La Russia è sull’orlo della recessione. È questo ciò che ha annunciato, con toni preoccupati, il presidente della più grande banca russa, Sberbank, German Gref, durante il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.
Un messaggio forte, che conferma un quadro economico sempre più fragile: il ciclo degli investimenti in Russia è praticamente fermo, le aziende non lanciano più nuovi progetti e la fiducia nel futuro economico del Paese appare in calo.
Secondo Gref, dall’inizio del 2025 la sua banca, che finanzia fino al 65% degli investimenti produttivi del Paese, non ha sostenuto nemmeno un nuovo progetto. Solo quelli già in fase di realizzazione ricevono ancora supporto. A fargli eco è Maksym Reshetnikov, Ministro dello Sviluppo Economico, che parla di un rallentamento evidente e allerta: “pagheremo il blocco degli investimenti con una crescita rallentata nei prossimi anni”.
Tra inflazione elevata, tassi d’interesse insostenibili e sfiducia diffusa, l’economia russa rischia una stagnazione prolungata. E questo, come sottolineano anche i dati ufficiali, non può durare troppo a lungo. Quali sono le conseguenze e i rischi per Mosca? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Russia a rischio di recessione: blocco degli investimenti
Il cuore del problema segnalato da German Gref è il blocco totale degli investimenti privati in Russia. Le imprese hanno smesso di pianificare progetti futuri, preferendo portare a termine solo quelli già in corso. Secondo i dati forniti da Sberbank, per la prima volta da molti anni la banca non ha finanziato alcun nuovo progetto dall’inizio dell’anno. La situazione è seria, tanto che Gref afferma chiaramente: “Non può andare avanti così per molto”.
Il blocco è motivato principalmente da due fattori:
- l’incertezza economica generale;
- l’elevato livello dei tassi di interesse.
Quest’ultimi, resi necessari per contenere un’inflazione intorno al 9,5%, hanno reso poco redditizi, e spesso antieconomici, gli investimenti privati. Anche il think tank CMACP, vicino al Cremlino, ha evidenziato come in molti settori il costo del credito abbia superato la redditività stessa delle imprese.
La razionalità aziendale, secondo Gref, impone di congelare ogni espansione: troppe incognite e costi troppo alti. Una visione condivisa anche dal Ministro Reshetnikov, che al forum ha parlato apertamente di una Russia sull’orlo della recessione. A peggiorare il quadro, ci sono anche l’aumento dei prezzi di materie prime e attrezzature e una minore disponibilità di risorse pubbliche per sostenere la domanda interna. Le aziende, di fatto, non hanno più i mezzi per scommettere sul futuro, e senza investimenti, la crescita economica è destinata a rallentare bruscamente.
Crisi economica russa: rischi e sfide per Mosca
Il rallentamento degli investimenti è solo uno dei sintomi di una crisi economica più ampia che minaccia la stabilità di Mosca. Secondo le analisi della Banca Centrale Russa, sebbene gli utili aziendali rimangano storicamente elevati, stanno diminuendo rapidamente. Nel 2024 le perdite aziendali hanno raggiunto i 30,4 trilioni di rubli, il 6,9% in meno rispetto all’anno precedente. Un calo che, se accompagnato da tassi d’interesse alti e inflazione persistente, mette sotto pressione anche le imprese più solide.
La conseguenza diretta di questo scenario è un mutamento nella struttura del credito. Le aziende non chiedono più prestiti per investire, ma per sopravvivere: capitale circolante, non crescita. Sberbank, ad esempio, ha aumentato del solo 1,5% il suo portafoglio di prestiti aziendali, ma il vicepresidente Alexander Vedyakhin ha chiarito che si tratta quasi esclusivamente di finanziamenti per esigenze operative quotidiane, non per nuovi sviluppi.
Nonostante alcuni segnali di tenuta, come l’incremento limitato dei prestiti totali e la tenuta delle riserve finanziarie accumulate in anni di crescita accelerata, la fiducia è crollata. Le sfide per Mosca sono profonde e strutturali. Serviranno misure coraggiose per invertire la rotta, favorire un contesto economico più favorevole e rilanciare gli investimenti. Ma, come ammonisce Gref, “senza una ripresa del ciclo produttivo e una stabilizzazione del clima economico, il prezzo da pagare sarà una stagnazione pluriennale”. E in una Russia già sottoposta a sanzioni, tensioni internazionali e crisi interne, questa stagnazione potrebbe avere conseguenze anche politiche.
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