Investire in Turchia, occhio a pianificare i flussi di cassa


“La Turchia sta attraversando un periodo di transizione economica caratterizzato da un processo di stabilizzazione fragile ma in corso. Sebbene persistano sfide come la volatilità della valuta e un’inflazione ostinata, i recenti cambiamenti nelle politiche monetarie e fiscali riflettono un chiaro impegno a ripristinare la stabilità macroeconomica nel medio e lungo termine. In particolare, si iniziano a intravedere segnali positivi nel controllo dell’inflazione e nella gestione del tasso di cambio”. A dirlo è Levent Celepcii, office managing partner Turchia di Schonherr, secondo il quale “in questo contesto, i tassi di interesse elevati sono diventati un elemento centrale del panorama finanziario. Sebbene siano stati introdotti per contenere l’inflazione, hanno anche aumentato il costo del credito, rendendo più difficile la gestione della liquidità per le imprese che operano in Turchia. Per le aziende con un elevato fabbisogno di capitale circolante o attività ad alta intensità di investimenti, pianificare i flussi di cassa è diventato più complesso, soprattutto a causa dell’accesso limitato a finanziamenti a costi contenuti. Ma esistono gli strumenti per proteggersi da tali sfide”.

Ma nonostante questo…

Nonostante questi vincoli, la Turchia continua a rappresentare una destinazione interessante per gli investitori. I settori strategici, in particolare il tessile e l’abbigliamento pronto moda, mantengono una competitività globale grazie a modelli orientati all’export e a una profonda integrazione nelle catene di fornitura europee. Oltre ai settori tradizionali, si sta registrando un’accelerazione nei comparti delle energie rinnovabili, della logistica e della tecnologia. In combinazione con le infrastrutture commerciali del Paese e la sua posizione geografica strategica vicino ai principali mercati, queste tendenze offrono una solida base per un impegno commerciale sostenibile e di lungo termine.

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Italia e Turchia hanno una partnership di lunga data, recentemente riaffermata dal Primo Ministro Meloni e dal Presidente Erdoğan. Come è l’attuale stato della cooperazione economica tra i due Paesi, in particolare per quanto riguarda il commercio e la collaborazione industriale?

L’attuale cooperazione economica tra Turchia e Italia può essere definita stabile, strutturata e reattiva rispetto ai cambiamenti nelle dinamiche globali e regionali. Essa si fonda su legami commerciali consolidati, continuità istituzionale e un crescente allineamento normativo. Nel tempo, questo legame storico si è evoluto in una partnership solida, sostenuta da priorità condivise e da un dialogo costante a livello giuridico e politico su commercio, investimenti e regolamentazione. Nel 2024, il commercio bilaterale ha raggiunto i 32,2 miliardi di dollari, rendendo l’Italia il quinto mercato di esportazione della Turchia a livello globale e il secondo all’interno dell’Unione Europea. Questo dato riflette non solo il volume degli scambi, ma anche la profondità della collaborazione industriale, in particolare nei settori dell’automotive, della meccanica, delle infrastrutture e della finanza. Attualmente, oltre 400 aziende italiane operano in Turchia, contribuendo a una presenza industriale duratura. Il Quarto Vertice Intergovernativo, tenutosi a Roma il 29 aprile 2025, ha riaffermato l’impegno di entrambe le parti a una maggiore integrazione. Il nuovo obiettivo di scambio bilaterale fissato a 40 miliardi di dollari dimostra che questa non è una relazione statica, ma orientata all’espansione, in linea con interessi strategici comuni.

Con oltre 400 aziende italiane attive in Turchia e un interscambio bilaterale che ha raggiunto i 32 miliardi di dollari lo scorso anno, quali settori sono destinati a registrare la crescita più significativa nei prossimi anni?

Diversi settori sono destinati a caratterizzare la prossima fase di crescita nella relazione economica tra Turchia e Italia. Questa prospettiva è influenzata non solo dalle dinamiche di mercato, ma anche dai cambiamenti normativi in corso e dalla crescente complementarità tra le due economie. Il settore delle energie rinnovabilisi distingue come ambito di allineamento strategico. Gli sforzi della Turchia per diversificare il proprio mix energetico e ridurre le emissioni hanno aperto spazi concreti per la collaborazione internazionale. L’Italia offre sistemi avanzati e competenze tecniche, mentre la Turchia garantisce scala industriale e una base di investimenti in crescita. Insieme, rappresentano un binomio naturale per la transizione energetica sostenibile nella regione. Anche la manifattura avanzata e l’automazione mostrano forti potenzialità. La base industriale in espansione della Turchia, supportata dalla sua posizione geografica e dalla capacità di esportazione, si interseca con i punti di forza italiani nell’ingegneria di precisione, nella robotica e nelle tecnologie produttive. Questo allineamento favorisce il progresso reciproco, in particolare in ambiti come l’Industria 4.0 e i sistemi di produzione intelligenti.

E poi?

