a sorpresa le italiane battono tedesche e francesi


Batte forte il cuore delle medie imprese made in Italy. Anche su fronti inaspettati. Lo rivela il 24esimo Rapporto Mediobanca-Istituto Tagliacarne-Unioncamere sulle medie imprese industriali italiane. Le aziende che fatturano meno di 50 milioni l’anno e hanno tra i 50 e i 250 addetti sono le migliori d’Europa in termini di produttività. Proprio quel fattore che fa da zavorra al nostro Paese da almeno 30 anni. Il sorpasso sulla Germania è definito, visto che superano del 3,3% le teutoniche, del 14,7% le francesi e del 18,7% le spagnole.

In termini di crescita dei fatturati sono seconde solo alla Spagna, con una crescita del 54,9% negli ultimi 10 anni. Stesso risultato per l’occupazione, salita del 24,2% nello stesso periodo. Ma qual è il segreto di questi risultati? Anzitutto l’innovazione: quasi una media impresa italiana su due (45,8%) possiede brevetti. E anche qui è piazza d’onore europea, dietro alla Germania (61,2%), davanti alla Francia (32,2%) e alla Spagna (31,2%). Sono ben 3650 le imprese che tra il 2014 e il 2023 hanno registrato un aumento della produttività del lavoro (+31,3%), delle vendite (+54,9%) e dell’occupazione (+24,2%). Generano il 17% del fatturato dell’industria manifatturiera, una delle nostre eccellenze. Contribuendo per il 14% sia al totale delle esportazioni sia a quello dell’occupazione.

Microcredito

per le aziende

 

Una crescita che non si ferma. Nel 2025 le medie imprese prevedono di aumentare del 2,2% i fatturati totali e del 2,8% l’export rispetto al 2024. Ma cosa chiedono le medie imprese in questa fase? Oltre la metà (52,6%) auspica l’adozione di una politica commerciale europea contro la concorrenza sleale e il protezionismo di altri Paesi (leggasi dazi USA). Quasi una su tre (31,2%) chiede una policy comune per la sicurezza energetica, anche perché 6 su 10 lamenta un aumento dei costi energetici, con diretto impatto sui margini. Spopolano tra le medie imprese i progetti ESG: oltre 8 aziende su 10 ne hanno già avviato almeno uno, spesso legato all’ambiente. Oltre due su tre (67,3%) è impegnato nella riduzione d’uso di fonti fossili e nella transizione verso le fonti rinnovabili, mentre il 62% adotta pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti e nel riciclo. 

Il best case di Piemonte e Valle d’Aosta
Dal punto di vista dell’internazionalizzazione eccellono Piemonte e Valle d’Aosta: nel 2023 erano 350 – quasi il 10% del totale nazionale – per un fatturato totale di oltre 18 miliardi di euro (la media locale è 51,1 milioni di euro). Danno lavoro a 43500 addetti con un ebit margin medio dell’8,8%. Sono fortemente vocate all’export, visto che esportano circa 8 miliardi di euro. Tra le province guida Torino (136 imprese che fatturano 6 miliardi di euro), seguita da Cuneo (70 imprese e fatturato totale 4,7 miliardi di euro), Novara (51 imprese che fatturano 2,7 miliardi di euro), Alessandria (36 imprese e fatturato a 1,9 miliardi di euro) e Asti (22 imprese e 1,1 miliardi).      





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