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Il primo ministro slovacco Robert Fico ha chiesto ufficialmente un’esenzione legale che consenta alla Slovacchia di continuare ad acquistare gas dalla Russia fino al 2034, in cambio del ritiro del veto di Bratislava sul nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro Mosca. La proposta, definita da Fico una richiesta “prendere o lasciare”, rischia di far deragliare l’approvazione del 18esimo pacchetto sanzionatorio, atteso questa settimana.
Secondo Fico, la Commissione europea dovrebbe consentire alla Slovacchia di rispettare il contratto in essere con Gazprom fino alla scadenza. Ma Bruxelles si oppone per principio, sostenendo che un’esenzione del genere indebolirebbe la coerenza e l’efficacia del regime sanzionatorio contro la Russia.
L’opposizione slovacca non è tanto rivolta alle sanzioni, quanto al piano dell’Ue per eliminare gradualmente i combustibili fossili russi entro il 2027. L’esecutivo europeo ha presentato una proposta a giugno per vietare i contratti di gas, sia a breve che a lungo termine, come parte di una strategia per privare Mosca di risorse finanziarie.
La posizione di Bratislava
Paese senza sbocco sul mare e fortemente dipendente dal gas russo, la Slovacchia ha contestato duramente il piano, sostenendo che danneggerebbe la competitività, farebbe aumentare i prezzi e metterebbe a rischio la sicurezza energetica nazionale. Per ottenere garanzie, Fico ha bloccato l’approvazione del pacchetto di sanzioni, che richiede l’unanimità degli Stati membri, a differenza dell’eliminazione graduale del gas, soggetta a maggioranza qualificata.
Bruxelles ha già respinto le richieste di compensazioni finanziarie avanzate da Fico al vertice Ue del mese scorso. Il premier slovacco ha anche avvertito che un’interruzione del contratto con Gazprom potrebbe esporre il Paese a cause legali per danni tra i 16 e i 20 miliardi di euro. La Commissione ritiene invece che l’introduzione dei divieti costituirebbe un caso di “forza maggiore” in sede giudiziaria.
Il confronto ha acceso un’intensa attività diplomatica: martedì la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha inviato a Fico una lettera di tre pagine in cui offre rassicurazioni sull’implementazione graduale del divieto e propone l’uso di aiuti di Stato e fondi europei per attenuarne l’impatto su famiglie e imprese. Inoltre, Bruxelles si è detta disponibile a chiarire i criteri per attivare una “pausa d’emergenza” e sospendere temporaneamente le misure in caso di picchi estremi nei prezzi.
Tuttavia, la lettera non menziona alcuna esenzione formale né un pacchetto su misura per la Slovacchia. Fico ha pubblicato integralmente il testo sui suoi canali social, definendo le proposte “insufficienti”, mentre i suoi partner di coalizione le avrebbero giudicate “addirittura nulle”.
Il primo ministro ha quindi chiesto di rinviare il voto sul pacchetto sanzioni.
La frustrazione di Kallas: nessun accordo per il 18esimo pacchetto di sanzioni
L’Alta rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha espresso la propria frustrazione al termine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles.
“Mi rattrista che non siamo riusciti oggi a raggiungere un accordo”, ha detto, sottolineando che ora “la palla è nel campo della Slovacchia”. Secondo Kallas, un’intesa “deve essere raggiunta” dopo due mesi di negoziati, perché la Russia va privata dei mezzi per continuare la guerra contro l’Ucraina.
La responsabile della diplomazia Ue ha poi ribadito che “da tutto il mondo arriva il messaggio che dobbiamo esercitare davvero pressione sulla Russia” e che, pur dovendo navigare tra le 27 democrazie dell’Ue e le loro diverse opinioni pubbliche, “spero ancora che domani riusciremo a prendere una decisione”.
Rispondendo ai giornalisti, il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, ha indicato chiaramente i responsabili dello stallo. “Chiedete all’Ungheria e alla Slovacchia”, ha detto.
Intanto, il desiderio di Fico di mantenere aperti i rapporti commerciali con Gazprom potrebbe presto scontrarsi con la linea della Casa Bianca: Donald Trump ha minacciato di introdurre “dazi severi” contro la Russia e i suoi partner commerciali se non saranno compiuti progressi verso la pace entro 50 giorni.
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