Crisi del settore moda, CNA, Confartigianato e Confindustria lanciano un appello al Governo


CNA, Confartigianato e Confindustria: “Rischio chiusura per centinaia di imprese nel Fermano. Serve una soluzione equa per chi ha agito in buona fede”

La crisi del settore moda nelle Marche si fa sempre più acuta: CNA, Confartigianato e Confindustria, rappresentate dai presidenti Emiliano Tomassini, Lorenzo Totò e Fabrizio Luciani, lanciano un appello urgente al Governo. Chiedono la depenalizzazione del reato di indebita compensazione e una dilazione dei pagamenti su almeno dieci anni per le aziende chiamate a restituire i crediti d’imposta Ricerca & Sviluppo maturati tra il 2015 e il 2019 e utilizzati fino al 2021.

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Il Decreto-Legge n. 25 del 14 marzo 2025 ha riaperto i termini per il riversamento spontaneo, senza sanzioni né interessi, fissando la scadenza al 3 giugno 2025. Le imprese possono scegliere tra un versamento unico o tre rate annuali, ma le associazioni denunciano che queste condizioni sono insostenibili per molte realtà produttive, soprattutto nel distretto fermano, dove sono coinvolte aziende di calzature, componentistica e pelletteria, con richieste di riversamento che possono arrivare fino a un milione di euro.

Il nodo più critico è il rischio penale: per chi ha compensato crediti superiori a 50.000 euro annui, scatta il reato di indebita compensazione, punito con pene fino a sei anni di reclusione. Una minaccia che pesa su imprenditori spesso in buona fede, che hanno investito in innovazione e ottenuto certificazioni considerate idonee all’epoca dal Ministero, ma che oggi si trovano esposti a sanzioni e procedimenti penali anche a causa di norme retroattive.

Nonostante mesi di interlocuzioni tra associazioni, Regione Marche, Camera di Commercio e Ministero, nessuna delle proposte avanzate — tra cui un saldo e stralcio al 50% — è stata accolta. Le associazioni chiedono inoltre un credito d’imposta per le imprese che hanno già restituito le somme, per evitare disparità di trattamento.

La richiesta è chiara: nessuna penalizzazione per chi ha agito in buona fede e un piano di restituzione più lungo, compatibile con la reale capacità delle aziende di far fronte agli obblighi senza compromettere la continuità aziendale. Senza un intervento normativo immediato, il rischio è la chiusura di numerose imprese sane, con effetti devastanti sul tessuto produttivo locale.

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