Centro arti visive. Approvato il bilancio: “Pronti a nuove sfide”


Rilanciare le sinergie con le “anime” del tessuto artistico, culturale ed economico della città. Scongiurare che la Piccola Atene diventi un salotto fatto di tanta forma e poca sostanza. Contribuire a rendere Pietrasanta sempre più internazionale. Fino al percorso, già avviato, con l’Accademia di belle arti di Carrara come ulteriore tassello. Nicola Lattanzi, nominato lo scorso aprile presidente della Fondazione Centro arti visive, è reduce dall’approvazione del bilancio 2024: la sua agendina, sfogliata vorticosamente durante questa intervista, è ricca di spunti e appunti.

Partiamo dal bilancio.

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“È stato il frutto di un lungo lavoro, siamo soddisfatti. A partire dall’opera ’Spaceman’ donata dallo scultore Filippo Tincolini, che dà valore sia artistico che in termini di patrimonio. Se crescerà il numero delle opere donate si potrà alimentare un sistema virtuoso e pensare, perché no, anche a delle aste benefiche. Ora invece stiamo lavorando sul piano di sviluppo strategico che presenteremo dopo l’estate”.

Cosa serve a Pietrasanta?

“La sua natura è di una città di artisti, ancor prima che di arte. Tengono vivo il rapporto con laboratori e fonderie, sono linfa vitale. Ma non deve essere arte da copertina. Va scongiurato un futuro ’salottiero’, modello rischioso se non c’è un progetto culturale. Per questo ritengo che la candidatura a capitale dell’arte contemporanea 2027 sia una sfida di alto livello. Il sindaco Giovannetti, che ringrazio per la fiducia, si è preso un bel rischio e ha fatto bene a coinvolgere la città, raccogliendo tanti progetti. Ma non basta”.

In che senso?

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“Pietrasanta ha una dimensione ancora nazionale, che potrebbe diventare internazionale caratterizzandosi nell’arte contempoeanea se tutti lavoriamo per questo obiettivo. Ci vorrebbero tante altre sfide come la candidatura, altrimenti la forma rischia di prevalere sulla sostanza, perdendo i legami con l’anima più profonda dell’artigianato, l’identità locale, la spiritualità della materia. Il futuro di Pietrasanta deve essere radice e non un ornamento o una decorazione. L’esclusività attira pochi e allontana molti, è stagionale e autoreferenziale. Le sfide andrebbero accettate sempre per evolversi. L’arte non può essere solo una cornice o un souvenir di marmo, bensì profondità”.

La Fondazione cosa può fare?

“Dare il proprio contributo, ora che è rafforzata e stabilizzata. Abbiamo 24 campus residenziali, l’obiettivo è dare le camere non al primo che passa. Vogliamo ospitare artisti, anche attirandoli con eventi come ’Green Theatre’. È un modo per riportare sotto i riflettori un complesso molto bello, dal giardino di due ettari al chiostro. Cav, Museo Mitoraj e Versiliana: non so quante città di medie dimensioni possono permettersi tre Fondazioni. É una faretra con tante frecce”.

Le prossime priorità.

“Soddisfare il bisogno di progettazione culturale, che è il nostro dna. Per valorizzazione le arti dobbiamo far vivere il campus ospitando artisti che collaborano con gallerie, laboratori e fonderie. Fare formazione e aiutare a far nascere imprese e start up in campo culturale, digitale e artistico. Partecipare a bandi e creare partnership. Come con l’Accademia di Carrara”.

Che aveva co-fondato il Cav per poi uscire.

“L’Accademia ha 250 anni di storia e con lei possiamo condividere studenti e corsi. Il percorso di riavvicinamento è già in fase avanzata”.

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