Torino 2030, al via il Piano per l’economia sociale


Dalle partnership all’inclusione sociale e lavorativa. Dalla finanza a impatto all’innovazione tecnologica. Sono ampi e articolati i temi del Piano metropolitano per l’economia sociale di Torino 2030 approvato dalla Camera di commercio di Torino e dalla Città metropolitana di Torino e presentato nella cornice di Torino social impact. Si è così concluso il processo di consultazione, redazione e approvazione iniziato nel luglio scorso con la firma dell’accordo tra i due enti. Si apre ora l’attesa fase di realizzazione degli strumenti e azioni individuate.

Il panel

Numerose le personalità presenti e intervenute alla presentazione. A cominciare da quelle dei due enti promotori, Sonia Cambursano, consigliera della Città metropolitana di Torino con delega allo sviluppo economico e Guido Bolatto, segretario generale della Camera di commercio di Torino. Con Lucia Albano, sottosegretario al Ministero dell’economia. In rappresentanza della città di Torino e della regione Piemonte, la vicesindaca Michela Favaro e l’assessore bilancio della regione Piemonte, Andrea Tronzano.

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Potenziale da valorizzare

«La Città metropolitana di Torino ha lavorato per integrare il Piano d’azione per l’economia sociale con il Piano strategico metropolitano, nella consapevolezza che le pratiche di innovazione sociale sono perfettamente in linea con gli assi già individuati “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” e “inclusione sociale”. Dove si prevede di valorizzare il potenziale di impresa delle economie dei servizi alla persona e alla famiglia, dei servizi di comunità e di territorio, qualificando lavoro, processi, tecniche e competenze del terzo settore e dell’impresa sociale», ha spiegato Cambursano. 

Da sx, Jacopo Suppo, Sonia Cambursano, Michela Favaro, Guido Bolatto

Più valore per la collettività

Il Piano contribuisce non solo a ridurre la frammentazione territoriale tipica dell’area: «È il nostro strumento per innescare un cambiamento sistemico e contribuire a realizzare un modello di sviluppo che valorizzi il saper fare impresa in modo responsabile e innovativo. Creando valore per sé e per la collettività. Questo è soltanto il punto di partenza da cui far discendere una serie di azioni per implementare competenze e innovazioni, poiché il compito delle istituzioni è quello di creare le condizioni abilitanti per favorire un modello economico alternativo e avanzato», ha proseguito Cambursano.

Percorso solido

Sulla solidità del lungo percorso fatto si è concentrato Bolatto: la sinergia da cui è nato il piano «ha trovato un territorio già strutturato per affrontare questi temi. Risalgono al 2005 l’impegno  dell’ente camerale per l’imprenditorialità sociale e l’avvio del dialogo con le organizzazioni dell’area metropolitana torinese. Con la creazione prima di un Osservatorio sull’economia civile e poi di un Comitato per l’imprenditorialità sociale, che ha generato nel 2017 Torino social impact, una piattaforma progettuale più ampia. Iniziale sperimentazione di 12 soggetti promotori, in pochi anni ha raggiunto 400 partner del settore pubblico, privato, profit, non profit, della ricerca, della finanza e della filantropia».

Pronti per il futuro

Il Piano si pone dunque in continuità con il percorso fatto: «La prospettiva è quella di completare il lavoro di rafforzamento e promozione dell’ecosistema portato avanti in questi anni con una strategia istituzionale di politica territoriale. La stesura del documento deriva da un processo partecipativo che ha previsto interviste agli stakeholder, un evento ed una consultazione online aperta a tutti, ed è frutto di un ecosistema collaborativo capace di generare impatti positivi diffusi», ha proseguito Bolatto.

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I numeri

La Città metropolitana di Torino si configura come un polo centrale per l’economia sociale in Piemonte, accogliendo circa 4.900 organizzazioni a impatto sociale. Questo ecosistema comprende diverse tipologie di realtà, dalle imprese sociali alle cooperative sociali, passando per le associazioni di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato, altri enti del Terzo settore, società benefit e altre forme ibride orientate all’innovazione sociale. Tra queste, le Cooperative sociali della città metropolitana sono 448, il 47% del totale piemontese. Queste cooperative continuano a rappresentare un motore economico significativo con un fatturato complessivo stimato di circa 1,8 miliardi di euro nel 2020, di cui il 63% prodotto nella città metropolitana.

