Più addetti nelle imprese ma nell’entroterra marchigiano è allarme: «Stop allo spopolamento»


ANCONA Investire nelle infrastrutture fisiche e digitali, nei servizi sociali e sanitari di prossimità, in incentivi per le piccole e medie imprese. È questa la ricetta di Federazione Marchigiana Bcc, Cna e Confartigianato Marche per rilanciare le aree interne della regione. Una ricetta elaborata a margine della presentazione, avvenuta ieri, dei risultati dell’Osservatorio sull’economia dei Comuni delle Marche, nato dalla collaborazione tra gli uffici studi dei tre soggetti.

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I dati

Del resto, il primo dato che emerge dal documento è proprio lo spopolamento delle aree interne, soprattutto quelle colpite dal sisma del 2016. Se infatti negli ultimi 5 anni tutta la regione ha visto un forte decremento (-2,5%), oltre che invecchiamento (gli over 60 sono cresciuti del 4,3% mentre gli under 30 sono diminuiti del 5,3%) della propria popolazione, è l’entroterra (in particolare i Comuni di Camerino, Tolentino, Pergola, Montegiorgio e Fabriano) ad aver subito maggiormente il fenomeno, mentre nelle zone costiere c’è stata addirittura una dilatazione del numero dei residenti. «Questo non deve spaventare, ma responsabilizzare – ha sostenuto la presidente di Confartigianato Marche, Moira Amaranti – bisogna costruire una rete tra istituzioni regionali e locali, università, scuole superiori, istituti di credito e associazioni di categoria per sviluppare nuove strategie».

Lo scopo è di rendere attrattivi questi territori per le aziende «magari introducendo una fiscalità agevolata», ma anche per le famiglie «dando a mamma e papà un lavoro stabile e ai loro figli i servizi essenziali per crescere». In questo una grossa mano la stanno dando le Bcc che, oltre ad essere le principali banche di riferimento delle imprese artigiane, lo sono spesso anche per i cittadini, visto che in molti Comuni sono rimaste le uniche a mantenere uno sportello aperto. Soltanto nell’ultimo anno, infatti, hanno chiuso 22 sportelli su 632, portando a 79 il numero di Comuni rimasti senza.

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Per il resto, tanto Amaranti che il vicepresidente di Cna Marche, Maurizio Paradisi, sono propensi a dare una lettura positiva dei dati, che secondo loro indicano come le Marche siano ancora territorio di intraprendenza diffusa, grazie alle piccole e medie imprese che hanno saputo innovare e trasformarsi. «Se da un lato c’è stato un calo del numero delle imprese (che ora sono 130.440, il 99,4% delle quali Pmi), dall’altro c’è stato un aumento del numero degli addetti (+12,7% rispetto al 2014) e questo significa che le aziende si sono riorganizzate facendo incorporazioni, fusioni, reti, insomma aumentando le proprie dimensioni e resistendo in questo modo ai colpi del mercato».





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