Secondo l’Ufficio Studi della Cgia gli attuali dazi doganali imposti dagli Stati Uniti potrebbero costare all’Italia circa 3,5 miliardi di euro in mancate esportazioni. Qualora le tariffe venissero innalzate al 20 per cento, le perdite potrebbero arrivare fino a 12 miliardi. Si tratta di stime basate su dati OCSE che non includono eventuali tariffe su specifici prodotti merceologici. Nel 2024 l’export italiano verso gli Stati Uniti ha raggiunto un valore di 64,7 miliardi di euro rendendo il mercato statunitense il secondo per importanza dopo quello tedesco. I dazi in vigore includono il 50& su acciaio, alluminio e derivati, il 25% su auto e componentistica e il 10% su altri prodotti attualmente soggetti a sospensione fino al 1 agosto.
Caos per le imprese italiane
La Cgia segnala due quesiti centrali: i consumatori e le imprese statunitensi continueranno ad acquistare prodotti italiani o si rivolgeranno ad alternative? E le aziende esportatrici riusciranno a mantenere competitivi i prezzi senza intaccare troppo i margini di profitto? La Banca d’Italia ricorda che il 43% delle esportazioni italiane verso gli USA riguarda beni di alta qualità, mentre un ulteriore 49% è di qualità media. A questo una parte rilevante della clientela potrebbe essere meno sensibile agli aumenti di prezzo.
Secondo l’analisi le aziende italiane che esportano negli Stati Uniti ottengono solo il 5,5% del loro fatturato da questo mercato. Il margine operativo lordo di queste imprese si attesta intorno al 10% offrendo un certo spazio per assorbire eventuali rincari. Il rischio maggiore, secondo quanto affermato dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta il 31 maggio, è che il commercio internazionale perda la sua funzione di integrazione, trasformandosi in un fattore di instabilità politica.
I prodotti italiani più coinvolti
Tra i prodotti italiani più esportati negli Stati Uniti si trovano:
- macchinari per impieghi generali e speciali (oltre 15%);
- medicinali e preparati farmaceutici (11,5%);
- autoveicoli (7,3%);
- navi e imbarcazioni (6,2%);
- vini e bevande (3,8%);
- prodotti della raffinazione del petrolio (3,5%).
Questi settori rappresentano una quota significativa dell’export complessivo verso gli USA.
L’export delle regioni, quelle più a rischio con i dazi
La Cgia ha anche calcolato un indice di diversificazione per ogni regione italiana. Le regioni del Mezzogiorno, in particolare, risultano più esposte agli effetti dei dazi a causa della limitata varietà dei prodotti esportati. Le regioni più a rischio includono:
- Sardegna con il 95,6% dell’export legato a pochi prodotti, in primis derivati petroliferi;
- Molise con l’86,9% concentrato su plastica, chimica e autoveicoli;
- Sicilia con l’85% fortemente orientata alla raffinazione petrolifera;
- Valle d’Aosta con l’88,1% orientato alla siderurgia;
- Basilicata con l’80,9% concetrato sugli autoveicoli.
Al contrario la Lombardia (43%), il Veneto (46,8%) e l’Emilia-Romagna (53,9%) mostrano una maggiore diversificazione.
L’estensione dei dazi e i problemi per il Sud
Le regioni meridionali, escluse poche eccezioni come la Puglia (diversificazione al 49,8%), mostrano una forte dipendenza da pochi comparti produttivi. L’eventuale estensione dei dazi ad altri beni potrebbe dunque colpire duramente queste aree. L’indice di diversificazione più basso, registrato in Sardegna, segnala come sia dipendente da determinati prodotti e come la struttura del mercato sia abbastanza definita. In questa situazione un aumento delle barriere commerciali potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Anche Basilicata, Valle d’Aosta e Calabria presentano criticità simili e rischiano di pagare maggiormente il peso dei dazi imposti da Trump.
Le province più attive nell’export verso gli USA
Nel 2024 le cinque province italiane con i maggiori volumi di export verso gli Stati Uniti sono state:
- Milano 6,35 miliardi di euro;
- Firenze 6,17 miliardi;
- Modena 3,1 miliardi;
- Bologna 2,6 miliardi;
- Torino 2,5 miliardi.
Queste cinque realtà rappresentano da sole quasi un terzo dell’intero export italiano diretto agli USA.
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