– Agenda Digitale


L’intelligenza artificiale cambia il modo in cui si progetta, si sviluppa e si mantiene un software. Un cambiamento che non riguarda più soltanto le grandi piattaforme digitali oppure i colossi tech internazionali, ma che tocca oggi, sempre più da vicino, anche le PMI, le startup, i system integrator e tutto quell’ecosistema produttivo che ruota attorno alla creazione e alla gestione di soluzioni digitali.

Tuttavia, come emerso anche dal recente report pubblicato da Confindustria “L’Intelligenza Artificiale per il Sistema Italia”, il nostro Paese è ancora molto indietro relativamente alla diffusione dell’IA tra le imprese, soprattutto se consideriamo le PMI, che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema produttivo. L’IA è una tecnologia che richiede un approccio sistematico, competenza e grande impegno, anche finanziario. Per questi motivi, la complessità dell’IA deve essere necessariamente intermediata da esperti del settore, come le software house, che sono realmente in grado di portare i vantaggi della nuova tecnologia in azienda grazie alle applicazioni software gestionali.

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È da questa consapevolezza che AssoSoftware ha deciso di lanciare la prima indagine italiana sull’adozione dell’IA nel ciclo di vita del software.

Gli obiettivi della survey di Assosoftware

La survey, avviata in una prima fase all’interno della rete degli associati, è ora aperta a tutte le imprese. L’obiettivo è tanto semplice quanto ambizioso: costruire una fotografia dettagliata e aggiornata di come l’intelligenza artificiale viene utilizzata nei diversi processi che caratterizzano lo sviluppo di un software. Dal coding iniziale fino ai test, al rilascio in produzione, al monitoraggio e alla manutenzione continua delle applicazioni. Una mappatura che, oltre a dare una misura dello stato dell’arte, intende far emergere anche le esperienze più avanzate, le difficoltà operative, le aree di investimento e le aspettative future delle imprese.

Il questionario si presenta come uno strumento pensato non solo per raccogliere dati, ma anche per stimolare riflessioni e per generare consapevolezza tra tutti i principali attori del mondo, istituzionale, imprenditoriale e associativo. È suddiviso in sezioni che affrontano le diverse fasi del ciclo di vita del software e si concentra su aspetti chiave come le tecnologie effettivamente in uso, i benefici percepiti, le barriere all’adozione, il livello di competenza interno alle aziende e l’impatto sui processi produttivi.

Una delle prime sezioni indaga il profilo dell’impresa partecipante: si parte da informazioni di base, come il settore di attività e le dimensioni aziendali, per arrivare alla presenza o meno di figure specializzate nel campo dell’intelligenza artificiale, o all’esistenza di una strategia digitale strutturata. Da lì, si entra nel cuore dell’indagine, chiedendo in che modo – e se – vengono utilizzati strumenti di IA per supportare attività come la scrittura del codice, la generazione automatica di test, l’analisi dei bug, l’automazione dei rilasci o la gestione proattiva delle prestazioni delle applicazioni.

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La percezione degli impatti dell’AI

Un’attenzione particolare è riservata alla percezione dell’impatto che l’intelligenza artificiale ha avuto – o potrebbe avere – sui processi aziendali: si chiede, ad esempio, se l’uso di modelli generativi o di strumenti predittivi abbia portato a una maggiore efficienza, a un miglioramento della qualità del software, a un’accelerazione nei tempi di sviluppo o a una riduzione dei costi. Ma si esplorano anche le difficoltà incontrate, come la complessità di integrazione nei flussi di lavoro esistenti, i dubbi sull’affidabilità degli strumenti, le questioni legate alla privacy e alla compliance, la carenza di skill tecniche specifiche.

AI per il software, le priorità da affrontare

Quello che emerge, dai primi sondaggi informali in fase di preparazione della survey, è un panorama ancora frammentato ma estremamente dinamico, dove convivono realtà molto avanzate nell’integrazione dell’IA nei propri processi di sviluppo software e imprese che si stanno appena affacciando a questo mondo.

Se da un lato c’è chi utilizza già strumenti evoluti per generare codice, automatizzare i test e monitorare le performance in real time, dall’altro molte aziende si trovano ancora in una fase esplorativa, frenate da incertezze tecnologiche, normative o economiche. Non mancano, però, i segnali di fermento, in particolare tra le startup e le software house più innovative, che vedono nell’intelligenza artificiale un’opportunità concreta per scalare più velocemente, differenziare l’offerta e rispondere con maggiore flessibilità alle esigenze dei clienti.

L’AI e il lavoro nel campo del software

Altro elemento estremamente rilevante che emerge chiaramente dai primi sondaggi è che l’IA non eliminerà posti di lavoro nel settore informatico ma diventerà una nuova tecnologia che i tecnici useranno sempre di più alla pari di DevOps, GitHub o della metodologia “Agile”.

In questo contesto, la survey vuole essere anche un primo passo verso la costruzione di un quadro di riferimento condiviso, che possa guidare imprese e policy maker nelle prossime scelte strategiche. Comprendere dove si trovano oggi le aziende italiane sul fronte dell’IA applicata al software significa poter ragionare in maniera più consapevole su quali strumenti promuovere, quali competenze sviluppare, quali percorsi di accompagnamento rendere disponibili. Significa, in altre parole, creare le condizioni per un’adozione dell’IA che sia realmente efficace, inclusiva e che ponga attenzione alla sostenibilità.

L’iniziativa si inserisce in un percorso che AssoSoftware ha avviato da tempo per sostenere la trasformazione digitale del settore e valorizzare l’autonomia tecnologica delle imprese italiane. Già nel 2024, in collaborazione con SDA Bocconi, l’associazione aveva condotto una prima ricerca sull’utilizzo dell’IA nei software gestionali come gli ERP, dalla quale era emerso un quadro iniziale di interesse diffuso ma di applicazione ancora limitata. Questa nuova indagine amplia lo sguardo, abbracciando l’intero ciclo del software, con l’intento di offrire una visione più completa e operativa delle opportunità e delle criticità che si stanno delineando.

Il ruolo della certificazione per i software italiani

Rientra in quest’ambito anche il lancio del nuovo marchio “100% Made in Italy”, la prima certificazione pensata per identificare e valorizzare i software interamente ideati, sviluppati e gestiti in Italia, promossa in collaborazione con l’Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani. L’obiettivo è riconoscere il software come una vera eccellenza del Made in Italy e tutelare le imprese che garantiscono la diffusione dell’IA nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza.

Solo attraverso una lettura profonda e partecipata della realtà sarà possibile orientare le scelte pubbliche e private verso modelli virtuosi di adozione tecnologica. È questo, in fondo, il senso ultimo della survey promossa da AssoSoftware: accendere una luce sull’esistente per progettare, insieme, un futuro in cui il software italiano possa essere non solo all’altezza delle sfide, ma protagonista attivo del cambiamento.

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