Cgia, le Pmi pagano il gas il doppio rispetto alle grandi


Per le bollette del gas gli artigiani, gli esercenti, i negozianti e i piccoli imprenditori pagano il doppio rispetto alle grandi industrie manifatturiere o commerciali, e “solo” il 55% per l’energia elettrica. Lo afferma l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) denunciando la “perdurante penalizzazione nei confronti delle realtà produttive di piccola e piccolissima dimensione”.

Per quanto riguarda il gas, nel 2024 le piccole aziende hanno pagato il gas mediamente 99,5 euro a Megawattora e le grandi 47,9 euro. Rispetto al 2022, quando il differenziale era del 33%, negli anni a seguire la forbice è tornata ad allargarsi, sebbene i prezzi della materia prima siano scesi. Anche negli anni precedenti alla guerra Russia-Ucraina il disallineamento era molto rilevante, ancorché il prezzo di mercato della materia prima fosse molto più basso.

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Rispetto ai nostri principali concorrenti commerciali, solo la Francia presenta un costo del gas superiore, pari a 103,9 euro al MWh. Germania (95 euro) e soprattutto la Spagna (48,5 euro) beneficiano di costi inferiori. Per le grandi imprese solo in Germania il costo del gas è superiore al nostro.

L’anno scorso l’energia elettrica è costata alle piccole aziende italiane 218,2 euro al MWh, contro i 140,4 delle realtà più grandi, e come per il gas anche le bollette della luce hanno visto aumentare la forbice tra grandi e piccole. Nonostante i costi record, nel 2022 i prezzi erano allineati, successivamente il gap è continuato ad aumentare. Solo le piccole imprese della Germania pagano più delle nostre, mentre per le grandi imprese il prezzo è pressoché uguale.

In Italia a gonfiare le bollette sono, in particolare, i costi di rete, le tasse e gli oneri di sistema che nelle piccole aziende hanno una incidenza media al 40% per cento, quota che nelle grandi imprese scende al 17%.

Per questo differenziale ci sono anche delle ragioni oggettive, ad esempio l’acquisto di energia in grandi volumi per le “grandi” tramite broker che sono in grado di negoziare tariffe più basse. Le piccole imprese, invece, acquistano poca energia e non hanno molto margine di trattativa. Le grandi aziende energivore hanno poi agevolazioni fiscali e sconti su accise e oneri, riconosciuti per legge.

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I rincari delle bollette riguardano, in particolare, i settori energivori. Per il gas, in questi ultimi anni le difficoltà hanno colpito i comparti del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l’alimentazione, la chimica. Per quanto concerne l’energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie/fonderie, l’alimentare, il commercio, alberghi, bar-ristoranti, altri servizi.

Tra i distretti produttivi soffrono in particolare il cartario di Lucca-Capannori; le materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova; i metalli di Brescia-Lumezzane; il metalmeccanico del basso mantovano; il metalmeccanico di Lecco; le piastrelle di Sassuolo; la termomeccanica di Padova; il vetro di Murano.



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