I settori delle infrastrutture e delle costruzioni continuano a offrire opportunità di crescita, soprattutto nei progetti legati allo sviluppo urbano e alla resilienza climatica. Le imprese italiane già presenti in Turchia potrebbero trovare ulteriori spazi di intervento attraverso partenariati pubblico–privati strutturati, in particolare nei sistemi di trasporto e nei materiali da costruzione sostenibili. Parallelamente, i settoriagroalimentare e del packaging stanno acquisendo importanza. Con il rafforzamento degli standard europei in materia di sostenibilità, tracciabilità e sicurezza alimentare, la capacità produttiva e l’orientamento all’export della Turchia possono trarre vantaggio dall’esperienza italiana nelle tecnologie di trasformazione e confezionamento. Ciò apre la strada a una cooperazione ad alto valore aggiunto in un settore dove la convergenza normativa sta diventando sempre più rilevante.

Le aziende italiane considerano spesso il costo del lavoro, la disponibilità di competenze e la prevedibilità normativa prima di entrare in un mercato. Come valuta l’attuale posizione della Turchia rispetto a questi aspetti?

Sul fronte del costo del lavoro, la Turchia offre un vantaggio evidente nel contesto europeo più ampio. I livelli salariali medi rimangono inferiori rispetto a quelli degli Stati membri dell’UE, mentre la produttività in settori chiave come manifattura, tessile e logistica si mantiene elevata. In termini di competenze, la Turchia beneficia di una forza lavoro ampia, giovane e con un livello di specializzazione crescente. Le recenti espansioni dell’istruzione universitaria e professionale, in particolare nei campi dell’ingegneria, dell’informatica e del design industriale, si allineano bene con le esigenze delle industrie italiane. Dal punto di vista normativo, la Turchia ha compiuto progressi significativi nell’armonizzare il proprio ambiente imprenditoriale con gli standard europei, soprattutto nelle aree legate al commercio. Sebbene permangano alcune incertezze in merito alla burocrazia o alla coerenza giuridica, i meccanismi esistenti per la risoluzione delle controversie e la protezione degli investimenti — molti dei quali basati su accordi bilaterali e multilaterali — hanno rafforzato la fiducia complessiva.

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Come si può definire il quadro normativo?

Il quadro giuridico turco può essere altamente dinamico, e i cambiamenti normativi possono essere attuati rapidamente. Per questo motivo, le imprese straniere traggono spesso vantaggio dall’adozione di processi interni che consentano di rispondere con prontezza alle modifiche legali o amministrative. Nei settori come latecnologia, lo sviluppo normativo può talvolta risultare più lento rispetto ai quadri consolidati dell’UE, creando aree grigie temporanee che possono sollevare dubbi in materia di conformità. Tuttavia, nelle operazioni quotidiane, i ministeri e le autorità settoriali turche sono generalmente accessibili e reattivi, offrendo indicazioni pratiche man mano che le regole si evolvono.

Quali incentivi concreti (fiscali, sovvenzioni, zone industriali, ecc.) sono attualmente disponibili per gli investitori stranieri — in particolare italiani — che intendono avviare o espandere le proprie attività in Turchia?

La Turchia offre una gamma di meccanismi di incentivi volti a sostenere gli investimenti diretti esteri, in particolare nei settori strategici e orientati all’export. Tra questi figurano riduzioni dell’imposta sulle società, esenzioni dai dazi doganali, agevolazioni IVA per l’acquisto di macchinari e contributi sui costi previdenziali a carico del datore di lavoro. Le aziende italiane che operano in Turchia possono inoltre beneficiare dell’accesso a zone industriali organizzate e zone franche, che offrono ulteriori vantaggi quali infrastrutture già pronte,procedure autorizzative semplificate e possibilità di locazione a lungo termine a condizioni favorevoli. Gli investitori nei settori delle energie rinnovabili, della manifattura ad alta tecnologia e della ricerca e sviluppo possono accedere a programmi di incentivo mirati, in linea con le priorità industriali della Turchia.

Qual è il clima generale per gli investimenti in Turchia oggi? Quali rischi dovrebbero considerare gli investitori italiani e come possono mitigarli al meglio?

La Turchia offre un ambiente d’investimento dinamico, in particolare per le aziende che puntano ad accedere ai mercati regionali, beneficiare di costi di produzione competitivi e operare all’interno di una solida base industriale. La volatilità della valuta rappresenta ancora un fattore da considerare e, sebbene siano in corso sforzi per la stabilizzazione economica, è importante gestire il rischio attraverso unapianificazione finanziaria solida e tutele contrattuali. Anche l’inflazione incide sui costi operativi, in particolare per via degli adeguamenti salariali periodici. Sul piano giuridico e normativo, la Turchia ha compiuto progressi rilevanti nell’allineamento agli standard internazionali. In alcune aree — soprattutto laddove l’infrastruttura legale o commerciale è ancora in via di sviluppo — l’accesso a indicazioni regolamentari chiare può talvolta risultare limitato. Ciò può generare incertezza pratica, in particolare per gli investitori attivi in settori emergenti o tecnicamente complessi.

Per mitigare questi rischi, è consigliabile adottare strategie che includano:

  • coperture finanziarie per la gestione del rischio cambio,
  • revisione periodica dei contratti e dei modelli di costo,
  • partnership locali affidabili,
  • assistenza legale tempestiva fin dalle fasi iniziali dell’investimento (riproduzione riservata)



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