“Imprese ripartite dopo l’alluvione. Terra che non ha paura di innovare”


“L’artigianato come componente fondamentale dell’economia locale. Che però va aiutato nella sua nascita ma anche nel suo sviluppo che non può prescindere da digitalizzazione e sostenibilità delle produzioni”. Ha le idee chiare Davide Servadei, riconfermato alla guida di Confartigianato Emilia-Romagna per il suo secondo mandato. La sua rielezione è avvenuta per acclamazione da parte del Consiglio della Federazione regionale dell’Associazione, riunitosi il 27 febbraio scorso a Bologna.

Presidente Servadei, qual è lo stato di salute delle imprese artigiane faentine a due anni dal tragico alluvione?

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“Direi che una volta usciti dalle drammatiche emergenze che ci hanno colpito, stiamo reagendo bene al mercato. Dopo le farraginosità del post alluvione, le imprese che hanno tenuto aperta la serranda stanno tenendo bene. Devo dire che a Faenza non si registrano cali nel numero delle imprese associate, escluse le fisiologiche turnazioni, negli ultimi 10 anni, quindi le nostre imprese stanno dimostrando una vitalità straordinaria”.

Di che cosa hanno bisogno oggi le imprese?

“Credo che sia fondamentale offrire servizi e avere una buona credibilità; ad esempio, come Confartigianato, ci siamo battuti per far tener aperti barbieri e parrucchieri durante il Covid. Oggi il quadro è rassicurante e dobbiamo insistere essenzialmente su due fronti: maggiore digitalizzazione e svolta green. Dobbiamo rendere le imprese sempre più autosufficienti dal punto di vista energetico ma tenendo presente che l’innovazione è fondamentale. Se si va oggi nelle nostre imprese non si sente più odore tipico dei vecchi meccanici ma si respira grande innovazione. La verità è che rappresentiamo un mondo svecchiato e avanti con le tecnologie”.

Non a caso a Faenza è sbocciata la carbon valley…

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“Il distretto di oggi è nato proprio grazie all’iniziativa di un artigiano e a un territorio che non ha paura di innovare sperimentando in settori diversi – dalle vetture di Formula 1 agli aerotaxi di ultima generazione – mettendo in rete idee e competenze. Un approccio che, giorno dopo giorno, ha costruito in Emilia-Romagna quella che è oggi a tutti gli effetti la Carbon Valley, un distretto di primo piano a livello internazionale che guarda alle sfide del futuro senza paura di competere con colossi mondiali. Anche Faenza è protagonista con realtà come Bucci Composites, azienda che da trent’anni opera nel settore dei materiali composti”.

Che tipo di consulenza serve oggi alle imprese?

“Quando si pensa alla consulenza si pensa spesso al fisco. E invece oggi dobbiamo occuparci sempre più di sicurezza sul lavoro un ambito in cui le norme sono spesso tagliate a misura di grande imprese e che creano non poche difficoltà alle realtà minori. E poi dobbiamo occuparci di svolta green e di innovazione a 360 gradi”.

Come sta andando il mondo tipico dell’artigianato faentino che è quello della ceramica? “Anche qui stiamo innovando molto. Rappresentiamo una comunità molto coesa e siamo circa una cinquantina di imprese dedite al settore. Un tempo vivevamo sulla riproduzione della tradizione ma ora più della metà del business arriva dalla ceramica contemporanea, per intenderci quella che va oltre al classico decoro del garofano faentino”.

Come va l’export ceramico? “Bene. Perché per tante imprese l’export vale il 35% dei ricavi e vendiamo soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Ma anche su questo fronte serve una organizzazione migliore perché non sempre una piccola impresa dispone del personale necessario per seguire internet, le spedizioni e il mercato come va seguito ogg”i.

Come vede il futuro?

“Ci attendono sfide importanti. Le imprese sono chiamate a completare le transizioni digitale e ambientale, per rafforzare la loro competitività all’interno di filiere sempre più esigenti su questi versanti. C’è il tema di coniugare innovazione e tradizione, cultura e tecnologia, connettendo l’artigianato ai grandi hub regionali, come la rete dei tecnopoli. Questo richiede un dialogo e una presenza sempre più intensi con la Regione, per garantire progetti e supporto alle imprese artigiane in questi cambiamenti epocali. Inoltre, è necessario un rafforzamento dell’offerta formativa, per la quale possiamo contare su FormArt, il più grande centro di formazione per la piccola e media impresa della nostra regione, con l’obiettivo di sostenere la crescita delle competenze nel mondo artigiano”.

Giorgio Costa

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