La sfida degli appalti pubblici sostenibili



Le autorità pubbliche in tutta l’Unione europea aggiudicano appalti per opere e servizi per un importo di 2,448 miliardi di euro all’anno (fonte: Parlamento europeo, aprile 2025). Gli appalti pubblici rappresentano pertanto uno dei principali motori della crescita economica, della creazione di occupazione e dell’innovazione. Svolgono un ruolo fondamentale nelle economie degli Stati membri e contribuiscono per più del 16 % al prodotto interno lordo (Pil) dell’Ue.

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È una spesa che, se indirizzata strategicamente, potrebbe diventare uno dei principali motori della transizione ecologica, dell’innovazione industriale e dello sviluppo territoriale.

Immaginate cosa potremmo ottenere se anche solo una parte di questa spesa venisse destinata a prodotti sostenibili, innovativi e made in Europe. Ecco alcuni dei risultati possibili:

  • Milioni di tonnellate di CO in meno nelle nostre città e nelle nostre filiere;
  • Migliaia di nuovi posti di lavoro locali nelle imprese che investono nel green;
  • Filiere europee più resilienti, sicure e meno dipendenti da fornitori extra-Ue;
  • Unvantaggio competitivo per chi produce rispettando l’ambiente e i diritti delle persone.

La situazione attuale sugli appalti pubblici ha come primo obiettivo quello di premiare il prezzo più basso. L’applicazione dei principi del mercato interno assicura un uso ottimale delle risorse economiche e dei fondi pubblici, consentendo di acquistare prodotti e servizi di alta qualità a prezzi competitivi. Ma si ignorano del tutto l’origine geografica del prodotto in fase di acquisto, le emissioni prodotte o il ciclo di vita. Serve un cambio di rotta, soprattutto oggi che è in corso il processo di revisione della Direttiva europea sugli appalti pubblici. Un’occasione storica per cambiare davvero le regole del gioco.

Per questo, la campagna BESA – Buy European and Sustainable Act, coordinata da Fondazione Ecosistemi, lancia un appello: «Chiediamo al Parlamento europeo – e in particolare agli eurodeputati italiani – di inserire nella riforma un criterio che premi le aziende che producono in Europa, rafforzando le filiere locali e il lavoro nei territori; rispettano limiti rigorosi di emissioni di CO, almeno nei settori chiave per la transizione ecologica come edilizia, trasporti, energia e alimentazione».

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La Fondazione Ecosistemi invita a firmare la petizione per chiedere all’Europa di investire nei suoi territori, nel clima e nel futuro delle prossime generazioni. È il momento di usare gli acquisti pubblici come leva per premiare chi innova, produce vicino, e rispetta l’ambiente.

Per il clima. Per il lavoro. Per l’Europa.



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