è già legge la nuova cittadinanza


Iure sanguinis: si riscrivono le regole per diventare cittadini italiani. Sì al passaporto italiano ma soprattutto per chi, pur possedendo radici italiane, vuole realmente fare ritorno in patria, contribuendo attivamente al tessuto sociale ed economico nazionale. Questo significa che si vuole incentivare, ancora di più, il fenomeno dei “cervelli di ritorno”. Nel solo 2022, in effetti, erano state ottenute oltre 85mila cittadinanze italiane riconosciute all’estero (soprattutto in America Latina) ma quasi tutti i “nuovi” italiani, in realtà, erano rimasti nelle loro nazioni, senza modificare il nostro tessuto socio-economico.

«La nuova legge – commenta Gerardo Sine, Ceo di Back to Italy, startup innovativa che promuove l’immigrazione di ritorno e facilita il reinserimento in Italia degli italiani all’estero – si allinea perfettamente con la nostra missione. Il nostro obiettivo è quello di fare da catalizzatore per il ringiovanimento della società italiana, invertendo la tendenza dell’‘esodo dei talenti’ e riportando in patria competenze preziose».

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La startup attualmente mette in contatto figure professionali qualificate con opportunità in Italia, dal mondo del lavoro alla casa e a una integrazione culturale piena.  Lo scopo del progetto è realizzare un sistema di matching avanzato tra le opportunità nazionali e gli italiani all’estero pronti al rientro, il tutto grazie a soluzioni innovative. In tal modo si superano i tradizionali ostacoli offrendo opportunità mirate e personalizzate. Grazie a questo approccio a 360 gradi, la startup rende il rientro in patria un processo sostenibile e attrattivo, sia per i professionisti sia per le loro famiglie, offrendo soluzioni su misura a ogni passo.

«Si tratta di un passo fondamentale per il futuro del Paese – prosegue Sine – e il nuovo provvedimento incoraggia gli oriundi italiani nel mondo a rimanere in Italia, mettendo al centro il valore del capitale umano che può tornare a beneficio del nostro Paese. La nuova legge può contribuire a invertire il declino demografico e a colmare il divario di professionalità di cui il nostro sistema produttivo ha urgente bisogno».

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Sine evidenzia come la decisione del Governo possa aiutare a invertire le tendenze negative che da anni caratterizzano la demografia e il mercato del lavoro italiani. Back to Italy, sottolinea il founder, è pronta a fare la propria parte: «Offriamo alle imprese – dalle grandi aziende alle PMI, fino alle startup – un bacino di figure professionali qualificate oggi sparse per il mondo. Così facendo potremo innalzare il livello di competitività del Sistema Italia e generare ricadute positive anche sul piano sociale. È arrivato il momento di ripartire e invertire queste tendenze negative».

Il quadro socio-demografico italiano rende questa iniziativa quanto mai opportuna. Da un lato, l’Italia sta affrontando un declino demografico senza precedenti: nel 2024 la popolazione residente è scesa a 58,9 milioni (decimo anno consecutivo di calo), il tasso di fecondità si è ridotto a circa 1,18 figli per donna (minimo storico) e le nascite annuali sono crollate sotto quota 400 mila (dodicesimo anno consecutivo di calo). Si stima che entro il 2050 le persone con più di 65 anni rappresenteranno il 35% della popolazione italiana, sintomo di un invecchiamento strutturale. Questa dinamica comporta gravi squilibri generazionali e mette a rischio la sostenibilità del sistema di welfare e la vitalità economica del Paese. Favorire il rientro di giovani famiglie e lavoratori dall’estero può contribuire a ringiovanire la popolazione e attenuare gli effetti di questa crisi demografica.

Dall’altro lato, il sistema produttivo italiano registra un fabbisogno crescente di personale qualificato. La carenza di competenze strategiche è ormai un freno alla crescita. Solo nel mese di gennaio 2025 si contavano circa 250.000 posti di lavoro vacanti che le aziende non sono riuscite a coprire, per mancanza di figure con le competenze richieste. Questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro qualificato frena l’innovazione e la competitività. In tale contesto, il rientro di professionisti dall’estero – spesso giovani altamente specializzati e con esperienze internazionali – rappresenta una risorsa preziosa: può colmare vuoti nel mercato del lavoro, apportare know-how avanzato e rilanciare interi settori produttivi.

«Ogni cittadino che rientra – sottolinea Sine – non porta solo la propria esperienza professionale, ma anche un potenziale contributo alla crescita del PIL, alla creazione di nuova impresa e all’innovazione tecnologica. L’approvazione di questa riforma conferma l’attenzione delle istituzioni verso il fenomeno del ritorno degli italiani all’estero, riconoscendone il valore strategico. Si sta creando un circolo virtuoso: da un lato lo Stato incentiva il rientro attraverso misure legislative, dall’altro l’ecosistema imprenditoriale innova soluzioni per accogliere e integrare al meglio queste risorse umane. L’azione congiunta di Governo e startup come Back to Italy offre una risposta innovativa a sfide di lungo periodo», conclude


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