Giovani del Terzo settore alla presentazione del Piano per la Città metropolitana

L’impatto

Torino ospita circa 91 imprese sociali, equivalenti al 49% delle 131 regionali, un settore in crescita con un incremento significativo rispetto al passato. Le imprese sociali rappresentano lo 0,3% del tessuto imprenditoriale torinese/ piemontese. Si contano poi 2187 associazioni di promozione sociale – Aps. Le organizzazioni di volontariato – Odv contano oltre 1360 realtà, di cui Torino rappresenta più del 40% di quelle presenti in Piemonte. Nel campo delle nuove imprese a impatto sociale Torino ospita 27 startup a vocazione sociale – Siavs con una forte concentrazione del totale regionale, segno di un ecosistema favorevole all’innovazione sociale. Sempre nell’ambito delle nuove imprese ibride a vocazione sociale, nella città metropolitana si trovano 232 delle 353 società benefit piemontesi (66%). 

La sintesi

Mario Calderini, professore del Politecnico di Milano e portavoce di Torino social impact, ha sintetizzato gli elementi al centro della visione del Piano: «Innanzitutto, l’integrazione dell’economia sociale nell​e politic​he ​d​i sviluppo e crescita del territorio, rafforzando le competenze de​i protagonisti dell’economia sociale, la​ loro strutturazione finanziaria, l’intensità tecnologica, il posizionamento e la capacità di interazione con i mercati. Il secondo tema è la centralità della partnership multi attore, favorendo processi di innovazione aperta, puntando al dialogo tra profit e non profit, attivando ​e attraendo investimenti privati e l’utilizzo di tecnologie avanzate per facilitare lo sviluppo di opportunità imprenditoriali innovative. I​l terzo pilastro è ​i​l ricambio generazionale​, con la centralità dei giovani nel disegno dell’economia futura. ​In questo senso, il Piano è disegnato attorno all’idea che i giovani possano essere protagonisti di un nuovo modello di economia sociale di mercato».

Le macro aree

Il Piano metropolitano economia sociale poggia le sue basi sui Piani strategici dei due enti promotori: la promozione di un modello di sviluppo economico ad impatto sociale  occupa un posto di rilievo all’interno nei due documenti citati. La stesura del documento, che deriva da un accordo del luglio 2024 tra Camera di commercio e Città metropolitana di Torino, è il risultato di un processo partecipativo che ha previsto interviste agli stakeholder, un evento in Città metropolitana ed una consultazione online aperta a tutti, e testimonia l’attivazione di un ecosistema collaborativo capace di generare impatti positivi diffusi. Il piano ha individuato una serie di azioni e strumenti che saranno alla base di un programma collaborativo, per favorire al massimo il perseguimento di obiettivi di sviluppo economico associati a obiettivi di coesione e inclusione sociale, coinvolgendo l’intero ecosistema pubblico-privato profit e non profit. Gli obiettivi sono puntuali e ripartiti in sei macro-temi: governance e partnership, social procurement, finanza a impatto sociale, formazione continua e sviluppo di competenze per i giovani, connessioni fisiche, digitali e innovazione tecnologica, inclusione sociale e lavorativa. 

Tutti convocati

La presentazione è stata arricchita da un confronto a livello nazionale tra città che hanno lavorato o stanno lavorando ad un piano per l’economia sociale, con Daniela Freddi della Città metropolitana di Bologna e Valerio Pedroni, consigliere del comune di Milano. Infine, una raccolta di testimonianze di imprenditori sociali under 35 e associazioni giovanili territoriali, ha dato voce ai giovani, al centro del Piano. Sono intervenuti sul tema de “Le nuove generazioni per l’economia sociale”: Fabrizio Piazza, presidente  della Cooperativa Csda di Avigliana; Francesca Cavallo, vicepresidente della cooperativa sociale di Comunità nuova neuro; Tathiana Muntoni, presidente dell’Impresa sociale Ilpa servizi e Stefania di Campli, presidente dell’associazione Ortika.

Foto in apertura di Fabio Fistarol da Unsplash e all’interno, dell’ufficio stampa Torino social impact

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