipro, Croazia, Portogallo, Malta, Spagna e Romania registrano le maggiori perdite economiche previste, con impatti che raggiungono o superano il -2,5 per cento del Pil nel periodo 2055-2064. Anche per la Grecia e l’Italia(entrambe -2,17 per cento) e la Francia (-1,46 per cento) si prevedono perdite significative entro il 2060.

Tutti questi Paesi sono già vulnerabili a causa dei loro climi più caldi e si prevede che subiranno gli aumenti più drastici dei danni da ondate di caldo in futuro.

Il Regno Unitol’Irlanda, la Danimarca, i Paesi Bassi e il Belgio mostrano al contrario gli impatti sul Pil più bassi, rimanendo generalmente al di sotto del -0,5 per cento anche negli scenari peggiori. Tuttavia, quasi tutti i Paesi, anche nelle regioni più fredde, mostrano una tendenza costante al peggioramento degli effetti nel tempo.

L’Ocse: potenziali perdite anche nella produttività del lavoro

Il rapporto Ocse 2024 curato da Hélia Costa e da altri ricercatori, che copre 23 Paesi – di cui 21 europei, più Giappone e Corea del Sud – rileva che le alte temperature riducono anche la produttività del lavoro. La ricerca si basa su dati meteorologici dettagliati e su informazioni finanziarie di oltre 2,7 milioni di imprese tra il 2000 e il 2021.

I ricercatori hanno scoperto che sia la crescita del numero di giorni con temperature alte che l’aumento della frequenza delle ondate di caldo riducono sostanzialmente la produttività. Le loro stime di base mostrano che dieci giorni in più di temperatura superiore a 35°C in un anno comportano una riduzione dello 0,3 per cento della produttività annuale del lavoro delle imprese. La riduzione è dello 0,2 per cento se misurata al di sopra dei 30°C.

Quando la temperatura supera i 40°C, l’impatto aumenta bruscamente, riducendo la produttività di oltre l’1,5 per cento e raggiungendo l’1,9 per cento. Gli effetti variano da -1,1 per cento a -2,7 per cento, suggerendo che in questo scenario più estremo le perdite possono superare il 2,5 per cento.

La Spagna è la più colpita dallo stress da caldo

Le simulazioni dell’Ocse hanno anche specificato le potenziali perdite di produttività dovute al caldo nei vari Paesi nel periodo campione e in futuro. La Spagna ha registrato la variazione più elevata nella produttività del lavoro dovuta all’aumento dei giorni di stress da caldo, con un calo dello 0,22 per cento tra i periodi 2000-2004 e 2017-2021.

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Seguono Francia e Ungheria, ciascuna con una perdita dello 0,13 per cento. Altri Paesi con perdite dello 0,1 per cento o più sono Slovacchia, Bulgaria, Slovenia, Italia, Polonia e Romania.

Quando nella simulazione lo stress da caldo è associato a un aumento della temperatura di 2°C, che rappresenta le condizioni future, il livello delle perdite di produttività aumenta drasticamente. La simulazione suggerisce che la produttività del lavoro potrebbe diminuire di oltre lo 0,8 per cento in Spagna e di circa lo 0,5 per cento in Italia e Bulgaria. Al contrario, i Paesi del Nord, come Danimarca e Finlandia, dovrebbero subire le perdite più contenute.

Tra le cinque maggiori economie europee, il Regno Unito mostra invece il calo più basso della produttività in entrambi gli scenari.

I Paesi europei stanno agendo in modo adeguato?

David García-León, che è anche consulente scientifico del ministero spagnolo dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione, ha osservato che alcune pratiche di adattamento sono già comuni in Europa. Ad esempio, i lavoratori all’aperto spesso spostano il loro orario di lavoro durante i mesi estivi e osservano pause obbligatorie per evitare lo stress da caldo.

“Queste pratiche dovranno inevitabilmente estendersi alle regioni più settentrionali, dato che le ondate di calore diventano più frequenti e intense”, ha dichiarato a Euronews Business il ricercatore. Secondo il quale alcuni Paesi hanno già implementato strumenti come i sistemi di allerta precoce localizzati per il caldo estremo, ma che questi devono essere estesi a tutta l’Europa.

Hélia Costa, economista dell’Ocse e autrice principale del rapporto, ha confermato che molti Stati hanno attuato o proposto misure come la regolamentazione del lavoro all’aperto durante le ondate di calore.

Cosa occorre fare di fronte alla crisi climatica

Costa ha indicato anche due priorità politiche fondamentali. “In primo luogo, l’urgente necessità di mantenere e incrementare gli sforzi di mitigazione del clima per contenere la crescente intensità e frequenza delle ondate di calore, riducendo così i danni alla fonte“, ha dichiarato a Euronews Business.

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“In secondo luogo, sottolineiamo l’importanza di prevedere misure di adattamento, come migliorare la ventilazione dei luoghi di lavoro, regolare gli orari di lavoro per evitare i picchi di calore o ampliare gli spazi verdi urbani per abbassare le temperature ambientali”, ha aggiunto.

García-León ha sottolineato che le misure precedenti non sono più sufficienti, data la crescente frequenza e intensità degli eventi di caldo estremo: “Le politiche per la salute sul lavoro devono essere integrate da azioni più ampie che supportino la progettazione di piani di adattamento locali. Ad esempio, le misure di pianificazione urbana e territoriale sono essenziali per mitigare l’effetto isola di calore”, ha affermato.



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