Tenuta del Castello, spunta un altro finanziamento: il ruolo del “tecnico” degli Occhiuto



C’è un dettaglio del quale c’è solo una piccola traccia ma che sta per essere approfondito dalla procura di Catanzaro nell’inchiesta per corruzione e truffa su Roberto Occhiuto e sul suo cerchio magico. Un dettaglio che però, una volta emerso, rafforza clamorosamente la tesi che abbiamo già ampiamente documentato: la Tenuta del Castello non è mai stata un’impresa agricola, ma un bancomat. E dietro quel progetto agricolo di facciata, si muove il solito Sistema Occhiuto. Altro che Roberto voleva fare il vignaiolo. La Tenuta del Castello è l’ennesima cabina di regia pensata per drenare soldi pubblici, proprio come le decine di società fallite di Mario Occhiuto: mattoneria, editoria, progettazione, ristorazione. Il copione è sempre lo stesso: acquisire con i soldi degli altri, incassare contributi, spolpare, fallire. La società viene formalmente intestata a Paolo Posteraro, ma non perché sia un imprenditore agricolo.

È solo il nome che Mario Occhiuto, da sempre alla disperata ricerca di liquidità, decide di utilizzare per mettere in piedi l’ennesima truffa. Conosce bene la disponibilità economica della famiglia Posteraro — il padre è un ex boiardo di Stato — e sa che può contare su quei capitali. Ma non può più metterci la faccia: ha all’attivo 18 società fallite, una condanna per bancarotta fraudolenta a 3 anni e 6 mesi, e altri due procedimenti dello stesso tenore ancora in corso. Nessuna banca gli concede più un euro. Nessun notaio firma con lui. Mario, semplicemente, è bruciato. E tocca al fratello Roberto esporsi che a quel tempo non aveva gli stessi guai giudiziari di Mario. Tocca a Roberto diventare il socio di fatto della Tenuta del Castello. Il garante politico. In cambio, Posteraro mette i soldi. Un patto chiaro, come già avvenuto anni prima quando Mario, da sindaco di Cosenza, aveva usato lo stesso Posteraro come “bancomat” personale in cambio di incarichi pubblici. Un modello già visto: i soldi li mettono gli altri, i fondi pubblici li incassano gli Occhiuto, e a pagare — alla fine — è sempre il cittadino.

È così che nel 2019 nasce l’operazione Tenuta del Castello. L’azienda viene acquistata per 2,5 milioni di euro. Ma il suo scopo non è mai stato quello di produrre vino: è un contenitore creato per attivare i canali giusti, accedere a fondi regionali, statali ed europei, e intascare quanto più possibile prima che tutto esploda.

Prima tappa: il progetto europeo TRACE-WINDU. Nel 2021 la Tenuta viene ammessa come unico partner italiano al progetto europeo TRACE-WINDU, finanziato dalla Commissione Europea per oltre 1 milione di euro. Obiettivo: sviluppare sistemi digitali per la tracciabilità del vino tramite QR code. La Tenuta riceve quasi 300.000 euro, ma incassa solo una prima tranche da 58.050 euro. Secondo l’inchiesta, quei soldi vengono immediatamente spartiti tra i soci Roberto Occhiuto, Paolo Posteraro, Valentina Cavaliere, commercialista della Tenuta Nessuna ricerca, nessun QR sviluppato. Solo soldi pubblici transitati dai conti europei a conti privati. Il resto del finanziamento viene bloccato dalla Procura. Ma per fare tutto questo serve sempre una figura che sappia come districarsi nei meandri dei farraginosi bandi europei, e che dia quel tocco di professionalità ai progetti. Quantomeno per salvare le apparenze.

E qui entra in scena un altro nome fondamentale per capire come sia stato possibile tutto questo: Giuseppe Perri. Agronomo, dirigente, direttore dal 2018 del Consorzio Olio di Calabria IGP — soggetto privato, ma riconosciuto dal Ministero come organismo di tutela. Una carica che lo colloca al centro della filiera agroalimentare regionale, a diretto contatto con Dipartimenti, assessori, funzionari AGEA, dirigenti di PSR, operatori di OCM. Perri è una figura di alto profilo tecnico. E per il ruolo che ricopre, trasversale alla politica. Come diceva la buonanima di Andreotti: i governi vanno e vengono, ma i direttori generali restano. E così Giuseppe Perri aggiunge alla carica di direttore del Consorzio anche quella di direttore generale della Tenuta del Castello, proprio nel 2019, quando la solita truffa comincia a prendere forma. Resta in carica nel momento cruciale: quando partono le domande per accedere ai fondi europei e regionali. Servono montagne di documenti e relazioni tecniche: fatte da un dirigente del Consorzio Olio Calabria, il progetto assume un peso diverso. La sua presenza serve a questo. Una figura chiave.

Tutti i fondi pubblici ottenuti dalla Tenuta, compresi quelli poi bloccati dalla segnalazione di Bankitalia, passano nel periodo in cui Perri è operativo nella società. Perri non è un passante: è il garante tecnico del sistema. Senza di lui, la Tenuta non sarebbe mai stata finanziabile. Con lui, diventa presentabile, certificabile. Anche se nulla viene mai realizzato. E questo punto diciamo quello che forse è sfuggito agli investigatori: il secondo finanziamento: PSR OCM Vino – Misura Investimenti che altro non fa che confermare la natura predatoria della Tenuta. Il bando prevedeva un contributo del 50% delle spese, a copertura di investimenti reali: attrezzature, trasformazione, imbottigliamento, digitalizzazione. L’altro 50% doveva essere anticipato dall’azienda. Ebbene, la Tenuta del Castello ha ottenuto 44.625 euro, ma non ha mai versato il cofinanziamento, né effettuato alcun lavoro. L’intero contributo è stato incassato a fondo perduto, senza traccia di attività produttiva. Anche perché la Tenuta viene ceduta proprio sul finire del 2021, e quindi Occhiuto e Posteraro non avranno certo speso quei soldi per migliorare un bene che stavano per cedere.

Ma c’è un dettaglio ancora più rivelatore, che anche questo sembra essere sfuggito agli investigatori e che invece rafforza la tesi: Giuseppe Perri non solo ha confezionato i progetti europei per la Tenuta, ma ha riciclato lo stesso impianto narrativo per un’altra operazione parallela. Un po’ di tempo dopo, lo stesso Perri, ora nel solo ruolo di direttore del Consorzio Olio Calabria IGP, presenta al Senato — grazie all’intermediazione di Mario Occhiuto — un nuovo progetto di tracciabilità digitale basato su QR code. Stesse parole, stessi concetti del TRACE-WINDU finanziato alla Tenuta. Cambia solo la cornice: non più una società “fantasma”, ma un Consorzio “tutelato” dal Ministero. E al suo fianco, come partner d’oro, la Zecca dello Stato. È chiaro a chi vuol vedere che Perri da un lato confezionava progetti fasulli per gli Occhiuto, dall’altro costruiva una vetrina istituzionale per il Consorzio. Un do ut des trasparente: tu mi aiuti a prendere fondi per la Tenuta, io ti garantisco visibilità istituzionale, accesso a finanziamenti, e un posto fisso nel cerchio magico della Regione. Il Sistema Occhiuto non si regge solo su politici e prestanome. Si regge soprattutto su tecnici come Giuseppe Perri. E la sua traiettoria lo dimostra.



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